CULTURA & SOCIETA'

Vincenzo Di Massa, l’imprenditore con il cuore verso la ripartenza

In un momento particolare come quello della crisi c’è chi inverte la tendenza ed investe allargando la propria attività: da Casamicciola una storia tutta da raccontare

E se il periodo d’isolamento provocato dal Covid-19 avesse avuto impatti nascosti ma anche evidenti mettendo in luce la dicotomia tra chi fa l’imprenditore e chi lo è davvero? Certo, non sarebbe giusto cominciare un discorso del genere senza fare i dovuti distinguo. Eppure dopo questi mesi di chiusura che non hanno escluso l’isola d’Ischia, si avverte il bisogno di uno slancio per una nuova ripartenza e una distinzione si può fare.

Tra chi si lascia andare, magari giustamente, al lamento per gli aiuti che lo Stato tarda a inviare e chi non se ne lascia travolgere e con una buona dose di coraggio – e rischio imprenditoriale – lancia il cuore oltre l’ostacolo. Coloro che appartengono a questa seconda categoria forse sono più convinti oggi rispetto a ieri che per uscire dalla crisi atipica causata dall’emergenza sanitaria bisogna investire. Rifare cioè lo “spazio” in cui si realizza il patrimonio tangibile e intangibile dell’azienda, richiede progetti rigorosi e flessibilità, capacità sistemica e creatività, analisi accurate, il sostegno di buoni professionisti e l’impiego di processi che spesso vengono percepiti inutili, onerosi e costosi ma che, al contrario, sono indispensabili. L’11 giugno è il giorno dell’inaugurazione della “nuova” gelateria Di Massa, a Casamicciola.

Dall’omonima famiglia, in cui l’arte pasticcera si tramanda da padre in figlio, si potrebbe partire per dare avvio a una classifica moderna e diversa. Quella di chi, dopo quasi tre mesi di chiusura forzata, è disposto a fare lo slalom tra le difficoltà che angosciano l’imprenditoria con il desiderio di superarle e creare un’evoluta classe di lavoratori che non ha voglia di mollare, mai.Ed è probabilmente questa la dimensione che ha spinto l’ex pasticcere del Bar Calise, Vincenzo, a lasciare quel lavoro sicuro per aprire nel ’91 il suo laboratorio di pasticceria a Ischia e avviare nel 2014 con la moglie Gina, e con i figli Arianna, Maria Grazia e Antonio, la piccola fabbrica di gelato a Casamicciola. Neppure il lockdown gli ha impedito di inseguire quel sogno che aveva in cantiere da un po’e il virus non è riuscito a interrompere.

Dopo sei anni, decidere di rinnovare la propria attività commerciale, allargare lo spazio per accogliere i clienti; trovare fondi da investire, evitare di licenziare quella che è diventata la sua famiglia di 15 dipendenti e pensare a standard e qualità elevati senza dimenticare la fiducia che hanno riposto in lui i suoi clienti, sono azioni che devono per forza avere una solida piattaforma di capacità, valori e un pizzico di romanticismo. E solo chi ha scelto di costruirsi da se può averne maturato quel tanto che basta per fare la differenza. L’ostinazione di Vincenzo, non ha ceduto neppure di fronte agli inviti alla cautela e suggerimenti di Carla Tufano e Vincenzo Gamboni, gli architetti che hanno seguito il progetto, su come risparmiare in un momento difficile. La sua attenzione è sempre rimasta focalizzata su un punto: pensare, sì, all’estetica ma dedicarsi soprattutto a migliorare il suo prodotto gli avrebbe permesso di non disperdere quel pathos che rende l’attività dell’imprenditore più simile a una missione. La sua idea, frenata dall’emergenza sanitaria, non ha perso la carica e nel periodo d’isolamento si è sviluppata sulla strada della funzionalità e in linea con le necessità dei tempi. Vincenzo, più introspettivo che caustico, è stato attaccato al telefono per giorni con l’officina di architettura Gamboni-Tufano per chiedergli di non smettere, di elaborare, progettare, riflettere: ha voluto che la sua visione si realizzasse, oltre il virus. Con uno sguardo al futuro, ha programmato l’investimento mentre guardava all’impiego di materiali che si sposano con le esigenze imposte dal Covid-19. La situazione in cui viviamo rende gli obiettivi faticosi, non scontati. Anzi forse è proprio la bassa capacità di gestione dei progetti a determinarne il fallimento. Potremmo aggiungere un altro fattore, che a giudicare dai fatti non tutti gli imprenditori hanno perduto: la capacità di sognare.

Vincenzo, sotto la supervisione degli architetti, è passato dallo scegliere il materiale con cui rivestire il bancone preferendo il Corian, superficie solida ad alte prestazioni, alternativa ai materiali convenzionali per l’arredamento con funzione antimicotica e antibatterica, per approdare poi alla composizione di un contesto eticamente sostenibile con l’acquisto di macchinari a favore dell’ambiente, in grado di “fare” freddo senza gas nocivi ma solo con anidride carbonica. Ha rinnovato i contratti con i fornitori per produrre il gelato solo con latte di Agerola per migliorarne la qualità organolettica e seguire un modello di business sostenibile capace di generare valore. Ha iniziato a modellare il pensiero sui piccoli dettagli, come l’uso di piastrelle dai disegni particolari e la costruzione di una porta in alluminio che si affaccia sul vicoletto che ospita la sede della catena alimentare intitolata a Nunzia Mattera e il giardino di fiori, per non deturparne l’ambiente. Come tessere di un puzzle il disegno ha iniziato a prendere forma. Quello di Vincenzo è un piccolo racconto di un’epoca. In un altro momento non avrebbe neppure trovato spazio sulle colonne di un giornale. Cosa ci sarebbe stato di tanto speciale nella normalità? Ma forse, la vera notizia è che i sogni sono a portata di mano, le esperienze li conducono. E le scoperte portano a rivelazioni su persone dalla normalità speciale che silenziosamente fanno il proprio mestiere d’innovatori sociali. Un piccolo racconto da leggere, da tenere in una mano. E nell’altra un cono gelato, dopo aver detto a Vincenzo “grazie” perché di imprenditori “normali” come lui c’è davvero bisogno.

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