Un tuffo nell’isola degli anni ’60 con Peppino di Capri per Piano & Jazz
di Isabella Puca
foto Tommaso Monti
Lacco Ameno – È “Luna Caprese” ad aprire il concerto per Ischia di Peppino di Capri tenutosi domenica scorsa per Piano & Jazz nell’arena del Negombo. Sul palco un pianoforte bianco al centro e una band con quattro archi a rendere ancora più magiche le canzoni tra le più famose di uno dei protagonisti della musica italiana degli ultimi ’50 anni. La sua voce dal sound inconfondibile emoziona sin dalle prime note, «so’ passati 4 anni dall’ultima volta, questa sera sono particolarmente emozionato. Tra di voi c’è Pagnotta, presidente di Umbria jazz, e mr Carriero che ringrazio per l’ospitalità. Questa canzone mi piace assai», è così che introduce “E tu ci sei” seguita da “Il sognatore” canzone che si piazzò al 5° posto nel Sanremo del 1987. Dopo aver salutato i suoi amici non ha mancato una dedica sentita al suo grande amico barone Altieri trasformando “I Love Paris C’est Magnifique” in “I love Ischia”. Vestito in total white, così come tutti gli altri componenti della band, si alza in piedi dietro al piano e sembra di essere tornati indietro nel tempo quando al “Rangio Fellone” si esibiva con i suoi Rockers. Sul palco dell’arena del Negombo sonorità rhythm and blues, poi l’atmosfera torna quella di “Roberta” uno dei suoi maggiori successi, cantata insieme con il suo pubblico; bellissimo l’omaggio a Salvatore di Giacomo con “Palomma ‘e notte” eseguita con una ballerina che prima danza sul palco e poi abbraccia un violino e accompagnando Peppino al piano. La musica cambia ancora registro e sul palco torna tutta la band al completo con i ritmi coinvolgenti della tammorra. Applauditissima dal suo pubblico anche la sigla della fiction Capri “Le donne amano” scritta dal suo chitarrista. «Vorrei fare un’ indagine di mercato – dialoga ancora con l’arena – nel ‘58 eravate nati? Era il ferragosto di quell’anno e il grande cantautore Ugo Calise, sotto al sole delle due, mi chiese di cantare quella sera stessa una canzone scritta da lui. Mi chiamava sciocchino, forse perché avevo 18 anni. Quella sera la cantai e così nasceva Peppino di Capri che più che di Capri era di Ischia», è su quest’ultima frase che dal pubblico parte un applauso ancor più caloroso, «lo sapevo che sarebbe partito l’applauso». In un medley esegue così “Nun’è peccato”, “Tu si ‘na malatia” e “Voce e notte”, tre dei suoi brani più famosi. Dal passato si passa poi al presente con le ultime tre canzoni di Peppino di Capri, «sono canzoni che é difficile spiegare, – racconta – la gente dice che quelle altre so più belle, ma solo perchè le hanno sentite tremila volte, ma anche queste vanno fatte sentire», e attacca con “I miei capelli bianchi” la sua canzone n° 500. «Su Capri ci sono 300 canzoni tedesche, russe, inglesi, insomma una carretta di canzoni. Qualche tempo fa un caro amico, Paolo Fiorillo, con una chitarra al collo mi chiese di fare un inno su Capri, il testo lo avrebbe scritto Mogol. Non volevo crederci, ma poi è venuta fuori una cartolina più che una canzone ed è “Capri song”». Ad ogni applauso del pubblico risponde con un caro ringraziamento e passa poi a presentare la sua band rigorosamente Campana. «Quando rientrate a casa fate i bravi questa canzone trasmette sesso é afrodisiaca. Ancora mi fermano per dire di aver avuto 12 figli», ed è un altro tuffo negli anni ’60 con “Don’t play it no more” canzone dedicata a tutti gli amici di questa pazzesca serata. «Chiedo scusa se la mia musica non rientra nel jazz, ma s po’ fa. Azz quasi quasi vado a fare Umbria jazz, mi volete?» e via con “Let’s twist again”. Non poteva che essere “Champagne” a chiudere il grande ritorno di Peppino di Capri sull’isola d’Ischia; si alza e inizia a stringere le mani del pubblico in prima fila e di chi corre sotto al palco per un saluto ravvicinato. Il pubblico ormai in piedi gli chiede il bis e lui glielo concede con “E mo e mo” , «Grazie per questa magnifica accoglienza» e con un saluto a braccia alzate va dietro le quinte accompagnato dall’applauso caloroso del pubblico entusiasta.