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«Serrara Fontana esiste ma non è di Caruso»

Serrara Fontana non c’è. Meglio, c’è ma se si guarda bene, esiste solo di fatto. Nel paese tra chi si è gettato nei solchi della campagna e chi sta per tuffarsi nella mischia, si è creato un frutteto di possibilità. Perché, come affermava una pubblicità che passava in tv, “l’amore per la terra da solo buoni frutti”. Fosse vero. Per il momento si tratta di una campagna in apparenza diversa da quella pubblicitaria, quella elettorale. Nessuno ancora, ahinoi, ha manifestato il suo genio nell’elaborare un piano per mettere le proprie braccia a disposizione dell’agricoltura. Tranne Caruso, il sindaco, che intanto è in prima linea nella lotta contro il terrore a fronteggiare l’emergenza rifiuti sporcandosi le mani. Una campagna, questa elettorale dicevo, che serve – ma poi siamo davvero convinti che serva?- per raccogliere voti e qualche frutto del sudore della fronte con l’inserimento di nuovi volti. Ha anche la funzione di riaccendere i riflettori sul piccolo comune. C’è chi ha manifestato il nobile fine di metterlo finalmente sul binario di un nuovo quinquennio, verso un’organizzazione progettuale seria e rompere il ghiaccio di quest’Era glaciale economica e finanziaria. Forse l’America potrebbe essere vicina e ormeggerà nel porto di Sant’Angelo. O, al contrario dei giudizi autocelebrativi, è più vicina la Siberia e al solito farà tappa nel borgo. Questo tempo, e fino al 5 giugno, è buono per tentare di fare bilanci e domande.

Ogni amministrazione uscente, in prossimità della competizione, dovrebbe mettere sulla bilancia ciò che ha fatto e quello che non è riuscita a raggiungere e spiegarne i motivi. È necessario per avere un quadro il più possibile vicino alla realtà. Se Caruso adesso non ha un programma diverso dal precedente o non valeva un cazzo quel programma, oppure gli serve come scusa per giustificare che per raggiungere risultati certi deve durare altri cinque anni altrimenti gli obiettivi non si conquisteranno. Oppure, altra possibilità, beh, fate voi. Per leggere di bilanci consuntivi, intanto, capaci di fotografare le casse comunali dell’ente governato dall’amministrazione Caruso, chissà, bisognerà aspettare l’arrivo di una stagione migliore per uscire dalla steppa dall’ecosistema originale grazie alla varietà di ambienti e personaggi. Siate gentili, non fate altre domande senza senso come questa al sindaco perché gli ricordereste che l’unico nemico di Caruso è se stesso. Nel voler risolvere le problematiche del comune, a volte, fa tutto da solo come fosse a capo di un mondo a parte anziché su un’isola, assieme ad altre cinque amministrazioni.

Lo stesso atteggiamento che hanno gli altri sindaci. Certe volte sembra un talebano della politica che vive in una dimensione recintata ad ammansire un gregge che ritiene di non esserlo. Al sindaco uscente, tuttavia bisogna riconoscergli la voglia di governare il suo paese. Legittimo pure quando dice di non voler proporre «assolutamente nulla di diverso» e di «voler operare nel solco della continuità». Primo, se davvero volete fargli notare qualcosa, ditegli che il solco di continuità di cui parla ha radici lontane nel tempo e non può durare tanto quanto la costruzione della Salerno-Reggio Calabria. I problemi che stringono il paesello rischiano di far deflagrare alcune condizioni, tipo quelle che sono a contatto, per certi aspetti ne sono dipendenti, con l’economia basata sul turismo che a sua volta è legata a quella di un’isola intera. Le strutture alberghiere in crisi sono la punta di un problema mai affrontato e il non voler proporre un cambio di rotta, oltre i proclami sui depuratori, PUC, immondizia che nel frattempo sembrerebbe aumentata o sull’Eremo di San Nicola, potrebbe diventarne la causa principale.

Se Caruso ha detto che per lui bisogna continuare l’azione precedente vuol dire che la sua è una tattica che mira al governo del territorio e della situazione economica in senso stretto glie ne fotte una sega. L’azione di continuità di cui parla appare simile alle azioni di Holly e Benji che percorrevano il campo di calcio in lungo e in largo. Tra acrobazie e dribbling si riempivano gli episodi del cartone e ogni volta stavi lì a chiederti quando avrebbero segnato un cazzo di gol. Secondo, più grave. Rimbalzano gossip – chiamiamoli così- che farebbero temere per la presenza di certi rapporti di forza. Come sindaco uscente dovrebbe prendere provvedimenti. Per esempio, temi mai risolti da almeno dieci anni, anche questa fa parte della continuità amministrativa, come la mancanza di agibilità di cui soffrirebbero alcune tra strutture e attività commerciali, rischiano di essere usati da certi personaggi che sembrerebbero essergli vicino con la finalità di dare- diciamo- un «suggerimento» al proprietario “in difetto” indicandogli la strada da seguire il 5 giugno. Così si eviterebbe di far increspare i rapporti (tra l’attività e l’ente). Benvenuti nel futuro della normalità politica e nella continuità delle fiere vintage.

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