CRONACA

Tre vittime delle strada, tre sentenze in dieci giorni: e non mancano gli interrogativi

Non si è fermato il dibattito sull’effettiva utilità della previsione legislativa dell’omicidio stradale, varato quattro anni fa

Il verdetto per la morte del giovane Xhemal Velsmali è arrivato negli stessi giorni in cui sono giunti a sentenza altri due processi per omicidio stradale. Alcuni giorni fa infatti Davide Elia è stato condannato a quattro anni di reclusione per la morte del giovane Francesco Taliercio, che rimase vittima di un incidente stradale lo scorso anno, con il responsabile che fu tra l’altro trovato positivo all’alcoltest. Due giorni fa invece è stata la volta della condanna a due anni, grazie al patteggiamento, per Francesco Piro, il giovane che a gennaio provocò l’incidente in cui fu travolto e ucciso Angelo Scaccino. Tre processi conclusisi a poca distanza l’uno dall’altro, riguardanti lo stesso reato, l’omicidio stradale, introdotto nell’ordinamento italiano nel 2016 per punire la condotta di colui che cagioni un omicidio per tramite della circolazione stradale, anche se la dottrina è rimasta sempre piuttosto scettica di fronte alla scelta del legislatore ed ha, infatti, sottolineato la scarsa utilità dell’introduzione di un’autonoma fattispecie di reato. E proprio sull’efficacia di tale fattispecie si è innescato una sorta di dibattito anche sulla nostra isola, che da diversi anni paga un altissimo tributo di sangue a causa dei numerosi incidenti che si verificano sulle strade. I commenti di amarezza si mescolano a quelli che giudicano come inutile una figura di reato che, almeno in relazione a determinati casi, non ha sostanzialmente apportato cambiamenti. Di certo, ancor più importante della necessità di punire c’è quella di educare, e quindi di prevenire che eventi tragici come quelli che hanno innescato tali processi abbiano a ripetersi.

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