TEATRO, “IL CANTO DELLE SIRENE” A VILLA ARBUSTO SUONI E PAROLE INTORNO AL CRATERE DEL NAUFRAGIO
Sabato 24 e domenica 25 agosto nei Giardini del polo museale di Lacco Ameno la messinscena dello spettacolo scritto e diretto da Salvatore Ronga dedicato a storie, viaggi ed epopee sul mare. Con le musiche di Gianfranco Manfra eseguite da Pithecusa Brass Ensemble
Un omaggio in forma teatrale a uno tra i reperti più preziosi ed evocativi custoditi nel Museo archeologico di Pithecusae a Lacco Ameno: il Cratere del Naufragio. Racconti, illusioni, viaggi per mare e la forza eterna del Mito sono al centro de “Il Canto delle Sirene”, spettacolo scritto e diretto da Salvatore Ronga che sarà messo in scena sabato 24 agosto, e in replica domenica 25 agosto, alle ore 21:00 nei Giardini di Villa Arbusto per due straordinarie serate di arte, teatro, musica e archeologia. Realizzato dall’Associazione Metamorphosis nell’ambito del Cartellone “E-state insieme a Lacco Ameno”, lo spettacolo rientra tra le iniziative promosse dall’Assessorato alla Cultura per la promozione e la valorizzazione del patrimonio storico – artistico del territorio. Simbolo della sfida eterna all’ignoto insita nel movimento e del rapporto simbiotico dell’uomo con il mare, il Cratere del Naufragio ne raffigura le insidie e il fascino, la bellezza e l’orrore. Sul suo ventre compare una delle prime scene dipinte a carattere narrativo: pesci e uomini sono sospinti dalle correnti turbinose di una tempesta che sembra travolgere i limiti stessi dello spazio figurativo. La sequenza possiede la forza incantatrice di un sogno in cui il tempo si arresta, frenato come in un fotogramma cinematografico, e noi osservatori, a distanza di millenni, riviviamo la vertigine di un’esperienza che non è la nostra, anche se appartiene al nostro vissuto collettivo di isolani, prima che alla nostra storia.
Il cratere, ritrovato dall’archeologo Giorgio Buchner duranti gli scavi dell’antica Pithekoussai, racconta tutta la fatica, i rischi e i fallimenti di quei grandi marinai. Tutto il loro ardire e tutti i loro timori.
E’ il naufragio il motivo ispiratore dello spettacolo. Immerso nella luce liquida dei fondali, il protagonista è un uomo di mare, forse proprio quell’uomo la cui testa, nel dipinto del cratere, sta per essere divorata dal pesce, realizzando così la nemesi beffarda per cui il pescatore finisce egli stesso per diventare l’esca. Il mare raccoglie e disperde le voci di altre storie, di altre epopee, di altre suggestioni. Come la penombra sinistra di un capanno a Stora, dove i ragazzi, al seguito delle imbarcazioni ischitane ancorate nelle rade algerine, immaginano nuovi mondi e ripetono il gioco di un’infanzia che finisce troppo presto. Ora evocando la leggenda del mitico nuotatore Colapesce, ora millantando pesche miracolose e corse pazze, inseguiti dall’onda di ritorno che si abbatte sulla marina della Mandra al passaggio dei grandi transatlantici. È la stessa onda che da sempre ripete sulla battigia il suo verso: il suono delle campane di Santa Restituta, trafugate dagli infedeli nel corso di una delle tante feroci incursioni, e il tintinnio delle “buatte”, le scatole di latta in cui si stipavano i pesci da spedire in terra argentina per soddisfare le voglie di partorienti in esilio. Per questi pescatori, giovani e vecchi allo stesso tempo, il canto delle sirene è la voce ultima di una vocazione che salda passato e futuro, è la curiosità febbrile che spinge all’avventura della conoscenza fino all’estremo, è il senso di una vita che si rivela quando ormai è troppo tardi. In scena sette interpreti isolani che da tempo partecipano ai progetti teatrali di Salvatore Ronga e di una realtà culturale consolidata come Metamorphosis: Daniele Boccanfuso, Antonio Castiello, Giulio Cigliano, Giovangiuseppe D’Ambra, Irene Esindi, Mario Fusco, Antonio Manzi, Francesco Monti, Riccardo Scotti.
Le musiche composte per lo spettacolo da Gianfranco Manfra si avvalgono delle trascrizioni di Aniello Castaldi e sono eseguite dal vivo dai Pithecusa Brass Ensemble (Aniello Castaldi, Matteo Maria Starace, Fabio Zabatta, trombe; Vincenzo Castaldi, corno; Filippo Mazzella, eufonio; Michelangelo Ambrosini, trombone; Michele Buono, tuba; Giovanni D’Acunto, Francesco Mazzella, percussioni). I brani musicali scandiscono le sequenze dell’azione seguendo i movimenti dell’onda, investono la scena con accelerazioni dissonanti e improvvise, o sospendono l’attimo in un’aura sacrale di raccoglimento che rimanda a riti lontani, forse perduti per sempre.L’abito della sirena è stato disegnato e confezionato da Ciro De Angelis. In occasione dello spettacolo sarà allestita nei Giardini del complesso monumentale la mostra documentaria “Pe’ terre assaje luntane” a cura dell’Associazione ‘Ischitani nel Mondo’, un percorso illustrativo dedicato alla storia dell’emigrazione ischitana nelle Americhe. «Il legame tra il nostro patrimonio archeologico e la forza espressiva del teatro è uno dei punti di forza dell’offerta culturale di Lacco Ameno» spiega la vicesindaca Carla Tufano. «Tutte le civiltà che si sono avvicendate hanno lasciato qualcosa su questa terra e tutto si ritrova, attraverso la mediazione di molteplici espressioni artistiche, su un palcoscenico multiculturale come quello di Villa Arbusto, che da tempo si propone di tramandare l’eredità del passato costruendo legami e rimandi con il presente. Ringrazio perciò Salvatore Ronga e l’associazione Metamorphosis per questa ennesima occasione di incontro che, partendo dalle suggestioni immaginifiche di un gioiello dell’archeologia e dell’arte classica come il Cratere del Naufragio, ha scritto e realizzato per noi uno spettacolo ambizioso e bellissimo che, ne sono certa, incanterà tutto il pubblico presente».
“Il Canto delle Sirene” è uno spettacolo prodotto dall’Associazione culturale Metamorphosis e dal Comune di Lacco Ameno. L’ingresso è gratuito, ma è necessaria la prenotazione chiamando al Tel. +39 081 996103, dal lunedì al sabato, dalle ore 9:00 alle ore 13:00. Nelle serate dello spettacolo il Museo archeologico Pithecusae sarà visitabile dalle 20:00 alle 23:00.