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«Vi racconto il nostro viaggio in Vina»

Le amministrazioni di Ischia e Casamicciola sono volate in oriente a Dengfeng per ribadire l’accordo di collaborazione tra le due realtà e ricambiare la visita della delegazione cinese sulla nostra isola di alcuni mesi fa. Le parole dell’assessore Luigi Di Vaia: «Possibili scambi culturali e anche imprenditoriali, ma siamo davanti a un potenziale mercato turistico che guarda con interesse alla nostra isola, è numeroso ed ha una notevole capacità di spesa: insomma, un’occasione da cogliere al volo…»

Un viaggio in Cina alla scoperta di un modo che però, dopo l’accordo di collaborazione con Xinfeng, ci è molto meno lontano. Qual è il bilancio di questa “missione”?

«E’ la seconda volta che mi reco in Cina ed ormai tra le nostre comunità c’è una conoscenza reciproca abbastanza diffusa. Il mio primo viaggio risale al 2018 e da allora oggettivamente sono cambiate tante cose. All’epoca a Ischia era sindaco Giosi Ferrandino e con la città di Xinfeng abbiamo rinverdito rapporti e gemellaggio dopo aver ospitato questa estate una loro delegazione. Abbiamo insomma ricambiato la visita unitamente all’amministrazione di Casamicciola Terme che era rappresentata dal vicesindaco Antonio Carotenuto e dall’assessore Ilaria Ferrandino. Poi c’era anche Giampaolo Monte per conto di Federalberghi Ischia».

Che giudizio dà a questo viaggio in Cina?

«L’occasione è stata utile e proficua nel senso che ho avuto la possibilità di assistere all’inaugurazione del festival shàolin, che ha visto coinvolti nella stessa giornata oltre 30.000 studenti, ragazzi cinesi impegnati in dimostrazioni legate proprio alla cultura shàolin ed all’arte del kung fu. Tieni presente che a Dengfeng esiste il primo e unico tempio dedicato al movimento shàolin, una realtà molto importante che si trova al centro del paese della Cina, nella provincia Henan e che muove numeri importanti, oltre 12 milioni di turisti l’anno vanno a visitare questi luoghi sacri che vedono anche i presidi delle tre religioni principali cinesi ossia il buddismo, il taoismo e il confucianesimo. Stiamo concertando anche iniziative congiunte tra le loro e le nostre scuole ma speriamo si muovano altri passi che vedano coinvolti anche i nostri imprenditori partendo dagli albergatori e passando per i produttori di vino in generale. Insomma, auspico accordi e scambi che possano risultare utili per entrambi e guardo con interesse ovviamente anche al settore turistico perché quello cinese è un mercato in fortissima espansione ed è una realtà che non possiamo assolutamente permetterci il lusso di snobbare e nemmeno sottovalutare vista la potenza che sta sprigionando negli ultimi anni».

Secondo lei quali sono i margini per poter stringere in maniera ancora più fattiva questo gemellaggio con i cinesi? E, soprattutto, in quali ambiti?

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«Credo che i margini siano ampi e importanti, e l’ho riscontrato soprattutto quando abbiamo incontrato in forma ufficiale e istituzionale il sindaco di Dengfeng e buona parte della sua amministrazione e rappresentanze delle categorie imprenditoriali cinesi. Ci siamo resi conto del loro estremo interesse per il mercato italiano e in particolar modo per tutto ciò che attiene all’offerta e alle bellezze della nostra isola. Io vedo prospettive interessanti, poi è chiaro che dipenderà molto da quanto ci crederà la nostra comunità e di quanto vorrà investire in questi progetti. Credetemi, noi abbiamo tutto quanto un turista cinese potrebbe desiderare da una vacanza, ecco perché occorre monitorare e seguire questo segmento di mercato con estrema attenzione, e lo ribadisco con forza una volta di più».

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Va detto che però ci sono anche delle abissali differenze tra i nostri due popoli…

«Non c’è dubbio, ci sono difformità sostanziali sulle quali dobbiamo lavorare nell’ottica di un reciproco scambio socio-culturale, ma non la trovo una missione impossibile. Quello che ho apprezzato molto di quel paese è l’approccio che i cittadini hanno nei confronti del loro lavoro, della pubblica amministrazione, un’educazione sociale che viene inculcata loro già in età scolare. Sono rimasto particolarmente impressionato dal modo in cui i cinesi dimostrano di essere attaccati alle loro tradizioni, ai loro doveri. Davvero fanno tutto con passione fin da piccoli e questo attaccamento al loro paese si traduce anche nei comportamenti quotidiani e nel tenere sempre condotte apprezzabili o irreprensibili sotto ogni punto di vista. Ecco, su questo oggettivamente non posso negare che davvero possiamo trarre un buon insegnamento da loro. A proposito, fammi fare un passaggio sull’alimentazione: loro ritengono che la nostra dieta mediterranea sia composta da piatti davvero squisiti ed equilibrati, ma li gradirebbero un po’ speziati. Noi invece, rispetto ai loro gusti, li desideriamo un po’ più “light”, ma se mi passi la battuta diciamo che anche su questo non vedo eccessivi problemi a trovare un punto di incontro».

«Se mettiamo sul piatto della bilancia lo sviluppo economico che questo paese sta avendo e l’importanza strategica che riveste nello scacchiere internazionale anche sotto il profilo turistico, credo che Ischia possa diventare una meta “top” per un paese così grande, così popolato e soprattutto con una significativa capacità di spesa. Insomma, se son rose fioriranno»

Da qualche anno sull’isola fanno capolino un sempre maggior numero di americani. Quanto pensa che quella cinese possa diventare in tempi magari ragionevoli una nuova frontiera del turismo per Ischia?

«Ripeto, credo che Ischia possa rivelarsi estremamente appetibile. Nella provincia dell’Henan, che conta milioni di abitanti, abbiamo notato con gli amici Antonio Carotenuto e Ilaria Ferrandino che il clima è estremamente freddo ed umido anche in questo periodo dove invece dalle nostre parti la gente fa ancora il bagno. Insomma, loro potrebero trovare sicuramente conforto nel nostro clima e nelle nostre strutture termali ma essere attratti anche dalle nostre ceramiche, dalle nostre tradizioni, dalla nostra storia, dai nostri siti di interesse culturale e archeologico. E poi…».

E poi?

«Se mettiamo sul piatto della bilancia lo sviluppo economico che questo paese sta avendo e l’importanza strategica che riveste nello scacchiere internazionale anche sotto il profilo turistico, credo che Ischia possa diventare una meta “top” per un paese così grande, così popolato e soprattutto con una significativa capacità di spesa. Insomma, se son rose fioriranno».

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