Un Fisco più accessibile per chi fa imprese turistiche, altrimenti il banco salta
A Ischia, così come in tutta Italia, non serve una nuova riforma fiscale ma la garanzia di ottenere a breve un sistema fiscale più praticabile.
Ora in tv tuti i politici parlano di un nuovo sistema fiscale ma siamo ancora in attesa di capire come sarà la riforma dell’Irpef tanto pubblicizzata dal Governo Conte. Sarà una vera riforma o come al solito si ridurrà ad una mera modifica di quale aliquota o detrazione?
Le riforme fiscali e quelle dell’Irpef vanno benissimo ma che siano vere, serie e importanti e non solo annunciate e poi piccole e inutili modifiche.
Purtroppo già si capisce che qualcosa non quadra quando il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, chiede di «procedere a tappe, con un occhio attento alla effettiva disponibilità di risorse, per non alimentare inutili aspettative».
Bisogna abbassare la pressione fiscale alle imprese, e questo è un dato di fatto. Così non si va più da nessuna parte. Una buona riforma fiscale con un abbassamento importante della tassazione favorirebbe l’arrivo in Italia di nuove attività e imprese fino ad oggi “scapate” a gambe tese.
Bisogna garantire la certezza del diritto, la semplificazione fiscale e burocratica, la riduzione degli adempimenti, meno gabelle altrimenti il sistema Italia non regge.
Le nuove scelte di politica fiscale
E’ fuori dubbio quanto sia urgente avviare subito una riflessione sulle prossime scelte di politica fiscale anche sul turismo. Il comparto è completamente a terra.
Da dove partire? Non c’è dubbio che in cima alle attese degli operatori resta l’abolizione dell’Irap, eventualmente da sostituire con un’addizionale Ires, per superare l’obiezione della perdita di gettito. Le imprese ne avrebbero un beneficio almeno in termini di semplificazioni e minori adempimenti. Altro punto, una politica degli incentivi improntata alla stabilità. Se guardiamo agli ultimi anni, è stata una girandola assurda tra Ace, mini-Ires, di nuovo Ace, ma anche bonus Tremonti, bonus Visco-Sud, bonus ricerca, start-up, super ammortamenti, iper ammortamenti, crediti di imposta e molto ancora. Le imprese chiedono misure semplici, certe e strutturali per poter programmare gli investimenti, che sono necessari per la crescita e per l’occupazione. Occorrono misure per accompagnare stabilmente la transizione a Industria 4.0, ora anche in chiave di sostenibilità.
E così difficile accontentare le imprese?
Evidentemente sì. Esattamente come lo è garantire agli operatori la certezza normativa. Non esistono, nel passato, eccezioni alla brutta regola dell’aleatorietà delle leggi fiscali. Ma bisogna riconoscere che negli ultimi due anni – complice il passaggio attraverso tre governi, da Gentiloni a Conte, da Conte a Conte bis – si è toccato il fondo. Senza dire del modo in cui, spesso, le norme sono state cambiate.
La scommessa mai vinta delle semplificazioni
Il tema delle semplificazioni resta fermo sempre in agenda. Cambiano i Governi ma la semplificazione per un Fisco migliore, non viene realizzata. Da un lato, i numerosi (e ambiziosi) progetti di semplificazione del passato si sono spesso via via svuotati, fino a svanire quasi nel nulla. Dall’altro lato, l’esperienza insegna che non solo è difficile semplificare l’esistente, ma che ogni nuovo intervento legislativo finisce puntualmente per generare ulteriori complicazioni e incertezze. Basta guardare le ultima manovra di bilancio, dall’obbligo di tracciabilità di alcune spese detraibili sino ai nuovi e contestatissimi obblighi sulle ritenute negli appalti, solo per citare due esempi, il registratore di cassa per gli alberghi. Insomma sempre peggio.
Un fisco contorto
Le cose da fare non mancano. Si pensi all’Iva e alle sue mille complicazioni. La fatturazione elettronica non ha prodotto alcun alleggerimento di altri adempimenti. Resta l’anomalia dello split payment. Vanno riviste le regole per le note di variazione Iva per recuperare l’imposta sui crediti non riscossi (oggi possibile solo dopo la procedura concorsuale). Oppure, in ambito diverso, si pensi alla duplicazione di adempimenti connessi ai disallineamenti tra la disciplina civilistica e quella fiscale. E poi ancora: società di comodo, premialità degli Isa, regime delle perdite, cooperative compliance più estesa, oppure il fatto che l’amministrazione non sia tenuta a comunicare ai contribuenti l’esito (anche negativo) di un controllo.
L’anno prossimo ricorrerà il ventennale dell’agenzia delle Entrate che ha fatto ingresso il 1° gennaio 2001. Con questi chiari di luna penso proprio che il compleanno lo festeggerò da solo.