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Snorkeling e immersioni alla scoperta di Aenaria, così la piccola Atlantide isolana svela le sua meraviglie

Dalla scorsa estate sub esperti ma anche semplici appassionati possono ammirare gli scavi archeologici nella baia di Cartaromana. Le novità della ricerca storico scientifica, la scarsità di fondi, l’attività di tutela e divulgazione raccontate dall’archeologa subacquea Alessandra Benini

Un mondo sconosciuto e ricco di fascino, con segreti custoditi per secoli dalle praterie di Posidonia, dalle onde del mare e dagli scogli di Sant’Anna. Anfore, antichi reperti, frammenti di statue, colonne di pietra e la banchina del porto, snodo centrale degli scambi commerciali nel Mediterraneo. Aenaria, la cittadina esistita in epoca romana tra il IV e il I secolo a.C., sprofondata nelle acque di Ischia per effetto di un’eruzione vulcanica o di un terremoto, è finalmente visitabile nel periodo estivo con tour guidati tra i resti archeologici rinvenuti, a 9 metri di profondità, nello specchio d’acqua davanti al Castello Aragonese. Un patrimonio di storia e testimonianze pronto per essere mostrato al mondo. E a un segmento turistico, quello subacqueo, in continua crescita ed evoluzione, come dimostra l’esperienza felice del dirimpettaio Parco sommerso di Baia. Dal 2011, ogni anno, in primavera e in autunno, un team di sub specializzati, sotto la supervisione della Soprintendenza e la guida dell’archeologa Alessandra Benini, procede nelle attività di scavo per rivelarci, tassello dopo tassello, la città invisibile

Lo scorso ottobre si è conclusa una nuova campagna di scavo sottomarino. Quali passi avanti sono stati fatti nella ricostruzione di Aenaria?

Ci siamo ampliati all’esterno della banchina portuale e, attraverso lo studio della ceramica e altri reperti rinvenuti, stiamo cominciando a capire quella che era la frequentazione del porto. Abbiamo trovato anche qualche frammento di legno, che potrebbe essere pertinente a imbarcazioni dell’epoca, ma è ancora presto per dirlo. Proprio perché il materiale è delicato, quasi in superficie e molto frantumato, abbiamo interrotto gli scavi. A ottobre le condizioni meteo-marine sono rischiose, cambiano da un momento all’altro, quindi abbiamo preferito rimandare. Per un lavoro più tranquillo, di dettaglio, se ne parlerà il prossimo maggio, con la ripresa degli scavi.

E’ soprattutto questa l’attività nella baia di Cartaromana?

Ogni anno scaviamo per quattro mesi per portare fuori un altro pezzettino di un puzzle molto più grande che riguarda la città sommersa di Aenaria. Con la Marina di Sant’Anna è possibile effettuare visite guidate sulla barca col fondo trasparente. Ma dallo scorso giugno c’è una novità importante: la Soprintendenza ci ha autorizzato a portare dei subacquei nell’area, quindi anche per la prossima stagione sarà possibile fare snorkeling e immersione. Insomma, ci stiamo attrezzando per aprire a un’altra fetta di mercato turistico interessato al sito archeologico di Aenaria. Sempre nella direzione di un turismo culturale e sostenibile, indispensabile per l’isola d’Ischia. L’esistenza del sito sommerso di Aenaria punta a raffinare l’offerta: oltre al Museo archeologico di Villa Arbusto, oggi è possibile visitare un sito archeologico, contribuendo allo stesso tempo alla valorizzazione e alla tutela della baia di Cartaromana.

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Un passaggio importante su cui non c’è molta consapevolezza.

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Eppure attraverso il più insignificante dei reperti possiamo risalire a un frammento significativo della storia di Ischia. Anche quel coccio lì, tutto rotto, può raccontarmi molto di più di pezzi più pregiati o manufatti esteticamente più interessanti. L’invito è banale, ma deve essere chiaro a tutti: va tutelato l’ambiente e valorizzato il nostro patrimonio culturale. Solo quando tutti quanti noi lo curiamo, possiamo mantenerlo e farlo diventare una fonte di reddito. Una forma di economia del territorio. L’esperienza di Enzo Maione al Parco archeologico sommerso di Baia ne è la prova vivente.

Un modello positivo che sta facendo scuola, quello di Baia. Secondo lei, cosa c’è da imparare da questa esperienza?

Credo esistano tutti i presupposti per avere lo stesso tipo di risultati anche su Ischia. C’è un’unica grande differenza: a Baia hanno la fortuna di avere le strutture che già emergono dal fondale marino. Le nostre, invece, dobbiamo scavarle. Quindi è tutto in corso d’opera. Ogni anno eseguiamo ulteriori scavi e ogni anno troviamo qualcosa di nuovo. A Baia hanno già tutto a vista, senza problemi di copertura o di grande scavo. Hanno questa distesa di reperti e mura, perciò possono portare direttamente i turisti ad ammirarle. Noi abbiamo un percorso un po’ più complicato, ma stiamo dando un contributo maggiore dal punto vista storico archeologico. Malgrado gli inconvenienti di dover ricoprire ogni volta, a fine campagna.

I risultati quali sono stati?

Un contributo fondamentale alla storia dell’isola d’Ischia. In particolare, alla presenza degli antichi romani sull’isola, di cui prima non si sapeva nulla o si sapeva pochissimo. Finora con la barca a fondo trasparente abbiamo portato oltre 4000 visitatori. E poi la conoscenza nelle scuole. La nostra volontà è quella di andare avanti, di migliorare sempre e di avvalerci dell’innovazione tecnologica c oggi tanto apprezzata proprio dai giovani. Dobbiamo avvicinare le nuove generazioni alla cultura, al sito di Aenaria e a tutto il patrimonio archeologico diffuso sul territorio. Se non imparano ad amarlo da piccoli, dopo diventa più difficile coinvolgerli. Lavoriamo anche con i bambini più piccoli, quelli dell’asilo. E’ una bella sfida, con grandi gratificazioni. Tante volte ci è successo di genitori che hanno conosciuto Aenaria attraverso i loro bambini. L’investimento sulle nuove generazioni è per noi fondamentale. Naturalmente c’è anche una questione di tutela della baia, perché i reperti che si trovano sul fondale marino sono completamente protetti.

Come si concilia questa attività di protezione con una fruizione più ampia, anche in una prospettiva futura?

Non ci sono problemi. Se tutto fila liscio, i periodi di fruizione sono quelli estivi, quando il cantiere è aperto e le strutture sono perfettamente visibili. D’inverno, quando bisogna coprirle, l’afflusso turistico è nettamente inferiore. Ad ogni modo, rispetto a Baia, ad esempio, abbiamo il vantaggio di avere rispetto una maggiore visibilità. Certo, il percorso di Aenaria è molto più piccolo però è qualcosa di totalmente nuovo, e con l’autorizzazione per fare snorkeling, vogliamo farlo conoscere a un numero quanto più ampio di visitatori.

Quali sono le fonti di finanziamento dell’attività archeologica nella baia di Cartaromana?

Dal Ministero abbiamo a disposizione un budget ridicolo, rispetto alla quantità di beni archeologici che ci sono in Italia. Si tende a restaurare, a conservare ciò che c’è e rischia di deteriorarsi. Le risorse vengono quindi impiegate in questa direzione, piuttosto che nella ricerca di nuovi siti e reperti. Le Sovrintendenze hanno pochi fondi, anche quelli impegnati per i restauri o per intervenire in quelle scoperte, occasionali e improvvise, che richiedono un’immediata presenza. Basti pensare a Roma, ma anche ai Campi Flegrei, dove ogni volta che si scava per altri motivi, affiora qualcosa. Per una ricerca storica come può essere quella nel sito di Aenaria, il Ministero non è interessato. Subentra il privato, se ha l’intelligenza e la voglia di farlo. Investire, come ha fatto Marina di Sant’Anna, non è stato facile. All’inizio sono stati presi per pazzi, sembrava un progetto inattuabile, una perdita di soldi, energia e idee. Col tempo, anche gli enti pubblici si sono dovuti in parte ricredere: oltre al un contributo storico-scientifico che mettiamo a disposizione del Ministero, della cittadinanza e della comunità di studiosi, le attività hanno dimostrato, seppur in minima parte, di poter diventare opportunità lavorative. Un esempio per far capire ai giovani che con la cultura si può vivere. Attualmente andiamo in pari: ciò che viene investito, ci viene restituito dalle visite.

Perché non c’è nulla di Aenaria alla mostra ‘Thalassa’ del MANN, che pure celebra l’archeologia subacquea?

Non so rispondere. Questione di organizzazione, suppongo.

Ostacoli burocratici?

Non credo. Temo che non sia mai arrivato una invito.

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