C’è un messaggio che passa chiaro e forte quando ci fermiamo ad osservare una qualsiasi opera appartenente alla corrente della street art. E quel messaggio è il seguente: libertà di espressione nella sua più alta accezione. Parliamo di arte pubblica, democratica e collettiva che vuole includere tutti, nessuno escluso. Fino a qualche decennio fa c’era reticenza nell’accettare questa forma di espressione artistica, oggi fortunatamente la situazione è radicalmente cambiata e in tutto il mondo possiamo constatare la bontà di questa nuova arte che invade pacificamente i luoghi per dare loro una nuova vita. La nostra isola, come si sa, sta sperimentando la bellezza della street art grazie a un’opera in corso di realizzazione all’esterno del Liceo Statale “G. Buchner”. Jorit, pseudonimo di Ciro Cerullo, è l’autore del murale che tutti noi stiamo ammirando con il naso all’insù e che raffigura una donna di colore in una possibile interpretazione personale dell’artista di Santa Restituta. Avere a Ischia un artista di questo calibro è quindi un privilegio enorme e la sua opera, finanziata dall’assessorato alla Scuola della Regione Campania nell’ambito del “Programma scuola Viva” e dalla fondazione Jorit, dovrebbe essere per tutti una formidabile occasione di crescita personale. Purtroppo però nelle ultime ore ci sono stati insulti e commenti razzisti da parte di un ragazzo nei confronti del soggetto rappresentato, e in particolare su una chat è circolata una foto dell’opera con la seguente frase: “Iniziamo a costituire il comitato di vandalizzazione per questo vergognoso murale”. Il tutto seguito da un hashtag irripetibile. Parole irricevibili che sono state subito stigmatizzate e condannate con determinazione. La comunità isolana, infatti, si è profondamente indignata davanti a tutto ciò e la stessa preside del liceo isolano Assunta Barbieri sul profilo ufficiale dell’istituto ha preso le distanze da quelle frasi cariche di odio. Il lavoro di Jorit comunque va avanti e abbiamo deciso di incontrarlo per raccogliere le sue sensazioni sull’opera che sta realizzando in questi giorni:
Come è nata l’idea di venire proprio a Ischia?
«Tutto nasce da un progetto della Regione che coinvolge diverse scuole della Campania e che prevede per alcune di esse la realizzazione di murales, come quello che sto facendo qui a Ischia su una delle facciate del Liceo. L’isola è stata scelta perché si presta a ospitare un’opera di questo tipo e per me è un piacere aggiungere bellezza a un luogo che, già di per sé, è stupendo per via delle sue meraviglie. La preside del Liceo ha accolto di buon grado il progetto e la ringrazio per la sua disponibilità».
Cosa stai rappresentando in questo murale e qual è il messaggio che intendi lanciare?
«La mia è un’interpretazione personale di Santa Restituta e vuole essere un omaggio alla cultura e alla tradizione di Ischia. È una mia visione del sacro, così come mi è capitato di fare in altre occasioni nel corso della mia esperienza artistica. Il messaggio che voglio lanciare è di fratellanza, uguaglianza e di pace».
Le frasi razziste e fasciste nei confronti del tuo murale hanno fatto scalpore nelle ultime ore. La comunità isolana ha preso le distanze da quelle parole esecrabili, ma tu che idea ti sei fatto di questo grave e vergognoso avvenimento?
«Sono molto dispiaciuto da quello che è accaduto e credo che sia importante parlarne. Il ragazzo che ha scritto quelle frasi razziste ha poi inneggiato al Duce e al fascismo, manifestando in questo modo un’idea di odio e di discriminazione. Dietro a questa triste vicenda forse c’è un fenomeno più grande che va combattuto e condannato senza alcuna esitazione. Non si possono più accettare persone che discriminano gli altri per il colore della pelle. Per porre un argine a questa deriva, credo che sia necessario ritornare a parlare di diritti sociali e diritti sul lavoro. Restiamo umani e confrontiamoci nel rispetto reciproco, consapevoli che fratellanza e uguaglianza sono termini meravigliosi. Mi fa piacere che sull’isola ci sia stata una netta presa di posizione contro questo atto di razzismo e vorrei ringraziare la preside e i rappresentanti d’istituto che hanno stigmatizzato quanto accaduto. Sono certo che Ischia non sia razzista, ma allo stesso tempo è necessario porre l’attenzione su simili vicende che rischiano di moltiplicarsi se non vengono condannate con forza».
Come definiresti la street art e tutto il mondo che ruota attorno ad essa?
«Io credo che la street art sia attualmente la corrente dominante nel panorama mondiale. Piace perché è pubblica, democratica e accessibile a tutti. Non bisogna pagare un biglietto per vedere i murales e credo che la sua forza risieda proprio in questo rapporto così diretto con le persone. La street arte è poi comprensibile, non ci sono concetti astrusi e criptici che possono distogliere l’attenzione degli osservatori come capita, invece, in altre forme d’arte contemporanee. La street art è immediata e porta con sé dei messaggi sociali che tutti possono cogliere».
Quanto è cambiata la street art negli ultimi anni?
«Ancora oggi alcuni ritengono che espressioni artistiche di questo tipo siano frutto di vandalismo. Agli inizi questa sensazione era predominante, ma oggi le cose sembrano essere cambiate perché negli ultimi anni c’è stata un’apertura sempre maggiore alla street art e questo non può che farmi piacere».
Come hai iniziato il tuo percorso artistico?
«Io ho cominciato quando la street art era ancora considerata poco più che vandalismo e illegalità. Agli inizi dipingevo per me e in maniera individuale, ma poi mi sono aperto al pubblico. Ho capito che era importante fare delle opere che rispondessero a delle esigenze della comunità e che potessero essere apprezzate da tutti. Oggi continuo su questa scia, cercando di dare messaggi universali e condivisi da tutti».
Avresti mai pensato di raggiungere un successo così grande?
«No, sinceramente non avrei mai pensato di avere tutto questo successo, anche perché gli inizi non sono stati semplici. Tuttavia la passione per la street art è sempre stata la mia più grande motivazione e credo che nella vita non avrei potuto fare altro. Era questa la mia strada».
Hai girato il mondo nel corso della tua carriera. Qual è il paese che ti ha colpito di più?
«Non c’è un paese in particolare. Tuttavia ho una forte affinità con il Sud America per via del temperamento delle persone che sono molto simili ai napoletani. Sono luoghi del cuore dove ho trascorso momenti bellissimi».