Tocofobia: paura morbosa di rimanere incinta o di partorire.
La paura del parto è una sensazione sperimentata dal 20/25% delle future madri. In Gran Bretagna, un sondaggio su 900 donne ha evidenziato che ben il 35%, ovvero poco più di un terzo, delle donne identificavano quella del parto, come l’ ansia più grande e incontrollabile.
La donna può essere spaventata
- Dal travaglio e dal dolore ad esso associato, in alcuni casi, la paura del parto è influenzata dall’idea di soffrire o riportare lesioni al tratto genitale; altre volte, questa forma di fobia è scatenata dal pensiero di ferire il bambino o provocarne addirittura la morte;
- Dall’evento nascita vero e proprio: alcune donne sono terrorizzate dalla venuta al mondo di un bambino, fino ad arrivare ad evitarla, nonostante abbiano il desiderio di diventare madri.
La tocofobia crea, prima, durante e dopo la gravidanza, un profondo malessere nella donna, tanto da motivare la frequente richiesta di intraprendere un parto cesareo. Tale fenomeno è stato individuato per la prima volta nel 2000 da Kristina Hofberg e Ian Brockington, le quali evidenziarono come la donna sia talmente terrorizzata dal dover affrontare il parto, da arrivare ad attuare strategie di evitamento come la procrastinazione o addirittura la rinuncia a una gravidanza e con essa, alla possibilità di avere un figlio (Hofberg e Brockington, 2000). Sarebbe molto frequente in donne primipare, di età superiore ai 30 anni che non hanno ricevuto adeguata preparazione al parto e che hanno una minore tolleranza al dolore del travaglio (Duncan et al., 2017).Questo disturbo fobico può essere influenzato da esperienze traumatiche del passato (manovre ostetriche invasive, distacco placentare, taglio cesareo d’emergenza, aborti o gravidanze extra-uterine ecc.) e/o dall’ascolto di testimonianze di nascite difficili o complicate.
Oggi possiamo individuarne una forma primaria e una secondaria. La prima può esser conseguenza di una depressione in corso;di abusi sessuali subiti durante l’infanzia (nota: la tocofobia può essere sperimentata anche nelle donne che sono state violentate; in tal caso, l’evento del parto può innescare dei flashback). Tocofobia secondaria è caratteristica delle nullipare, cioè delle donne che non hanno mai partorito naturalmente per via vaginale. Tuttavia, il disturbo può manifestarsi nel corso delle gravidanze successive alla prima e nelle gestanti che hanno subito un cesareo non pianificato. In altri casi, invece, il parto è stato regolare, ma percepito dalla donna come una violenza al suo corpo, tanto da portare ad un disturbo da stress post-traumatico, con conseguenze di depressione post-partum.
Quali conseguenze può avere?
Prima di tutto essa ha un impatto negativo sulla relazione della madre con il proprio bambino, oltre che sulla relazione con il partner e con l’intera famiglia. Inoltre questa intensa paura renderebbe l’esperienza del travaglio più negativa e ancora più dolorosa. Nell’ideologia collettiva la donna è considerata geneticamente “pronta” a dare vita a un altro essere umano. L’interiorizzazione di questa falsa credenza costa in lei sensi di colpa e vissuti di inadeguatezza e, nella peggiore delle ipotesi, lo strutturarsi di una psicopatologia. L’idea che la donna possa non sentirsi in grado di affrontare una sfida così grande, nella stragrande maggioranza dei casi, non è contemplata.
Come si manifesta?
Le donne che hanno paura di partorire sono convinte di non riuscire ad affrontare i dolori del travaglio e/o di morire durante il parto, e trovandosi nella situazione temuta, travaglio e/o parto, o al solo pensiero della stessa la tocofobia può manifestarsi attraverso una serie di sintomi tra cui:
- Difficoltà a concentrarsi sul lavoro o sulle attività quotidiane;
- Incubi;
- Attacchi di panico;
- Angoscia e nervosismo;
- Pianto;
- Svalutazione o riduzione dell’autostima;
- Agitazione.
Posso presentarsi anche una serie di disturbi fisiologici-somatici, inclusi:
- Aumento del battito cardiaco;
- Respirazione affannosa;
- Senso di svenimento o vertigini;
- Nausea;
- Sensazione di “testa vuota”;
- Bocca secca;
- Sudorazione eccessiva;
- Tremori;
- Intorpidimento.
È di fondamentale importanza effettuare una diagnosi precoce per comprendere i motivi alla base del proprio disagio ed inquadrare il problema all’interno della storia di vita della paziente, identificandone il significato e quantificandone la portata, offrendo una possibilità di intervento adeguato. La paura del parto e lecita ma se eccessiva e invalidante deve essere affrontata con il supporto del medico di famiglia e/o del ginecologo e con l’aiuto di psicologi/psicoterapeuti esperti nelle aree della perinatalità.
Il corretto riconoscimento e la gestione della tocofobia con un percorso psicoeducativo e di psicoterapia permette di dare alla paziente la possibilità di affrontare e superare il problema; la mancanza del trattamento predispone, invece, chi soffre di questa fobia al rischio di continuare la strategia di evitamento, come il rifiuto di intraprendere altre gravidanze, necessitare di un parto cesareo programmato ecc.
È indispensabile potenziare l’ascolto e il sostegno da parte di tutte le figure specialistiche (ginecologi, ostetriche, psicologi) che accompagnano la donna prima, durante e dopo il parto per riconoscere e segnalare situazioni a rischio. Sarebbe auspicabile predisporre interventi che prevedano la promozione del benessere psicofisico della futura mamma. Evitare una gravidanza o ricorrere ad un parto cesareo programmato non può, e non deve essere l’unica soluzione possibile per la donna.
Liberamente” è curata da Ilaria Castagna, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi de L’Aquila, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva Comportamentale di Caserta A.T. BeckTel: 3456260689 Email: castagna.ilaria@yahoo.com
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