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Una poltrona per tre

di Corrado Roveda

ISCHIA. Partiamo da un dato acquisito, cioè che, almeno per il momento, il grosso dell’attività politica nel comune di Ischia si sta sviluppando intorno a tre idee di massima. La prima è l’ormai arcinota versione aggiornata del patto del caularone, vale a dire la convergenza tra Giosi Ferrandino e Domenico De Siano. C’è poi Gianluca Trani, pronto a vestire i panni del rottamatore isolano e catalizzare su di sé sostegno e consensi. Ultimo ma non ultimo Enzo Ferrandino che, pur rappresentando la continuità rispetto alla maggioranza che governa da dieci anni, è l’unico dei tre ad aver costruito la candidatura nel tempo, per tempo e a costo di un sacrificio – personale, professionale e politico – enorme.

A modo suo ognuno dei tre papabili alla carica di sindaco incarna una prospettiva diversa rispetto a quelle che sono le esigenze percepite come urgenti dalla popolazione.

Dei dominatori della scena politica ischitana degli ultimi 20 anni si è detto tutto e il suo contrario. Al netto di ogni considerazione politica, ad appesantire il giudizio su di loro è soprattutto un dato, acquisito e condiviso dalla maggioranza del corpo elettorale: nonostante le cariche e le nomine accumulate in questi anni, nessuno dei due ha inciso in maniera determinante nello sviluppo a medio e lungo termine dell’isola. Anzi, sono stati spesso la causa dell’aggravarsi di alcune situazioni, come trasporti via mare, depurazione, fondi europei. Questo non significa che in uno scenario elettorale Ferrandino e De Siano non possano recitare un ruolo da protagonisti assoluti. Magari l’appeal non è più quello di un tempo e sicuramente il consenso intorno ad entrambi è diminuito in maniera notevole, ma se uniti rappresenterebbero in ogni caso l’avversario da battere, quello che parte favorito pur con tutte le incertezze di una campagna elettorale da disputare.

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C’è poi Gianluca Trani, che ha l’innegabile vantaggio di giocare una partita tutta sua. Ancora oggi la sua figura si identifica con quella del rottamatore. Il diritto di prelazione sul marchio di fabbrica renziano se l’è conquistato sul campo, quando decise di sbattere la porta in faccia a Giosi Ferrandino all’indomani delle elezioni Europee nella famigerata riunione che si tenne nella stanza del sindaco. Da allora il vento sembra aver girato in favore del commercialista, che ha maturato crediti nei confronti di De Luca (sostenuto alle primarie) e Casillo (sostenuto al consiglio regionale) da poter spendere nel campo del centrosinistra in una eventuale coalizione. Attenzione, però. Perché da buon democristiano vecchia scuola, Trani osserva con sguardo interessato pure quello che succede nel centrodestra. Qualora De Siano decidesse di fare un passo indietro perché, magari, non assolutamente certo della vittoria al primo turno su Ischia, il commercialista non solo potrebbe raccogliere l’eredità del senatore, ma perfino caricarsi anche il fardello di mettere nel conto una eventuale sconfitta. Mentre il Pd è stato militarizzato da Renzi ed offre poche opportunità di scalare le gerarchie interne al partito, Forza Italia sta cercando un nuovo assetto, anche territoriale, dopo il passaggio di testimone tra Berlusconi e Parisi e potrebbe rappresentare il trampolino di lancio ideale per un under 40 con una solida esperienza amministrativa.

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Dulcis in fundo, Enzo Ferrandino. Lui è l’unico ad aver costruito la sua candidatura negli anni, mantenendo in maniera costante il profilo di uomo dedito alla causa e capace di fare un passo indietro pur di tenere unito il gruppo. Se fino ad oggi la strategia non sembra aver apportato benefici d’immagine, facendo passare l’idea di un uomo di indole docile incapace di accendere gli animi e catalizzare consensi, lo stile sobrio di Enzo sembra aver aperto una breccia nel fronte anti-caularone. Quel poco che resta del gruppo Pd è dalla sua, ma è soprattutto l’apertura nei suoi confronti di Salvatore Mazzella – al quale si unirebbe anche la lista del trio Sciarappa – ad aver restituito la rappresentazione di un politico capace di resistere alle burrasche e continuare a portare avanti un  progetto politico.

Dei tre oggi, paradossalmente, è proprio lui l’unico ad avere qualche certezza in più rispetto ai suoi contendenti. Certo, siamo a settembre e gli scenari attuali possono essere ampiamente stravolti nel volgere di qualche ora. Ma quello del vicesindaco di Ischia è un segnale forte sopratutto a chi lo considerava spacciato: mai vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso.

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