Solidi edifici immersi nel verde con aule ampie e silenziose, corridoi luminosi, orti in giardino e pannelli solari sui tetti. Laboratori all’avanguardia, palestre super attrezzate e supersicure. Dovrebbero essere così le case degli studenti, luoghi piacevoli e funzionali dove formarsi, crescere e sentirsi al sicuro. Dovrebbero. Perché in realtà, e a Ischia lo sappiamo bene, tutto questo non accade. La scuola italiana è fragile. Perché abita in edifici troppo vecchi, la maggior parte dei quali costruita prima del 1974 (anno di entrata in vigore delle norme antisismiche) e perché quegli edifici sono impreparati a reggere crolli, terremoti, trombe d’aria, alluvioni, incendi e perfino infiltrazioni d’acqua. Fragile soprattutto perché manca la manutenzione, ordinaria e straordinaria. Ciò che consentirebbe perlomeno di fronteggiare l’urto del tempo. Per oltre vent’anni non si è fatto nulla. Non si è investito adeguatamente in un territorio particolare, di elevata sismicità e ad alto rischio idrogeologico. Scuole costruite (o ricavate) in aree che richiederebbero ben altro monitoraggio. Realtà per le quali non è mai completamente chiaro in che condizioni si trovano fino a quando non arriva un’emergenza (o una tragedia) a dirci come sta quella scuola. E cioè male.
D’altra parte i dirigenti scolastici contestano da tempo l’impossibilità di ottemperare a obblighi di legge legati alla sicurezza, senza avere – in merito – alcuna risorsa. Né di personale, né economica. Rimanendo tuttavia responsabili in ogni sede per quello che può succedere ai loro alunni (e non solo). Ecco perché, già lo scorso ottobre, una delegazione di presidi delle scuole italiane è stata ricevuta dal sottosegretario al Miur per procedere alla proposta di abrogazione del contestato decreto legislativo che pone in capo al dirigente scolastico la responsabilità di “datore di lavoro”, pur non essendolo nei fatti. La pensa così anche Assunta Barbieri. D.S. dell’Istituto Comprensivo “Vincenzo Mennella” di Lacco Ameno. Il Golfo l’ha incontrata all’indomani della Giornata nazionale della Sicurezza nelle scuole e soprattutto dopo la chiusura di buona parte del plesso che condivideva con il biennio del Liceo Scientifico.
«In base alD.Lgs. 81/08 – spiega la preside – il dirigente scolastico viene identificato come un datore di lavoro. Nel momento in cui assume questa qualifica, diventa responsabile della salute e della sicurezza di tutti suoi lavoratori, compresi gli alunni. Sono arrivata alla guida dell’IC “Vincenzo Mennella” di Lacco Ameno in piena emergenza terremoto; insieme all’amministrazione, abbiamo fatto i salti mortali per garantire il diritto all’istruzione agli studenti. Sono responsabile della salute e la sicurezza di ben 700 persone tra alunni, docenti e personale non docente. In strutture che, da un punto di vista della sicurezza o della norma più stretta, hanno molto da migliorare. Tutti i plessi, compresa l’area del Liceo che ieri è stata chiusa, possiedono un certificato di agibilità, ma la questione “sicurezza” di una scuola non può esaurirsi nella sua agibilità. Faccio di tutto per ridurre i rischi, ma non ho alcun potere economico per intervenire laddove ravviso una situazione di criticità. Posso solo segnalarla, e attendere che si intervenga. Ecco perché sono profondamente convinta che bisogni modificare questa legge così ingiusta. Se crolla un tetto, ad esempio, i responsabili civili e penali sono i presidi, che però non hanno nessun potere per mettere mano alla ristrutturazione o alla messa in sicurezza di questi edifici scolastici. Una situazione paradossale che non possiamo più accettare: ci viene data una responsabilità datoriale, senza essere nei fatti dei veri datori di lavoro. E’ indispensabile, a questo punto, un provvedimento legislativo che disciplini in modo chiaro ed univoco la distinzione del ruolo del Dirigente scolastico da quello di datore di lavoro in ambito prevenzionistico».
Eppure le risorse per intervenire esistono, vengono stanziate. Prendono forse altre strade?
«Le risorse di sicuro non arrivano a scuola. Le risorse le hanno gli Enti proprietari: Comuni e Città metropolitane. A questo punto ci consegnassero edifici veramente a norma, verificassero sistematicamente lo stato di sicurezza degli stessi, effettuassero gli interventi di manutenzione con regolarità per prevenire il verificarsi di situazioni di pericolo. Tutto questo non accade.»
A compromettere la sicurezza generale, anche una certa vetustà delle scuole italiane. «Per quel che riguarda l’edilizia scolastica, esistono piani straordinari messi a punto dai precedenti governi, ma non sono mai stati fatti dei lavori importanti, strutturali, organici per rinnovare il patrimonio immobiliare scolastico. E’ vero: le nostre scuole sono vecchie. E’ vecchissimo il plesso Principe di Piemonte, oggi chiuso per effetto del terremoto. E’ un edificio che risale agli anni ’30, realizzato senza il rispetto di tutte quelle norme antisismiche che sarebbero arrivate successivamente. In queste condizioni versano tantissime altre scuole italiane.»
I tanti, troppi incidenti avvenuti negli ultimi anni confermano questo preoccupante stato delle cose.
«Episodi tristi, drammatici, accettati quasi come una tragica fatalità, a riprova che quello della sicurezza nelle scuole è un problema ampiamente sottovalutato. Qualche settimana fa è morto un bambino in una scuola di Milano. Magari anche una scuola a norma, eppure si è affacciato a una ringhiera ed è caduto. La verità è che nell’ultimo ventennio i finanziamenti alle scuole si sono ridotti. Il Ministero continua a tagliare: si è pensato più a risparmiare che a salvaguardare l’incolumità dei milioni di alunni e lavoratori della scuola. Interventi immediati per la messa in sicurezza delle strutture e l’aumento del personale Ata per la vigilanza non sono più rinviabili. A oggi, io non ho la pianta organica completa dei collaboratori scolastici, perché non sono stati ancora nominati. E’ mai possibile continuare a togliere risorse alla scuola? Questo paese vuole investire sul suo futuro oppure no?»
Venerdì scorso, dopo una verifica dei Vigili del Fuoco, è stata chiusa la sede del Liceo Scientifico a Lacco Ameno. Nello stesso plesso, l’area oggi occupata dalle classi della scuola elementare del “Vincenzo Mennella”, è rimasta invece aperta perché dichiarata agibile.
«Le sei aule sono state dichiarate agibili perché evidentemente l’intervento che è stato fatto dall’amministrazione comunale lo scorso anno, e in parte anche all’avvio del nuovo, ha messo in sicurezza quell’area del plesso. Le indagini dei Vigili del Fuoco sono state approfondite e accurate: non sono state registrate infiltrazioni d’acqua nelle aule o nei bagni, pertanto sono serena. Certo, il plesso si trova in condizioni che tutti conoscono. E’ molto trascurato. La manutenzione è pari a zero. Anziché limitarsi a fare passerelle promozionali, la Città Metropolitana, deve farsi un esame di coscienza e prendersi le sue responsabilità. Farsi carico delle problematiche di sua competenza che riguardano tutte le scuole d’istruzione secondaria dell’isola d’Ischia. E soprattutto curarle, perché ha le risorse per farlo. Non è possibile che si arrivi a situazioni “limite” ogni volta che piove in maniera abbondante. Non è più accettabile che cadano calcinacci o, più in generale, che le scuole secondarie abbiano ancora notevoli problemi di spazi che le costringono ai doppi turni. Per quanto riguarda il “V. Mennella”, continueremo le lezioni nella parte del plesso dichiarata agibile. Oggi sono tranquilla, ma domani? Già quest’anno manca un’aula, che non so se riusciremo ad avere vista la dichiarazione d’inagibilità. Per il prossimo anno scolastico, la carenza di spazi sarà superiore. Oltretutto, sono in programma lavori di ristrutturazione agli altri plessi. Dove andrà la comunità scolastica di Lacco Ameno? Sono cose note a tutti: all’ex amministrazione, al Commissario prefettizio, lo farò presente anche al Commissario per la ricostruzione, ma le incognite restano.»
Lo dicevamo prima: la sicurezza non si esaurisce nella questione dell’agibilità.
«Vero. Ci sono tanti problemi, soprattutto nel plesso che abbiamo condiviso finora con gli studenti del Liceo. Spazi non sempre adeguati, in alcuni casi angusti, finestre non completamente a norma, non abbiamo tende. Tutto ufficializzato e messo nero su bianco nel Documento della Valutazione dei Rischi redatto illustrando tutte le problematiche che riguardano ogni plesso su cui si articola la nostra offerta formativa. Bisognerebbe rimuoverle, le criticità evidenziate. Bisognerebbe, ad esempio, effettuare un’indagine più approfondita sulla eventuale presenza di radon. Non abbiamo soldi per farlo. La questione sicurezza e tutela della salute per me resta cruciale. Ma il problema è sempre quello: noi dirigenti non abbiamo il potere di intervenire. Siamo parte di una filiera istituzionale che fa da scaricabarile. C’è sempre qualcuno che resta con il cerino in mano e quel qualcuno è il preside.»
Potrebbe ricorrere a un fondo finanziato dal contributo delle famiglie, anche se questo significa gravarle di ulteriori oneri.
«A questo punto ci sto pensando, per quanto mi renda conto che questa sia una piccola comunità che già fa tanti sacrifici. Il mio collega Gianpietro Calise lo ha chiesto, anche se poi è stato travolto da malumori e polemiche. Eppure non possiamo pensare di far stare i nostri figli in strutture che non siano completamente a norma. Da qualche anno, il 22 novembre, è stata istituzionalizzata la Giornata nazionale della Sicurezza nelle Scuole; il Ministero suggerisce tutta una serie di iniziative, bellissime, importanti per carità, noi del “Mennella” le espletiamo con grande impegno ed entusiasmo. Ci crediamo. Facciamo periodicamente informazione e formazione; anzi, ne approfitto per ringraziare i Volontari Protezione CB di Forio che da sempre ci sono vicini, ma cosa fanno in concreto le Istituzioni per aiutare i dirigenti nel ridurre il rischio e garantire la massima sicurezza agli studenti?»
E’ questa, dunque, la vostra denuncia.
«I dirigenti scolastici italiani sono in rivolta perché sono stanchi di fare da parafulmine a tutti gli Enti che dovrebbero intervenire e non intervengono. Come dirigente, voglio essere responsabile. Non amo tirarmi indietro, non l’ho mai fatto, ma almeno vorrei avere tutti gli strumenti necessari per potermi assumere queste responsabilità. Il diritto allo studio è importante, e ho fatto di tutto in questi anni per garantirlo a tutta la comunità scolastica del “Vincenzo Mennella”, ma il diritto alla vita è più importante. Spesso ci sentiamo impotenti, soli, vittime di una legislazione assurda che ci ritiene responsabili ma non ci permette di assicurare ai genitori e ai nostri figli scuole che siano sicure al 100%. Tutto ciò è molto frustrante. Nella Giornata nazionale della Sicurezza nelle scuole, ci vorrebbe un gesto forte, simbolico, forse anche provocatorio: i presidi dovrebbero prendere le chiavi delle scuole e consegnarle al Prefetto.»