Leggo da un post di Benedetto Valentino del 13 ottobre 2012 : ”Da una idea di Giovan Giuseppe Mazzella: facciamo partire la campagna per la messa al bando dei detersivi non completamente biodegradabili sull’isola di Ischia”. Sono passati sette anni e vediamo cosa è successo. Nel dibattito che segui il post di Benedetto vennero affrontati da parte di chi vi partecipò una serie di aspetti. Alcuni mettevano in mostra difficoltà che si sono interamente verificate. Il fallimento di iniziative per la vendita sfusa dei detersivi, l’impreparazione alla cultura ecologica degli ischitani, i costi dei saponi, ecc. ecc.
Dico questo anche alla luce delle sei ordinanze emesse dai Comuni, anni dopo, che prevedevano l’obbligo, ma mai fatte rispettare. Vi dico questo per mettere in evidenza il ritardo delle risposte che le amministrazioni comunali e gli ischitani diamo al declino dell’isola. Ormai tutti abbiamo presa coscienza di cosa bisognerebbe fare ma non si riesce a trovare il grimaldello per aprire la porta. Traffico,vivibilità,trasporti, depurazione, rumori, disorganizzazione dei Municipi, spazzatura, difesa del territorio, terreni incolti, sicurezza stradale, creazione di un prodotto turistico visto che vendiamo un turismo non più adeguato ai tempi. Leggendo questo elenco non ci dovremmo accorgere di vivere in un mondo più che passato?
E se aggiungiamo le code per una ricetta medica, le code alla posta, nei supermercati, negli uffici dove la burocrazia ci asfissia, non dovremmo renderci conto che viviamo in un paese anche incivile e che una smart city potrebbe darci una mano? Perché ci facciamo scorrere addosso il tempo?
L’unica risposta potrebbe essere: perché siamo un popolo felice e viviamo bene.
E se viviamo bene non abbiamo raggiunto il massimo a cui aspira qualsiasi società? Obiettivamente se un osservatore attento ci analizza, visto quello che constatiamo, non può assolutamente non essere d’accordo.
