Si è chiusa, almeno in primo grado, la vicenda legata alla bufera che coinvolse l’istituto Santa Maria della Provvidenza a Casamicciola Terme e che portò all’arresto di una suora ed al divieto di dimora in Campania a carico della madre superiora e di altre due suore. La IX Sezione del Tribunale di Napoli ha emesso la sentenza di primo grado al termine della quale sono state condannate rispettivamente a 3 anni e 6 mesi e 3 anni di reclusione Marie Georgette Rahasimalala e Noeline Razanadraozy (entrambe di nazionalità malgascia), accusate la prima di maltrattamenti e lesioni e la seconda esclusivamente di maltrattamenti. Assolte invece la superiora Angela De Bonis, conosciuta come Suor Edda, e Alice Albaracin Curay con la formula perché il fatto non sussiste: erano entrambe accusate di violenza privata. Le quattro erano tutte rappresentate dall’avvocato Gianluca Varano. In sostanza il verdetto dei giudici sancisce un principio, quello che è stata riconosciuta credibile solo una teste, quella che aveva indicato Marie Georgette Rahasimalala e Noeline Razanadraozy come le autrici dei maltrattamenti perpetrati ai danni di un bambino ospitato nella struttura casamicciolese impropriamente nota anche come orfanatrofio. Lo stesso legale, a margine della sentenza, si è dichiarato soddisfatto del risultato portato a casa anche perché lascia aperti spiragli per un ricorso in Appello che sarà senza dubbio presentato. La decisione del collegio giudicante, tra l’altro, va anche a ridimensionare notevolmente la vicenda, considerando che il contesto degli eventi così come succedutisi torna nell’alveo dei comportamenti individuali e non certo abitudinari né dell’Istituto né tantomeno della sua responsabile. Le motivazioni saranno rese note tra 90 giorni.
LE MISURE CAUTELARI EMESSE A NOVEMBRE 2022
Una suora arrestata, la madre superiora ed altre due sottoposte al divieto di dimora in Campania: fu questo il bilancio di un’indagine dei carabinieri e della sezione «Fasce deboli» della Procura di Napoli sfociata in un’ordinanza a cui hanno diedero esecuzione nella tarda serata del 15 novembre 2022 i militari dell’Arma della compagnia di Ischia. Teatro della vicenda l’Istituto religioso Santa Maria della Provvidenza, a Casamicciola Terme, molto conosciuto sull’isola, che ospitata minori in attesa di affidamento, adozione o in affido a seguito di provvedimenti giudiziari nonché minori ospiti esterni, a seguito di corrispettivo pagato privatamente dai genitori. L’attività investigativa aveva avuto inizio a luglio 2022 quando i carabinieri di Ischia ricevettero una segnalazione di maltrattamenti all’Istituto religioso – dove i carabinieri notificarono quattro misure cautelari ad altrettante consorelle – accompagnata da un filmato – girato da una ragazza minorenne ospite della struttura – in cui si vedeva una suora cha schiaffeggiava e tirava più volte con forza i capelli a un bambino di 4 anni, disperato, alla presenza di altri bambini che la invitavano a fermarsi; la suora colpiva con uno schiaffo anche il fratello di 8 anni intervenuto per difenderlo, procurandogli una fuoriuscita di sangue dal naso.
I militari, coordinati dal capitano Laganà, portarono avanti le indagini per quattro mesi ascoltando i bambini in modalità protetta ed arrivando ad identificare quali presunti autrici dei reati la madre superiora e le tre consorelle in servizio presso l’istituto ed a ricostruire ulteriori episodi di sofferenze fisiche nei confronti dei minori, consistite in atti di violenza quali tirate di capelli, schiaffi alla nuca, calci, ciabattate sulle mani; le suore imponevano secondo l’accusa il silenzio sulle violenze ai bambini privandoli dei telefoni cellulari per impedire riprese foto e video, con le aggravanti di abusare della condizione di inferiorità fisica e psichica determinata dall’età delle vittime nonché di commettere i reati all’interno di istituto di educazione e formazione. Furono questi gli elementi che portarono il gip di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli, precisamente della IV Sezione «tutela delle fasce deboli della popolazione», coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, a emettere l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti della suora ripresa nel filmato e a decidere per il divieto di dimora per le altre tre consorelle, tra cui come detto la madre superiora. Inizialmente la suora lasciò il carcere e finì in un istituto capitolino, mentre inizialmente il divieto di dimora a carico di Suor Edda e delle altre due rimase invariato. Successivamente fu disposto il giudizio immediato per le quattro imputate, così come deciso dal pubblico ministero che aveva fissato il processo a febbraio 2023. La linea d’indirizzo del pubblico ministero era abbastanza chiara e delineata, in quel particolare momento storico l’avvocato Varano aveva intanto presentato anche ricorso presso la Corte di Cassazione per mettere in discussione la legittimità delle quattro misure cautelari adottate a carico delle religiose.