So che non dovrei, ma lo faccio lo stesso: la teoria della dissonanza cognitiva
Vi siete mai chiesti perché molte persone fumino nonostante siano ormai conosciuti gli effetti dannosi della nicotina sull’organismo? E perché alcuni continuino a mangiare male o a bruciarsi sotto il sole, nonostante sappiano quanto questo sia nocivo per la salute? Come può una persona essere a conoscenza diquanto le sue scelte siano dannose, ma continua nonostante tutto a metterle in atto?
Vi sembrerà incredibile, ma per spiegarvi questo devo parlarvi di un terremoto avvenuto in India negli anni ’30.
La storia
Nel 1934 una regione della provincia indiana del Bihar fu sconvolta da uno spaventoso terremoto. Nei mesi successiviuno psicologo indiano, Jamuna Prasad, raccolse nelle aree vicine voci allarmistiche che preannunciavano nuovi, terribili ed inevitabili disastri, come lo straripamento del fiume Gange e un nuovo diluvio universale. La cosa sorprendente, però, era che queste voci erano diffuse esclusivamente in quelle aree geografiche che non erano state direttamente colpite dalla sciagura. Era la popolazione delle aree circostanti alla zona colpita dal sisma a sostenere che il peggio doveva ancora arrivare, cioè popolazione che non aveva assistito direttamente al crollo delle case o alla sepoltura dei cadaveri. Al contrario, gli abitanti della regione del Bihar, impegnati nella ricostruzione, non erano interessati a queste notizie allarmistiche. Perché accadde tutto questo?
Il fenomeno incuriosì particolarmente Leon Festinger, psicologo e sociologo statunitense, che nel 1957 fece confluire una considerevole mole di osservazioni e studi nella sua Teoria della Dissonanza Cognitiva.
La Teoria della Dissonanza Cognitiva
“L’individuo mira alla coerenza con se stesso”. Secondo Festinger, l’uomo non è un essere razionale, ma razionalizzante. L’essere umano compie scelte talvolta estremamente illogiche, ma preferisce convincersi di essere nel giusto, piuttosto che affrontare la realtà.
La Teoria della Dissonanza Cognitiva sostiene infatti che le persone tendono ad essere coerenti con l’idea che hanno di se stessi, con i loro comportamenti e pensieri. Se non riesconoad esserlo, vanno incontro ad una dissonanza che gli causa disagio. A questo punto cercheranno di ridurre questa sensazione spiacevole realizzando una ristrutturazione cognitiva o un cambiamento nel comportamento.
Torniamo ai nostri fumatori. Una persona fuma sapendo che gli fa male e che sarebbe meglio smettere. Cambiando il comportamento (smettendo di fumare) il problema è risolto: c’è coerenza, consonanza, tra ciò che si pensa (che il fumo fa male) e ciò che si fa (smettere). Il problema è che ad alcune persone, però, fumare piace, altrimenti non si spiegherebbe la diffusione del tabagismo. Dunque, che succede se si continua a fumare? Si crea una dissonanza tra ciò che si pensa (che fa male) e ciò che si fa (fumare). La dissonanza è dolorosa, genera tensione e disagio e la persona è motivata a ridurla (anche perché spesso e volentieri si sente un idiota quando fa una scelta che sa essere sbagliata, e nessuno desidera sentirsi un idiota). Se non è possibile, o non si vuole, o non si riesce, a cambiare un comportamento, l’unica possibilità è cambiare la cognizione, cioè il pensiero. Ed ecco che la persona cercherà informazioni che gli diano conforto e lo sostengano nella sua scelta di mettere in atto quel comportamento: ad esempio, ricorderà che suo nonno fumava ed è morto a 102 anni con una Marlboro in bocca, che anche un medico di sua conoscenza fuma, che oggigiorno fa male tutto, anche l’aria che si respira, e poi, con tutto questo smog, che vuoi che sia una sigaretta o due o dieci? Dissonanza eliminata.
Stesso fenomeno avviene con altri comportamenti dannosi, come l’esposizione al sole senza protezione solare, l’alimentazione disordinata e il consumo di alcoolici: quando non possiamo (ma anche quando non vogliamo) cambiare il comportamento, l’alternativa è tirare fuori il nonno morto a 102 anni, con un panino al lardo in mano, un bicchiere di vino nell’altra, abbronzatissimo e con la Marlboro in bocca.
Tutto questo accade anche quando la scelta riguarda un acquisto: se desidero proprio tanto quelle scarpe costosissime ma so che non posso permettermele, le compro lo stesso, ma raccolgo tutte le informazioni a sostegno del fatto che davvero avevo bisogno di quelle scarpe. Non potevo non comprarle!
Cosa accadde quindi nel ’34 alle popolazioni vicine alla provincia di Bihar? Secondo Festinger, quelle persone si trovarono in uno stato di profonda dissonanza tra il terrore che provavano in seguito alla sciagura e la realtà circostante (molto tranquilla, praticamente immutata rispetto a prima). Come è possibile ridurre la dissonanza tra la paura che provi e l’assenza di minacce reali intorno a te? Semplice, creando una minaccia e convincendoti che il peggio deve ancora arrivare. Le voci allarmistiche giustificavano le emozioni provate. Non sempre è la minaccia a determinare la paura: sorprendentemente, in alcuni casi la paura crea una (falsa) minaccia.
Articolo della dottoressa Tiziana Di Scala (tel. 3208531292)
“Liberamente” è curata da Ilaria Castagna, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi de L’Aquila, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva Comportamentale di Caserta A.T. Beck
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