SCONFINATAMENTE
Squartata disarcionata slittante
rotolante gemente ululante
dissipata trita sciorinata
alla notte ed all’alba contro ogni
spuntone di roccia transenna su
tetto piazza vettura terrazza
capanno caseggiato covile
animale animato disanime
boato di melmosa fiumana
metalli legni calcine corpi
marina marea di mare di
amare sponde smarrite, mare,
che mi prendi mi lasci mi lanci
mi tieni mi allontani mi vomiti
schiumante in lerciume abbrutita. Ma
Io, perdìo, pure bella fui detta!
Sì cantaste, ché bella e gentile
sontuosa o scabrosa o immensamente
verdeggiante e sognante o impervia
maestosa madre conca montagna
e coltre paradiso visione.
E resistei più di tanti, più de
la somma delle vite strappate
più dei vostri ricordi e propositi
finché l’acqua mi morse mi sciolse
mi volse disperdendendomi scinta
fra i vostri giacigli e gli indifesi
baluardi, ante a me non più saldi
dei teneri fiori di campo, de
la goccia fragile rugiadosa,
prosciugata dal sole e dal vento,
lasciandomi scorrere nei vostri
respiri sorpresi …
Ma nient’altro che terra io sono,
voi siete. Tra i confini vaganti
sconfinati dell’acqua sfuggente
e della volta celeste.
ANNA DI MEGLIO COPERTINO