La storia riaccende la nostalgia e fa tornare in mente una simpatica epocale competizione fra le uniche due compagnie teatrali esjstenti nel Comune d’Ischia negli anni ’40 e ’50 del secolo scorso, Infatti in quegli anni le sole Filodrammatiche che si distinguevano ogni anno nella rappresentazione della Cantata dei Pastori nel Capoluogo isolano erano la Fisalugo a Ischia Ponte che utilizzava la sala d’ingresso dell’Episcopio messa a disposizione dell’amato vescovo Mons. Ernesto De Laurentiis, e la Don Bosco a Porto d’Ischia che si esibiva nella palestra al chiuso dell’edificio scolastico Marconi.
Entrambi i gruppi teatrali potevano contare su di un cast di attori compatti e di notevole bravura. Gli attori di punta della Fisalugo degli anni ’40 erano Sparaspilli, Ciccio Messana, Ippolito Scoti, Maria Castaldi, Maria Artiano, Michele Trani (il meccanico), Giovanni Mascolo, Trani Capaliscia, Valentino Barile, Giannino Lauro e Giovan Giuseppe Cervera, negli anni ’50 invece eccellevano lo stesso Giovan Giuseppe Cervera in veste di regista con lo pseudonio di XC), Filippo Farese, Francesco Iacono, Vittorino Cortese, Tina Carcaterra, Antonio Rando, Tonino Artiano, Lello Di Meglio, Ninuccio Mirabella, Salvatore Curci, Mariano Lanfreschi (cugino del bombolaro), Antonio Lubrano (il sottoscritto), Vittorio Napolano. Al Don Bosco mantenevano la scena Giannino Messina, Eduardo Canestrini, Giovan Giuseppe Cervera (oassato poi alla Fisalugh, Rita Assante, Vincenzo Taliercio, Mario Di Liddo, Mario Ferrandino, Giovanna Mira, Marisa Mira, Giannino Barile, Michele Boccanfuso Rosaria Buono, Franco Mazzella, Rocco Lombardi.
I loro cavalli di battaglia, nel cartellone che presentavo durante l’arco della stagione teatrale erano per l’appunto La Cantata dei Pastori a Natale e la Passione e Morte di Gesù a Pasqua. La Cantata dei Pastori era l’appuntamento teatrale che più di altri li teneva uniti , specie nelle serate in cui erano impegnati nelle prove. Si ritenevano una vera famiglia in cui riuscivano a dare il meglio delle proprie capacità di recitazione. La coppia Razzullo-Sarchiapone della Fisalugo degli anni ’40 era composta da Sparaspilli e Capaliscia, mentre quella degli anni ’50 era rappresentata da Giovan Giuseppe Farese (Cardinale) e Peppino Pilato (‘O Brigante) poi sostituito da Peppino Poli. A Porto d’Ischia alla Don Bosco spadroneggiava nelle parti di Razzullo e Sarchiapone la coppia Giannino Messina e Eduardo Canestrini. Il Benino della Fisalugo è stato prima Michele Trani e dopo Vittorino Cortese, mentre il Benino della Don Bosco era interpretato da Mario Di Liddo. Dopo la “chiusura” della Fisalugo nel 1957 a seguito dei lavori invasivi di ristrutturazione del Seminario e l’avvento in sede del nuovo Vescovo nell’autorevole persona di mons.
Antonio Cece, il teatro a Ischia si concesse una pausa terminata col “ritorno” di Eduardo Canestrini spalleggiato dalla sua attivissima moglie Mena con commedie scritte di proprio pugno e di autori. Infatti il compianto Eduardo Canestrini fino a quando è stato tra noi, le feste natalizie ce le allietava , quale sano divertimento, mettendo in scena la tradizionale rappresentazione teatrale de “La Cantata dei Pastori”. Lo faceva con la sua Compagnia, ed anni prima coi suoi amici di palcoscenico Giannino Messina e Mario Di Liddo. Lo stesso facevano ad Ischia Ponte la Fisalugo con Giovan Giuseppe Cervera ed a Casamicciola presso il Pio Monte della Misericordia Rino Gamboni, pace all’anima loro. In seguito è sceso in campo anche Gaetano Maschio a Forio continuando la tradizione. Poi nulla più. Su “La Cantata dei Pastori”, l’opera teatrale natalizia per eccellenza, è calato a Ischia, definitivamente il sipario, facendola cadere in un ingiusto dimenticatoio.
Per la verità, un tentativo di riportarla in scena qualche anno fa al nuovo teatro Polifunzionale di Via Morgioni, l’aveva fatto nel Natale del 2015 il figlio d’arte Ernesto Di Liddo, ma dovette abbandonare l’idea sul nascere, per mancanza di “attori” disponibili, impegnati nelle varie compagnie isolane con altre commedie in preparazione. Perfino a Napoli, per la prima volta ci fu lo stop suscitando le ire di Beppe Barra acclamato protagonista della commedia natalizia per eccellenza. Beppe Barra è quel bravo attore nativo di Procida che ad Ischia si esibisce almeno una volta all’anno, e della Cantata dei Pastori, è anche prezioso custode. Il secondo tentativo di rappresentare La Cantata dei Pastori dopo tanta assenza dalle scene al Teatro Polifunzionale Ernesto Di Liddo lo fece l’anno dopo 2016. Infatti dopo tanti scappellamenti al cospetto di chi doveva decidere Di Liddo riuscì a spuntarla e fu un gran successo di pubblico e di critica. A Ischia chi è in grado di rammaricarsi tanto e di rimanere deluso alla stessa maniera di Beppe Barra per la mancata rimessa in scena dell’amata “Cantata dei Pastori” ?
Guardandoci intorno, crediamo, proprio nessuno. Ed è un vero peccato, perché con tale atteggiamento, si contribuisce a declassare un’opera teatrale pregevole, di grande richiamo popolare e rappresentazione teatrale simbolo di una tradizione che solo nei giorni lieti del Natale, trova la sua spiegazione rituale, culturale e sociale. Senza dubbio, quest’anno 2020 al teatro Polifuzionale di via Morgioni a Ischia, anche se avessero voluto, non sarebbe stato il periodo adatto per riproporla, per l’emergenza sanitario in corso e per il fatto che il teatro è chiuso. Ma aldilà di dinieghi ed impedimenti oggettivi a Ischia come altrove, la Cantata dei Pastori ha una sua storia edificante dalla nascita. Scritta da Andrea Perrucci col pseudonimo di Ruggiero Casimiro Ugone nel 1698, fu pubblicata nel medesimo anno e rappresentata con la denominazione originale “Il Vero Lume tra l’Ombre, ovvero la Spelonca Arricchita per la Nascita del Verbo Umanato”. La trama narra il viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme e delle insidie che i Diavoli frappongono loro per impedire la nascita di Gesù.
I Diavoli capitanati da Pluto e Belfegor, saranno infine sconfitti ad opera degli Angeli guidati dall’Angelo Gabriele. e al termine, vi sarà l’adorazione dei vari e classici personaggi del presepe: pastori, cacciatori e pescatori. Tra i protagonisti della sacra rappresentazione viene inserito Razzullo, uno scrivano inviato in Palestina per il censimento, comico personaggio di popolano perennemente affamato. Fu successivamente rivista in numerose riedizioni e, alla fine del ‘700, vi fu introdotto un altro personaggio comico, Sarchiapone, un barbiere in fuga per aver commesso due omicidi. Col tempo, il tono dell’opera ha virato sempre più verso il comico e il profano, tanto che nel 1889 la sua rappresentazione fu temporaneamente sospesa. Poco tempo dopo, riprese alla grande. Fu rimessa in scena dallo stesso Peppe Barra durante il periodo natalizio di qualche anno fa. La storia ci ricorda che la Radio Nazionale dell’ epoca quando si chiamava Eiar mandò in onda dalla sede di Torino, sul secondo programma, l’attuale Radio 2, la sera del 24 dicembre, Vigilia di Natale del 1955, lo sceneggiato radiofonico, così lo chiamarono, La Cantata dei Pastori del Perrucci interpretata da attori del tempo quali Achille Millo, Anna Miserocchi, Ubaldo Lay, Riccardo Cucciolla, Antonio Battistella, Mario Colli, Roberto Bertea, Massimo Turci, Aleardo Ward con la regia di Anton Giulio Majano.
Il 26 dicembre del 2012, ossia otto anni fa, fu trasmesso su Rai 1 un cartone animato basato su La Cantata dei Pastori , sceneggiato da Nicola Barile e coprodotto da Rai Fiction e Mad Entertainment. Naturalmente, questi sono solo pochi esempi di un curriculum che nella storia ha fatto grande la Cantata dei Pastori, un’ opera mirata del ‘600 che non conosce tramonto. Soltanto Ischia pare la snobbi a tutto vantaggio di “Natale in Casa Cupiello” di Eduardo De Filippo, auperbo lavoro teatrale del grande autored napoletano snaturato da una nuova versione di questi giorni con l’attore Sergio Castellitto ad interpretare la parte di Eduardo. Questo lavoro teatrale in sostanza, si rifà al Natale soltanto nelle scene di un piccolo presepe con qualche battuta collegata come “Te piace O’ Presepio ?” e una grottesca sgangherata processione casalinga col canto “Tu scendi dalle stelle” eseguito dai presenti (Eduardo De Filippo, Lucariello-Luca De Filippo e Pupella Maggio). L’opera è famosa e bella, ma non merita di essere preferita alla Cantata Dei Pastori, per storia, popolarità e messaggio religioso. I personaggi creati dall’autore sono quasi tutti gli stessi che compaiono nel presepe napoletano che siamo abituati a vedere e ad apprezzare: dalla natività agli angeli, dal pescatore, al cacciatore, dal pecoraio a Benino, dai pastori delle più svariate espressioni alle pecore ed ai Re Magi.
Insomma atmosfera piena di un Natale coinvolgente, tuttoentimento e tradizione che nonostante la “frenata” forz di quest’anno, lo stesso non teme la concorrenza.Nella sua storia del teatro, l’isola d’Ischia ha avuto appassionati ed autentici maestri del palcoscenico. Fra i tanti, ci pare doveroso ricordare sei nomi che a ben ragione, possono essere ritenuti di prima fila fra coloro che si sono fatti apprezzare nel lungo tempo in cui hanno dimostrato in passato la propria bravura sia nel ruolo di attori che di registi. Essi sono: Eduardo Canestrini, Giannino Messina, Giovan Giuseppe Cervera, Rino Gamboni, Gennaro Zivelli e Andrea Di Massa e Sparaspilli al secolo Giovanni Lauro, tutti scomparsi. Ciascuno, nella lunga ed appassionata “carriera “ di teatranti amatoriali ha saputo esprimere il meglio delle proprie capacità recitative e comunicative sul palcoscenico, col pubblico e tra i “colleghi” dietro le quinte e quando si provava un lavoro da mandare in scena la domenica sera.
Eduardo Canestrini era un “mostro” della scena, disinvolto, sicuro di sé e creativo. I giovani attori che recitavano con lui sulla scena si sentivano tranquilli per la presenza del “maestro” capocomico. Giannino Messina era considerato invece il capocomico per eccellenza, trascinatore ed amico degli attori locali approdati alla sua corte come Rocco Lombardi l’indimeticabile belfegor nel prologo della Cantata dei pastori, Mario Di Liddo, Vincenzo Taliercio e Vincenzo Savarese con le donne della Compagnia Rita Assante, Franca e Giovanna Mira e Rosaria Buono. Dal canto suo Giovan Giuseppe Cervera, il professore, era l’intellettuale della filodrammatica. Ha fatto teatro prima con Giannino Messina al Don Bosco e subito dopo definitivamente si accasò alla Fisalugo tra il circolo cattolico San Luigi Gonsaga e la sala teatrale del Seminario a Ischia Ponte ricavata nell’ampio ingresso del vecchio Episcopio.
Da studioso della materia, Cervera praticava la cultura del teatro a trecento sessanta gradi ed era esigente con chi lo seguiva fino ad ottenere il meglio dai suoi attori-amici. Da regista si firmava “X C” sigla di cui non volle mai spiegare il significato. Rino Gamboni amico del Cervera si divideva tra Ischia Ponte e Casamicciola. Attore di grande talento ed anch’ gli regista, si faceva apprezzare per la spettacolarità che amava conferire ai suoi lavori teatrali per lo più in costume di scena. Per GAMBONI le costumiste erano più importanti degli attori stessi. Andrea Di Massa scomparso troppo presto, proprio quando stava dando il meglio di se stesso come attore, regista, scenografo, sceneggiatore e scrittore. Andrea Di Massa era personaggio ingegnoso, instancabile sul lavoro creativo e luce ad Ischia di un teatro misto fra il popolare ed il moderno, l’impegnato ed il leggero. Recitava per strada, in riva al mare e poco sul palcoscenico. Infine Sparaspilli uomo di teatro a ruota libera, ingovern abile sulla scena e padrone del proprio istinto.
Foto Giovan Giuseppe Lubrano
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