Quella che vi raccontiamo è una storia alla quale si farebbe fatica a credere se purtroppo certe “anomalie” (e il virgolettato è niente affatto casuale) non fossero state effettivamente riscontrate. E su quanto accaduto in un noto albergo ischitano ci si interrogherà davvero ancora a lungo, dal momento che risulta davvero difficile capire come si possa fare a creare in un arco di tempo di alcuni anni a creare un “buco” di oltre un milione di euro. Una cifra folle sottratta alla proprietà della struttura da un quartetto che ovviamente viaggiava di comune accordo e che aveva messo su un ingranaggio evidentemente perfetto per creare degli ammanchi di cassa senza che in contabilità nessuno si accorgesse di nulla. E’ vero, siamo ad Ischia e non parliamo di una pensioncina con poche camere, quanto di una struttura abbastanza grande, ma questo nulla toglie alle perplessità su questa incredibile vicenda. Dove l’unica certezza è proprio che quanto appena esposto è successo per davvero. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di mettere insieme i tasselli di un mosaico difficile da comporre. Non è dato sapere quando e in quali circostanze, ma in questo albergo quattro dipendenti decidono di mettere in piedi una truffa destinata a fruttare nel tempo: soldi facili, sicuri (o almeno così avrebbe dovuto essere ed è stato fino a quando l’incantesimo si è rotto) e soprattutto in nero, e d’altro canto in un’azienda che per motivi fiscali deve contabilizzare anche… l’aria non potrebbe essere diversamente.
Il sodalizio “criminoso” vede coinvolto, secondo quanto trapelato, il direttore, due donne impiegate nella reception ed un quarto dipendente: a cose scoperte, tra l’altro, si sono tutti dimessi o sono stati licenziati, capirete che in un caso del genere parliamo di un semplice dettaglio. Come veniva messa in moto una tale truffa in grado di garantire in diversi anni una mole di denaro così copiosa? La ricostruzione più verosimile e più vicina alla realtà è la seguente: quando i clienti giungevano in hotel, venivano richiesti come da prassi i documenti oltre ad una serie di informazione. Tra queste, anche il modo con il quale avrebbero inteso saldare il conto e gli eventuali servizi aggiuntivi di cui avrebbero beneficiato. Quando dall’altra parte l’ospite della struttura rispondeva che avrebbe pagato in contatti, ecco che la “macchina” si metteva in moto. Il check in non veniva effettuato ed il cliente non era registrato, quando si allontanava pagava quanto dovuto ma il denaro rimaneva nelle tasche dei quattro dal momento che in albergo di fatto era transitato un “fantasma”. Un meccanismo partito in sordina ma che poi i quattro hanno messo in poco tempo a regime. Il fatto che poi si fosse creato questo legame ed accordo tra coloro che occupavano più o meno stabilmente la reception consentiva anche di poter svolgere queste attività illegali lontano da occhi indiscreti e senza correre il rischio che qualcuno potesse “cantare” il prossimo. All’apparenza un circolo vizioso perché eravamo davanti ad un vero e proprio latrocinio, ma che di “virtuoso” (anche questo termine debitamente virgolettato) aveva solo il fatto di poter essere orchestrato e portato a compimento senza che la proprietà se ne accorgesse. Ma qualche tempo fa come dicevamo il sodalizio si è rotto e il primo scricchiolio anche all’esterno è arrivato quando una dipendente ha rassegnato le sue dimissioni, particolare sicuramente che insospettiva non poco essendo la stessa legata anche da vincolo di parentela con la proprietà. Alla fine, andando a ritroso, si è riusciti attraverso una serie di verifiche incrociate a risalire all’identità di un numero imprecisato (ma comunque numeroso, stando a quanto ci è stato riferito) di turisti giunti in quell’albergo senza essere stati però registrati. Il danno, che oscilla attorno al milione di euro, secondo quanto si apprende potrebbe addirittura essere stato stimato per difetto non essendo ragionevolmente possibile ricostruire con esattezza scientifica l’esatto flusso di persone oggetto di questo particolare “trattamento”. Come detto i quattro autori di questa lunga ed accurata truffa non lavorano più presso la struttura e se vogliamo questo sarebbe anche il minimo. Quel che è certo è che la vicenda potrebbe non aver scritto ancora la parola fine, dal momento che adesso la stessa è entrata nel mirino delle forze dell’ordine. La mancata registrazione degli ospiti è un reato di natura penale, così come il mancato pagamento dell’imposta di soggiorno. E se è vero che nel fare ordine su quanto accaduto appare chiara l’assoluta estraneità di ogni addebito a carico dei proprietari dell’albergo, è altrettanto indubbio che questi ultimi due elementi tengono ulteriormente accesi i riflettori su questa brutta storia, destinata inevitabilmente ad avere anche un’appendice in sede giudiziaria.
Tra tante certezze, resta soltanto un dubbio: come è stata scoperta questa truffa? Difficile pensare a qualche verifica di natura contabile. Gli ammanchi andavano avanti da tanto, troppo tempo, e poi senza registrazione di clienti era difficile intuire che stesse accadendo qualcosa. E allora le ipotesi da formulare sono due: la prima, meno verosimile, è che in un modo o nell’altro la proprietà abbia notato qualche movimento strano insospettendosi e puntando l’attenzione magari per il tramite di qualche collaboratore su comportamenti ritenuti sospetti. L’altra, forse più “gettonata”, lascerebbe pensare ad una frizione che uno dei quattro soggetti potrebbe avere avuto con qualche collega di lavoro che magari aveva già intuito qualcosa e che a quel punto per vendicarsi ha raccontato tutto ai “vertici” mettendo la parola fine ad una emorragia di denaro che diversamente – incredibile ma vero – rischiava di proseguire in maniera impunita ancora a lungo. E che in ogni caso non è finita, anche se i prossimi sviluppi quantomeno non saranno più all’insegna della truffa.