Sull’isola la notizia arriva apparentemente come un fulmine a ciel sereno. Ma a renderla nota nell’edizione di ieri è il quotidiano partenopeo “Corriere del Mezzogiorno” che anticipa alcune indiscrezioni relative ad un’attività investigativa che – laddove confermata (non tanto nel suo svolgimento ma nella eventuale raccolta di dati “allarmanti”) potrebbe certo costituire un grattacapo non di poco conto per la principale risorsa dell’economia turistica dell’isola verde.
Nel servizio giornalistico, firmato da Fabio Postiglione, si va dritti al nocciolo della questione: “Non c’è nulla di più rilassante e suggestivo in inverno che godersi il tepore di una piscina di acqua termale – scrive il giornalista del Corriere – ma un percorso benessere anche solo di qualche ora potrebbe essere anche molto rischioso. C’è una indagine top secret che stanno conducendo i carabinieri del Nas (il nucleo antisofisticazione) su delega della procura di Napoli nei centri termali e nelle spa extra lusso di Napoli, della sua provincia e delle isole, in particolare a Ischia dove ci sono quasi cinquanta strutture che tutto l’anno ospitano turisti che arrivano da tutto il mondo. Nessun allarmismo sia chiaro, anche perché le analisi non sono ancora cominciate, ma i carabinieri vogliono vedere chiaro sull’«affare benessere» in città e valutare i rischi connessi all’uso non controllato dell’acqua termale e in alcuni casi al suo imbottigliamento”.
Insomma, se da una parte si fa riferimento al fatto che non c’è “nessun allarmismo”, dall’altra inevitabilmente si profilano – sia pure indirettamente – scenari di natura “apocalittica”. Fabio Postiglione ricorda ricorda che l’indagine “è partita con il blitz del 16 dicembre al parco delle Terme di Agnano. Dopo un servizio della trasmissione Striscia la Notizia i carabinieri hanno ispezionato i locali del centro benessere e sono state riscontrate numerose violazioni sia dal punto di vista della sicurezza a causa di molti cavi elettrici penzolanti, sia dal punto di vista della pulizia della struttura e delle vasche idromassaggio. Il giorno stesso sono stati prelevati dei campioni di acqua perché occorre valutare se siano proliferati batteri nocivi nelle acque. Così, dopo l’accurata informativa del Nas coordinati dal maggiore Gennaro Tiano, la Procura ha deciso di estendere i controlli a tutte le strutture. Le Terme di Agnano nel frattempo restano chiuse e nonostante questo in molti sul web hanno acquistato pacchetti benessere che non possono usare perché la struttura è chiusa. Tutti rivogliono i soldi indietro ma al momento, di settimana in settimana, si rinviano gli appuntamenti sperando di poter mettersi in regola il prima possibile e riaprire. Mentre resta aperta la parte di struttura dove fanno le terapie gli ammalati”. Da Agnano ad arrivare sulla nostra isola poi, secondo il quotidiano partenopeo, il passo sarebbe stato breve. Anche se, a onor del vero, non vengono forniti ulteriori dettagli.
Non a caso, nella parte conclusiva dell’articolo si fanno soltanto riferimenti di natura scientifica relativa alla formazione di batteri e viene specificato che “L’indagine invece è molto più ampia ed è alle primissime battute. Innanzitutto gli investigatori stanno lavorando sulle concessioni all’uso delle acque di profondità che sono demaniali. Molte sono datate nel tempo, altre sarebbero addirittura inesistenti. Il secondo step dell’indagine riguarda invece le pulizie delle vasche e degli iniettori. La maggior parte delle acque termali hanno alte temperature (maggiore di 20°C, alcune anche maggiore di 60°C). Altra proprietà delle acque termali è quella di avere, a volte, una propria flora batterica, che favorisce la formazione di colonie di batteri sulle superfici con cui viene a contatto.
Le caratteristiche tipiche di queste acque ed il fatto che queste siano usate a temperature alte costituiscono condizioni favorevoli allo sviluppo e la prolificazione di Legionella, un bacillo che colpisce l’apparato respiratorio e in alcuni casi può essere nocivo. Il Nas si sta concentrando soprattutto sulle attrezzature per le cure inalatorie e i bagni con idromassaggio. Sono a caccia di documenti che dimostrino che siano stati presi tutti gli accorgimenti necessari previsti dalla legge per evitare il proliferare di batteri nocivi. Tutti i gestori degli impianti sono obbligati ad eseguire la valutazione del rischio che andrà poi aggiornata con regolarità e documentata. Ogni tre mesi, per esempio, dovrebbero svuotare le vasche, trattarle e poi riempirle. E anche in questo caso occorre una documentazione che lo attesti in modo chiaro ed univoco”. Insomma, il riferimento alla nostra isola, per adesso, è puramente indicativo. Non resta che attendere per capire se effettivamente siamo davanti a un’indiscrezione fondata e soprattutto – laddove lo fosse – se l’indagine possa portare problemi o grattacapi alle aziende di casa nostra. Un’ipotesi, questa, che ovviamente nessuno vuol prendere in considerazione.