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“Il Silenzio del Gatto” raccontato dalla sua autrice Roberta Garbaccio

PROCIDA –

L’autrice Roberta Garbaccio è una docente di Filosofia e Storia del Liceo di Ischia, giornalista, autrice di testi di didattica ed economia, è alla sua seconda uscita dopo “La Corte delle aquile”, RCE Edizioni. Il romanzo è “Il silenzio del gatto”, Guida Editori, distribuzione Messaggerie. Si parla di una giovane donna Eleonora e delle sue peripezie per cercare di rimettere assieme i pezzi della sua vita perfetta ma andata in frantumi in un solo colpo. Come ci riuscirà è tutto da ridere basti dire che ci sarà necessario un viaggio nel tempo, nei magnifici anni sessanta, quelli della quelli della Coca Cola, del detersivo Tide e della Brillantina Linetti. Ma anche della protesta studentesca, dei figli dei fiori, della generazione beat con la faccia di Che Guevara stampata sulle magliette.

Il libro, presentato al Margutta di Roma, dalla regista Maria Pia Liotta, ad Ischia dallo storico Ciro Raia, è stato l’appuntamento di chiusura degli Incontri con gli autori all’Unsenaer di Napoli. Ha ottenuto un consenso unanime di pubblico così come la critica lo ha definito una delle una delle pagine più belle della letteratura italiana. E la Ernesta, la terribile nonna di Eleonora, Oreste, il contadino aspirante scienziato, il professore, il pompiere, la facente funzione e Rinuccio chiave inglese sono ormai nel cuore di tutti.

Le avranno già fatto questa domanda ma: come nasce il libro?

«Lo ripeto volentieri perché aver conosciuto almeno al telefono Fabrizio Caramagna è stata tra le parti più piacevoli dell’avventura del libro. Caramagna è forse il più importante scrittore di aforismi e i suoi apprezzamenti al romanzo mi hanno fatto molto piacere. L’idea del libro nasce da un aforisma che parla di un gatto che ha letto il libro dei misteri di Dio e dell’universo e che se ne va senza dir nulla. Un pensiero molto profondo che rappresentava bene la dimensione di mistero e magia che volevo conferire alla storia».

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Hanno definito Il silenzio del gatto il romanzo degli umili perché parla di persone semplici che alla fine riescono a difendersi dai più forti…mi dice come ci riescono?

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«Attraverso molte peripezie, situazioni tragicomiche e un viaggio dentro la coscienza. Soprattutto questo».

Il libro è ambientato a Napoli e in un piccolo paesino emiliano. E tra napoletani ed emiliani le mentalità sono molto diverse…

«I fatti si riferiscono a un po’ di tempo fa, ora la situazione è cambiata. Ma un tempo lo scontro tra polentoni e terroni era molto evidente e le sue dinamiche assumevano contorni esilaranti, anche perché il Nord riteneva inferiore il Sud, ma non si sapeva per certo dove iniziasse il sud perché il problema non era geografico: nord e sud sono categorie dello spirito. Comunque nel libro napoletani ed emiliani smettono di litigare, scoprono che hanno molto in comune eccetto la fede calcistica e trovano l’idea per risolvere una situazione intricatissima».

Perché una lavatrice e un gatto in copertina?

«Perché la parte centrale della vicenda si svolge nel giorno in cui la nonna della protagonista ha comprato una lavatrice che per l’epoca e il contesto era paragonabile ad un astronave. Tutto il paese va ad assistere al lavaggio, come una volta che si andava a casa di quello che aveva la televisione a vedere Lascia o raddoppia. Come finirà il lavaggio non me lo chieda….Il gatto è quello che conosce i misteri dell’universo ma che non sappiamo se ce li spiegherà, vedremo».

La figlia della protagonista è una ragazza che ne combina di tutti i colori ma è anche molto in gamba, anche lei contribuisce alla risoluzione della questione (di cui non diciamo) con una trovata geniale

«I ragazzi sono geniali. O Meglio, molti di loro posseggono schemi mentali più potenti di quelli della nostra generazione per comprendere il mondo contemporaneo. Per questo va data loro fiducia. Anche se a volte sono faticosi. Ma anche noi siamo stati faticosi per i nostri genitori. Chi non lo è stato a suo tempo ha fatto danni molto peggiori in vecchiaia. Le rivoluzioni devono essere fatte all’età giusta, altrimenti si diventa ridicoli».

C’è qualcosa di autobiografico nel libro?

«Giorgio, il cane: come il mio chiamerebbe il 113 se lasciato di notte fuori casa».

Guglielmo Taliercio

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