CRONACA

Traffico folle sull’isola, nel mirino gli sbarchi

Siamo in estate e l’arrivo indiscriminato dalla terraferma trasforma l’isola in un caotico ingorgo: e non mancano le perplessità sull’afflusso di veicoli, su tutte quelle di Maria Grazia Di Scala

Ancora non siamo all’apice della stagione turistica, eppure il traffico veicolare già impazza sull’isola. Tutti abbiamo la percezione che siano troppe le auto, gli scooter, le moto e gli autobus che circolano per le strade dell’isola. Nel periodo di alta stagione, poi, percorrere l’isola da un lato all’altro diventa quasi impossibile, prim’ancora che snervante. A Ischia sono immatricolati poco più di 63mila veicoli (dati ACI al 31 dicembre 2017): 980 veicoli per ogni 1.000 abitanti (dei 1.000 abitanti considerati fanno parte anche quelli che non possono guidare alcun tipo di veicolo, minorenni, gli anziani, i disabili non guidatori e coloro che non hanno la patente per scelta o perché ancora non l’hanno conseguita).  

Il problema è serio. E nei mesi estivi lo diventa ancora di più. E questo perché alle auto dei residenti bisogna aggiungere quelle dei turisti che, però, non sempre rispetterebbero le regole.

A denunciarlo anche l’ex consigliera regionale Maria Grazia di Scala. «A proposito di divieto di sbarco da parte dei campani. In attesa sul porto, ascolto conversazione tra proprietari di auto in lunga fila, che si erano lamentati in biglietteria di dover attendere circa 4 ore per trovare traghetto disponibile, chiedendone i motivi. L’operatore ha spiegato che per imbarcare basta esibire una prenotazione per un albergo o casa privata, poi il bollino per la circolazione si fa al comune di destinazione. Insomma, poiché alle compagnie di navigazione non interessa il bollino, fanno salire tutti. I tipi sul porto avevano dovuto cedere il passo a campani che hanno prenotato on line, esibito la prenotazione, fatto biglietto, disdetto prenotazione, imbarcata auto. Tuttappost. Tanto a terra chi controlla. Praticamente le deroghe sono talmente tante, e così facilmente aggirabili con un po’ di fantasia, che il divieto è di fatto vanificato». E qui l’amara chiosa: «Già stavamo belli quanto a macchine». Una considerazione che mette alla luce un problema atavico dell’isola di Ischia: il traffico. Gli amministratori di averne contezza, ma latitano nelle proposte. Per molti primi cittadini basta è sufficiente pensare a creare zone a traffico limitato, parlare (perché nella realtà non sono nemmeno in programma) di piste ciclabili, mobilità alternativa, bikesharing o carsharing.

La verità è che il problema è solo uno legato alla cultura ed all’abitudine di un uso spasmodico quasi ossessivo dell’auto. Il trasporto pubblico è presente sull’isola, ma non sempre adeguato. Alcune linee funzionano, ma pare che gli ischitani non vedano passare i bus: la dipendenza dall’auto è ancora troppo forte e le alternative praticamente inesistenti. Ci vuole una rivoluzione culturale. Una delle tante rivoluzioni scoppiate, battagliate e concluse con successo in altre zone d’Italia e d’Europa. A combattere devono scendere in campo quei cittadini che, avendo assaporato la bellezza del senza traffico, non devono essere più disposti a fare le vacanze tra le lamiere. Devono scendere in campo gli amministratori comunali che non devono aver paura di adottare misure impopolari nell’immediato ma che potrebbero salvare l’isola.  In campo devono scendere gli albergatori, i ristoratori e tutti gli operatori del turismo: se Ischia non cambia marcia e diventa meno caotica finirà per non essere più scelta dai vacanzieri che dirotteranno le loro vacanze in altre mete. Ed Ischia senza turisti rischia davvero di sprofondare.  

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