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«Via le slot machine da bar e tabaccherie», la stretta di Renzi al gioco d’azzardo

di Isabella Puca

Ischia – Ritorna attuale il tema legato alla lotta alla ludopatia non solo un fenomeno sociale, ma una vera e propria malattia, che rende incapaci di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o fare scommesse. «Via le slot machine da bar e tabaccherie» è quanto promesso dal  premier Matteo Renzi in una intervista al magazine «Vita» che uscirà il 9 settembre; una dichiarazione importante, fondamentale per la lotta a questa piaga che tocca Ischia da molto vicino. A confermare la linea di intervento anche il sottosegretario all’Economia con delega ai giochi, Pier Paolo Baretta che ha dichiarato di aver avviato lo scorso luglio una proposta in Conferenza Unificata che prevede di andare oltre la riduzione di almeno il 30% delle slot machines, già decisa con la legge di Stabilità e di farlo eliminando l’offerta di gioco dagli esercizi generalisti secondari (alberghi, esercizi commerciali, edicole, ristoranti, stabilimenti balneari, rifugi alpini, e altri); riducendola in modo significativo – fino ad azzerarla – nei pubblici esercizi (bar) e nelle rivendite di tabacchi.  Il grido forte di Ischia al no al gioco d’azzardo si è sentito chiaro e forte lo scorso 7 maggio quando in tantissimi sono scesi in piazza, in contemporanea con altre 60 piazze d’Italia, per uno slot mob. Circa 20 le associazioni di categoria riunite in Piazza Antica Reggia lì dove ci sono tre dei pochi bar anti slot e lì dove ha sede la nostra amministrazione che non ha potuto fare a meno di ascoltare il no degli ischitani a questa piaga del terzo millennio. É stato un pomeriggio di festa e d’impegno sociale nel quale in tantissimi hanno firmato  un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per far togliere la gestione dell’azzardo alle società commerciali. Sono circa un milione i giocatori patologici che giocano 3 volte a settimana per 3 ore spendendo dai 600 euro in su al mese; intorno al giocatore  si crea un entourage di persone coinvolte, almeno 7 per ognuno. Oggi giorno, al gioco può arrivare chiunque, minori, donne, disoccupati, anziani,  i luoghi dove si può giocare e scommettere sono vicini alle scuole, ai bancomat, cosa che però è vietata dalla legge. Tra le richieste degli isolani che presero parte allo slot mob c’è quella di una legge più ferrea; in quella attuale non sono presenti, infatti, livelli di assistenza per chi è affetto da ludopatia. I tempi delle giocate, inoltre, sono così veloci che chi gioca non ha tempo nemmeno di elaborare la sconfitta e non si ha bisogno di nessuna competenza a differenza del vecchio toto calcio; basta andare in una tabaccheria per assistere al gioco, in un minuto o poco più vanno via diversi euro e la percentuale di vittoria è così bassa che giocare diventa un azzardo. Tra gli obiettivi dello Slot Mob c’era quindi quello di ridurre la pubblicità dei giochi d’azzardo, rivedere la legge per quanto riguarda le trasgressioni e incentivare i bar a rinunciare alle slot machine che magari potrebbero ricevere un risparmio sulle tasse da versare. La dichiarazione fatta dal presidente del Consiglio muove in questa direzione. Due anni fa se ne parlò in un convegno promosso dall’Opera Pia Iacono Avellino Conte, ma quando si parla di ludopatia è ancora viva nella mente la storia del giovane Mario Castaldi lanciatosi nel vuoto dal sagrato della chiesa del Soccorso di Forio per aver sciupato i soldi al gioco. Fu lui stesso a scriverlo su di un biglietto accompagnato alle scuse alla sua mamma e alla spiegazione su come, su due siti internet, aveva sperperato tutti i risparmi. Quell’episodio aprì gli occhi dell’isola su questa piaga chiamata ludopatia problema di cui, ancora una volta, credevamo di essere immuni. «Credo sia una buona cosa, – ha dichiarato Rosa Di Iorio, portavoce del forum terzo settore – visto che sono 270000 italiani affetti di ludopatia con tutto quello che consegue. Una misura di buon senso nell’ottica della prevenzione. Speriamo che le cose cambino anche qui; sarebbe una risposta alle richieste fatte da più parti».

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