Turismo, così la resa dei Poseidon divide l’isola
L’annuncio del rinomato parco termale, che intende riaprire direttamente nel 2021, continua a far discutere. I timori e gli auspici nelle parole di alcuni addetti ai lavori
L’annuncio dei Giardini Poseidon continua a far discutere. La mancata riapertura di quello che è il più famoso parco termale dell’isola d’Ischia ha generato incertezza e timori circa l’auspicata ripartenza in una stagione già fortemente ridimensionata dall’emergenza sanitaria, con tutte le conseguenze a livello economico e sociale, che si riverberano anche sull’indotto.
«Senza dubbio notizie del genere non fanno bene – dichiara Enzo Ferrandino, sindaco di Ischia – sia a livello simbolico sia per l’offerta turistica, solitamente ampia, che l’isola ha sempre data, ma è una brutta notizia soprattutto in termini di ricadute occupazionali, cioè di perdita di posti di lavoro. Noi come amministrazione stiamo facendo vari sforzi per reperire risorse all’interno del bilancio per creare meccanismi di premialità nei confronti delle aziende che rimarranno aperte e che consentiranno una conservazione dei livelli occupazionali o comunque che limiteranno la perdita di posti di lavoro. È una scommessa che bisogna fare, e spero che gli imprenditori che oggi abbiano deciso di non aprire i battenti possano ripensarci, soprattutto in relazione alle conseguenza che questa mancata riapertura potrà avere sul tessuto economico e quindi sulle famiglie di tutti coloro che vivono di turismo nella nostra comunità».
Ancora più esplicito Lello Pilato, esperto direttore d’albergo, per il quale l’arrivederci dei Poseidon al 2021 costituisce «un’autentica sciagura per l’isola, in quanto i Giardini Poseidon sono da sempre uno dei fiori all’occhiello dell’isola insieme agli altri parchi termali, e questo annuncio curiosamente arriva proprio alla vigilia dell’ordinanza regionale che consente la riapertura, regolata, delle attività termali. È strano che la proprietà abbia preso una simile decisione: mi auguro che tutti i sindaci possano muoversi, e provare a sensibilizzare i titolari inducendoli a riaprire un parco termale che è sempre stato un attrattore oltre che un simbolo dell’intera isola: c’è gente che sceglie Ischia esclusivamente per recarsi lì.
Tra l’altro, bisognerà capire cosa succederà quando ci sarà la riapertura delle cosiddette “frontiere”, e capire se gli altri Paesi europei consentiranno la ripresa dei flussi turistici verso l’Italia. Personalmente, sono convinto che il 3 giugno i confini saranno nuovamente riaperti, così come sono convinto che riprenderà il flusso dei turisti dalla Germania all’Italia: c’è un grande bisogno di vacanza, di serenità. Fra l’altro, ai Poseidon sono sempre stati molto ligi nella gestione, e credo che debbano tentare, puntando alla riapertura già nel 2020».
Una lettura che coglie un altro aspetto della questione è quella di Ermando Mennella, vicepresidente regionale di Federalberghi: «Rispetto la scelta dell’imprenditore, una scelta dolorosa ma legittima. Non bisogna ignorare ciò che le recenti vicende possono insegnarci: durante l’emergenza sono fioccati i provvedimenti, governativi, regionali, locali, spesso in contraddizione tra loro e cangianti di settimana in settimana. Si tratta di un caos normativo che genera innanzitutto incertezza in un settore quale quello turistico-ricettivo e ristorativo che non può basarsi sull’estemporanea improvvisazione, ma ha giocoforza necessità di un minimo di pianificazione e di programmazione, dunque di certezze. Ma la giungla di provvedimenti moltiplicatisi negli ultimi tempi è nemica di qualsiasi iniziativa imprenditoriale. Non solo: molte di queste norme sono evidentemente scritte da chi è completamente all’oscuro della realtà di quei settori che è chiamato a regolamentare. Un’abitudine tutta italiana che finisce per generare incomprensioni evitabili, ma che danneggiano pesantemente l’intero comparto».