Spunta un retroscena sulla nascita di Gaetano Calosirto
Qui non si vuole sconvolgere la storia e nemmeno disorientare gli ischitani devoti del loro Santo e conoscitori della sua lunga ed interessante vita nella penitenza e nelle opere di santità. La rivelazione che qui di seguito rendo nota. se ha un fondamento, modifica di poco la verità storica che vuole il piccolo Carlo Gaetano Calosirto essere nato nell’antica casa a Ischia Ponte con vista Castello, anche se il suo primo vagito l’ha emesso, come è stato rivelato, in altro luogo e come si riporta nella presente rubrica.
“Le doglie colgono donna Laura Gargiulo il 15 agosto 1654, mentre sta passeggiando nel Borgo di Ischia Ponte, ad una certa distanza dal signorile e fortificato palazzo in cui abita. Così Carlo Gaetano, il suo terzo figlio, viene alla luce nella modesta stanzetta di una donna del popolo che generosamente e prontamente accoglie la partoriente”. E’ quanto scrive il santologo prof. Gianpiero Pettiti autore di diversi articoli e libri sulla vita dei santi ed in particolare di San Giovan Giuseppe della Croce. Da questa clamorosa rivelazione, per altro apparsa su Internet nel personale sito del prof. Pettiti, dobbiamo dedurre, anche se con cautela, che in pratica San Giovan Giuseppe della Croce non è nato nella storica casa di Via Luigi Mazzella di fronte al Castello Aragonese, bensì in un basso lungo la medesima strada, poco distante dall’abitazione di famiglia. Sarebbe stato un parto improvviso e di emergenza, fa capire il prof. Pettiti, assistito da una donna del Borgo di Celsa, generosamente offertasi e mettendo per altro a disposizione per la particolare circostanza, la sua umile stanzetta ove abitualmente viveva.
Chiaramente, a parto avvenuto, il piccolo Carlo Gaetano Calosirto dopo le immediate cure ricevute , insieme alla madre donna Laura Gargiulo da Casamicciola, fu prontamente trasferito alla casa dei Calosirto, conosciuta fino ad oggi come la casa natale del Santo. Un non trascurabile dato storico che cambierebbe quello che da sempre si conosce, se si vuol dare credito a quanto di nuovo afferma il Prof. Pettito. Il quale sulla vita del nostro Santo Concittadino ci mette ancora del suo aggiungendo altre note storiche come le seguenti: “Quasi un segno che, quel bambino, non è destinato ad abitare a lungo nel palazzo dei Calosirto, una delle famiglie più in vista e facoltose di Ischia”. “Sarà per inclinazione naturale, continua Pettito, sarà per “colpa” della famiglia profondamente religiosa in cui si prega molto, si digiuna a pane ed acqua in ogni vigilia di festa comandata, e dove si respira una grande devozione alla Madonna, ma quel bambino sembra davvero portato alla vita religiosa, complici anche i padri agostiniani cui i genitori affidano la sua preparazione culturale e religiosa”. “Ma non è da questi, prosegue il Professore santologo, che il ragazzino si rivolge, a 15 anni appena compiuti, per realizzare la sua vocazione: ha conosciuto nel frattempo i frati alcantarini e si sente attratto dall’austerità di vita di questi Francescani che si ispirano alla riforma attuata da san Pietro d’Alcantara. A 16 anni entra così nel loro convento napoletano di Santa Lucia al Monte; qui, insieme al nuovo nome di Giovan Giuseppe della Croce, riceve una forte spinta verso la vita ascetica, grazie ad un Maestro dei novizi particolarmente ispirato”. “Dopo la professione religiosa, scrive ancora Gianpiero Pettito, insieme a 11 confratelli si trasferisce a Piedimonte d’Alife, per costruire un nuovo convento nelle vicinanze del santuario di Santa Maria Occorrevole.
E’ giovanissimo, ed è qui che si innamora: del silenzio abitato da Dio, della preghiera lunga e fervorosa, della meditazione prolungata e trasformatrice. Che però, come sempre avviene per i santi autentici, non riescono ad estraniarlo dal mondo, ma gli donano una sensibilità maggiore per scoprire, soprattutto fra le pieghe della sua Napoli, le mille contraddizioni e le tante miserie, nelle quali egli si muove perennemente scalzo, anche e ben al di là della sua Regola, con qualsiasi tempo e malgrado ogni intemperie. Tanto che una volta si ammala, così gravemente da temere per la sua vita; appena guarito, eccolo nuovamente per strada, instancabile tra un malato da curare ed un moribondo da assistere. Perché Padre Giovan Giuseppe, non aspetta che i poveri arrivino a lui, preferisce andarseli a cercare direttamente nei tuguri e nelle soffitte”.
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