CRONACAPRIMO PIANO

Sprofondo rosso, ecco tutte le nuove restrizioni

Per i sindaci dell’isola la decisione legata alla Campania era purtroppo «inevitabile». Francesco del Deo: «Se il Governo ci avesse sostenuto con ristori per le attività potevamo fare anche un lockdown isolano». Caruso: «Restiamo in casa, non è tempo di passeggiate»

Dal giallo al rosso nel giro di pochi giorni: la Campania sprofonda nella zona con maggiori restrizioni per la pandemia da coronavirus. Un cambiamento che, di fatto, era stato ‘annunciato’ dall’enorme pressing del Movimento 5 Stelle nei confronti della regione guidata dal presidente Vincenzo De Luca, con l’ultimo attacco, quello affondato giovedì pomeriggio dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che è apparso chiaramente come l’annuncio del “cambio” poi ufficializzato oggi dall’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza.

È l’apice di uno scontro istituzionale senza precedenti, con De Luca che, nel corso della diretta settimanale rilanciata sui social, ha, di fatto, ammesso la propria “impotenza” contro le pressioni dei 5 Stelle. La Campania torna a bloccarsi per almeno due settimane, secondo quelle che sono state le indicazioni date dal premier Giuseppe Conte.  Un periodo nel quale sarà vietato ogni spostamento, anche all’interno del proprio comune di residenza, in qualsiasi orario della giornata, salvo che per motivi di lavoro, necessità e salute. Saranno vietati anche gli spostamenti da una regione all’altra e da un comune all’altro. È prevista la chiusura di bar e ristoranti, 7 giorni su 7. L’asporto è consentito fino alle ore 22, mentre per la consegna a domicilio non ci sono restrizioni. Sono chiusi tutti i negozi, fatta eccezione per supermercati, beni alimentari e di necessità. Restano aperte edicole, tabacchi, farmacie e parafarmacie, lavanderie, parrucchieri e barbieri. Chiusi i centri estetici. Restano aperte le scuole dell’infanzia e la primaria; in presenza resta la prima media, mentre dal secondo anno della secondaria di primo grado e le superiori resta attivata la didattica a distanza.

Chiuse le università, salvo specifiche eccezioni. Anche se, su questo punto, bisognerà attendere le scelte del governatore De Luca che aveva disposto la chiusura dell’attività in presenza da un mese (l’ordinanza scade sabato 14 novembre). Sono sospese tutte le competizioni sportive salvo quelle riconosciute di interesse nazionale dal Coni e Cip. Sospese le attività nei centri sportivi- Rimane consentito svolgere l’attività motoria nei pressi della propria abitazione ed attività sportiva solo all’aperto in forma individuale. Sono chiusi musei e mostre; chiusi anche teatri, cinema, palestre, attività di sale giochi, sale scommesse, bingo, anche nei bar e nei tabacchi. Per i mezzi di trasporto pubblico è consentito il riempimento solo fino al 50%, fatta eccezione per i mezzi di trasporto scolastico. L’ordinanza del ministro Speranza dovrebbe entrare in vigore da domenica: con la Campania è diventata zona rossa anche la Toscana, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche sono traslate in “zona arancione”. Imprenditori e commercianti delle nuove zone ‘penalizzate’ dalle restrizioni dovrebbero essere inseriti nel ‘Decreto Ristori’ del governo Conte.

LA REAZIONE DEI SINDACI

«Purtroppo lo avevo previsto: in poco tempo da zona gialla siamo passati alla rossa». Così esordisce il sindaco di Forio Francesco Del Deo, che spiega: «L’isola di Ischia deve essere considerato un unicum e non bisognerebbe considerare la distinzione tra i Comuni per ciò che riguarda la mobilità intercomunale. In alcuni Comuni più piccoli, infatti, non ci sono alcuni negozi che restano aperti malgrado la zona rossa». E continua: «Se ci fosse stato un sostegno da parte del Governo alle imprese, avremmo anche potuto noi sindaci un lockdown isolano già un paio di settimane fa per bloccare il numero dei contagi». «Ho proposto questa soluzione all’interno dell’assemblea dell’Ancim – associazione nazionale Comuni isole minori – in quanto le isole, pur consapevoli della situazione che sta vivendo l’intera Nazione, ritengono che i provvedimenti governativi e/o regionali debbano essere rispettosi delle indubbie diversità territoriale e, ancor di più, della diversa situazione epidemiologica». E chiosa: «Se il Governo fosse stato accanto ai sindaci avremmo provato a mettere un freno ai contagi già da un mesetto. Non si possono pensare alle chiusure senza prevedere dei ristori per chi deve fermarsi. È impensabile».

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Per il sindaco di Serrara Fontana quello della mobilità intercomunale «è un falso problema». «Bisogna restare a casa ed uscire solo ed unicamente per comprovate esigenze di lavoro e necessità. Non certo è il momento per andare a fare una passeggiata in qualche altor Comune dell’isola». «E comunque – aggiunge Caruso – anche durante il periodo di lockdown totale della scorsa primavera c’è sempre stato tanto buonsenso da parte delle forze dell’ordine e dei vigili urbani. A Serrara, ad esempio, non ci sono alcuni negozi che possono restare aperti e quando è stato fermato qualcuno che andava e/o tornava da quegli esercizi non certo è stato multato». Il salto da zona gialla a rossa stupisce il sindaco di Serrara Fontana. «Immaginavo un passaggio graduale da giallo ad arancione. Evidentemente i numeri dei contagi dicono qualcosa di diverso tanto da fare questo ‘salto’». E poi c’è un appello del sindaco: «Al di là del colore della zona bisogna rispettare le regole». E qui un monito: «In questo periodo è mancato spesso il buonsenso, il senso civico ed il rispetto per sé stessi e per gli altri. Bisogna indossare la mascherina e rispettare le distanze. Sono poche regole che se rispettate possono aiutarci tanto. Ma se siamo arrivati alla situazione attuale, è evidente, che in tanti non hanno avuto rispetto».

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