CRONACA

Tatiana, la guerra vista da Ischia: «Putin ci perseguita da sempre»

E’ guerra in Ucraina- Putin aggredisce una nazione sovrana in nome di un defunto impero sovietico – Pericolo di un conflitto più esteso in Europa –A Ischia le badanti e le collaboratrici domestiche ucraine trepidano per i loro cari –Intervista a una lavoratrice di Odessa.

Putin, il nuovo zar di tutte le Russie, dopo le minacce, gli avvertimenti e le “manovre militari in Biellorussia,” è passato a vie di fatto lanciando un attacco concentrico con una intera Armata corazzata contro l’Ucraina, ritenuta responsabile di “non allineamento” (fantasmi del patto di Varsavia), ovvero di “lesa maestà” per aver manifestato la volontà di aderire alla Nato e abbandonare lo schieramento strategico della Russia e dei Paesi Baltici. I soldati russi impegnati in Bielorussia da oltre un mese in una serie di “manovre militari diversive” allo scopo di intimidire gli ucraini e farli recedere da una adesione completa all’organizzazione militare delle Nazioni occidentali, hanno conquistato in due giorni di avanzata e accerchiamento la centrale di Cernobyl, tristemente nota per la fuga di materiali radioattivi che impestò mezza Europa, e puntano sulla capitale Kiev decisi ad occuparla in poco tempo.

Fino a questo momento i russi avrebbero perso sul campo di battaglia ottocento uomini, alcuni carri armati distrutti e due aerei abbattuti, oltre a elicotteri e artiglieria pesante colpiti nelle ultime ore. Sul fronte opposto i Russi avrebbero impiegato 180 missili per colpire alcune città dell’est dell’Ucraina. Si registrano già le prime vittime civili in una scuola e in un ospedale, mentre molte popolazioni si accingono a lasciare le città sotto il fuoco nemico. Timidissima la reazione degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, che si guardano in casa per salvare le forniture di gas russo, i rapporti commerciali, la pace domestica e proseguire nel disimpegno militare “guerreggiato”, come fatto con il Kossovo e l’Afganistan in tempi abbastanza recenti. Una montagna di condanne (soltanto a parole), un profluvio di “solidarietà” con la popolazione ucraina, parole di fuoco contro il “criminale Putin” e l’adozione di misure sanzionatorie nei confronti della Russia –nei settori finanziari e dell’export- sono tutte le iniziative messe in campo da Biden e dal parlamento europeo in questa prima fase del conflitto Mosca-Kiev.

Intanto l’escalation dei combattimenti registra la conquista dell’aeroporto di Kiev e il rapido avvicinamento delle truppe russe alla capitale dell’Ucraina in parte evacuata dalla popolazione ma presumibilmente difesa da intere armate di soldati bene armati e addestrati alla difesa ad oltranza. L’Ucraina ha schierato novecentomila soldati armati di tutto punto e ben motivati, ma la potenza russa (soprattutto in campo nucleare) non ammette confronti, ma ha addirittura sconsigliato un intervento armato della Nato in difesa di un Paese non aderente come l’Ucraina, che potrebbe sicuramente scatenare una guerra totale in Europa. Il presidente degli Stati Uniti Biden ci è andato molto cauto nei suoi due stringatissimi discorsi pubblici, facendo intendere che mostrare i muscoli a Putin è del tutto escluso e che si dovrà puntare esclusivamente su pesantissime sanzioni economiche e tecnologiche alla Russia atte a fermare il conflitto e intavolare trattative diplomatiche. Sulla stessa lunghezza d’onda l’Unione Europea che non vuole per nessuna ragione al mondo allargare il conflitto ai Paesi CEE con tutte le conseguenze prevedibili per le popolazioni in termini economici e di vite umane.

Sul fronte italiano, idem con patate! Draghi ha sfogliato tutto il vocabolario degli ismi, condannando –a parole- l’aggressione di Putin e offrendo all’Ucraina la “solidarietà incondizionata del popolo italiano”! Intanto nelle ultime ore Putin ha alzato il tono dello scontro epocale, minacciando tutto e tutti e ammonendo i Paesi occidentali a non interferire nei fatti interni della Russia! “Il figlio di…Putin”, come ha titolato qualche quotidiano nazionale, alza la voce e fa lo sbruffone perché è convinto che il resto del mondo non vuole la terza guerra mondiale, ma preferisce lasciare al proprio triste destino un’Ucraina che –in fondo- non leva e non mette nello scacchiere mondiale, almeno in tempi brevi. Intanto l’Ucraina è in guerra totale, con le popolazioni in fuga, soldati che muoiono al fronte, coprifuoco nelle ore notturne e i “patrioti” che piangono, lontani dalle loro famiglie perché impegnati in attività lavorative in paesi stranieri, particolarmente in Italia. Nella nostra isola c’è una vera e propria comunità ucraina composta da badanti, collaboratrici domestiche, giardinieri, operai, lavoratori d’albergo che seguono con trepidazione l’evolversi della guerra, non nascondendo la delusione per il “disimpegno” militare dei Paesi europei e degli Stati Uniti.

Tatiana è una signora di Odessa che lavora a Laco Ameno da oltre cinque anni. E’ perfettamente inserita nel contesto sociale della piccola cittadina ischitana e stima e vuole bene agli Italiani, al pari dei suoi nonni che nell’ultimo conflitto mondiale aiutarono i soldati dell’Armir in ritirata nella “Sacca del Don”, sottraendoli alla furia dell’Unione Sovietica. Tatiana ha una nipote soldatessa sul fronte ucraino, che combatte eroicamente per la sua Terra “contro l’odiato nemico russo”! “Putin –dice fra le lacrime- ci perseguita da interi decenni non tollerando la sovranità del nostro popolo conquistata dopo secoli di tirannìa stalinista. Ci ha colpito nell’Economia e attraverso il ricatto delle forniture energetiche. Ci ha costretto a emigrare in tutti i Paesi europei più floridi e avanzati per poter sopravvivere. Ci siamo inventati i lavori più umili: badanti, aiutanti domestici, giardinieri, cuochi, operai, falegnami, camerieri d’albergo e ristoranti che ci consentono di sostenere economicamente le nostre famiglie. Putin ci disprezza, ci odia accusandoci di non avere una dignità di nazione e di essere asserviti ai Paesi occidentali. Dimentica però che abbiamo una nostra Lingua, una nostra politica, una nostra tradizione e una dignità da difendere anche a caro prezzo. Non aggiungo altro, perché sono profondamente amareggiata per il disimpegno del mondo verso la tragedia del mio popolo. Forse converrebbe abbandonare l’idea di adesione alla Nato, visto che non è stata apprezzata dai Paesi occidentali”. Come darle torto?

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