Sant’Antonio alla Mandra riaccende i cuori dei “Mandraiuoli” devoti
CHIESA E CONVENTO DELLA MANDRA DI ISCHIA ATTRAVERSO LA STORIA DI SANT’ANTONIO - Il convento: Secondo gli storici francescani sarebbe stato fondato nel 1225, ancora vivente san Francesco. La struttura fu eretta dai superstiti di una terribile epidemia, i quali, in segno di devozione, chiamarono nell'isola i frati minori e costruirono il convento e la chiesa di S. Maria delle Grazie. Nel 1301, la lava vulcanica, uscita dai fianchi dei monti della zona di Fiaiano, seppellì il piccolo convento, ma gli ischitani, per devozione a San Francesco, lo fecero risorgere più grande e più bello di prima. Nelle varie suddivisioni interne dell'Ordine francescano, qui abitarono i Conventuali. Nel 1715, la chiesa ed il convento furono notevolmente ampliati e, quest'ultimo, raggiunse la forma attuale
Il convento di Sant’Antonio alla Mandra ha sempre suscitato un particolare fascino sugli ischitani, in special modo sulla gente della Mandra, E con il Convento, anche la Chiesa attigua provoca lo stesso effetto. Vari, sono stati nel tempo i Padri Superiori a dirigere l’importante complesso conventuale con accesso sia da via Pontano che da via Mirabella. Da Padre Attanasio Marotta, a Padre Amedeo, da Padre Mario Lauro fino all’attuale Superiore Padre Maurizio Del Giudice, ciascuno ha dato la propria impronta al Monastero ed alla Chiesa.
Oggi fa la sua parte in stile più umile e sobrio in linea col pensiero francescano Padre Maurizio che ha dato la sua personale impronta al modo di fare chiesa nel convento ed intorno al convento rendendosi tra l’atro promotore di iniziative pacate e mirate come quella di affidare alla teologa Suor Mary Malone una speciale catechesi sul tema “L’Amore di Dio per l’uomo nel pensiero di S.Antonio” tenutesi l’altro ieri Venerdì 11 Giugno davanti ad un uditorio attento ed in teressato. Ha presieduto ll Triduo (11, 12 e 13 giugno) In onore di San Antonio con la speciale benedizione dei i bambini, la benedizione e donazione dei pani, la benedizione degli studenti, la benedione dei fidanzati, la benedizione delle famiglie, la benedizione degli infermi, la benedizione dei rappresentanti delle Istrituzioni. Prima del Triduo il 6 di giugno, domenica del Corpus Domini, ha ricevuto la visite del Ministro Provinciale dell’Ordone dei Frati Minori DI Napoli e Caserta Padre Carlo D’Amodio che ha celebrato la messa solenne di mezza mattina. Ieri 13 giugno giorno della solennità di Sant’Antonio Padre Maurizio Del Giudice ed i fedeli di Sant’Antonio della Mandra e zone del circondario hanno onorato l’amato Santo con rito celebrativi di intensa devozione con la prima messa del mattino e quella delle 11,00 dove Padre Maurizio celebrante, nella sua omelia ha esaltato le virtù e i miracoli del Santo ed ha ricordato la devozione per Sant’Antonio dei “Mandraiuoli” e non solo emigrati in America in particolare in San Pedro di California.
Dopo la messa delle 19,00 celebrata all’aperto, il triduo in onore di Sant’Antionio della Mandra si è concluso con la esecuzione del Concerto del Quartettto Nuances (Tromba, Arpa, Violoncello e Organo) con la partecipazione della Corale Francesco Iacono. . La storia ci traccia e ci descrive i percorsi di Convento e Chiesa. LACHIESA: La chiesa di Santa Maria delle Grazie (popolarmente nota con il titolo di Sant’Antonio allaMandra) è situata nel comune di Ischia e, più precisamente, in località “La Mandra”, così denominata perché vi stanziavano greggi pecore. Nella chiesa è sepolto il corpo del diacono sant’Esuperanzio (o Essuperanzio), che morì martire a Spoleto nel 303, sotto Massimino. Il corpo del santo, trasferito nel convento dalle Clarisse nel 1810, fu rinvenuto nel cimitero paleocristiano di Roma e fu inizialmente portato sul Castello Aragonese, nel 1649, dove fu posto sotto l’altare della cappella delle monache, all’interno di una preziosa urna. Dal 30 settembre 2003 è custodito il corpo di San Giovan Giuseppe della Croce, fino ad allora situato nel complesso di Santa Lucia Vergine al Monte a Napoli, dove morì nel 1734. Secondo gli storici francescani la chiesa, con il convento annesso, sarebbe stata fondata nel 1225, ancora vivente san Francesco. La struttura fu eretta dai superstiti di una terribile epidemia, i quali, in segno di devozione, chiamarono nell’isola i frati minori e costruirono il complesso. Particolare del portale d’ingresso Nel 1301, la lava vulcanica, uscita dai fianchi dei monti della zona di Fiaiano, seppellì la chiesa e il piccolo convento, ma gli ischitani, per devozione a San Francesco, fecero ricostruire il complesso.
Nelle varie suddivisioni interne dell’Ordine francescano. la chiesa fu affidata ai Conventuali. Nel 1740 nella chiesa furono eseguiti, ad opera di frate Garofalo, ampi lavori di restauro, completati nel 1773, che diedero all’edificio l’attuale aspetto barocco. Alla chiesa si accede mediante due rampe di scale che insieme creano una forma semicircolare. La facciata, delimitata da due paraste corinzie, presenta,neò la parte inferiore, una profonda arcata centrale con, ai lati, due piccole finestre modellate a serliana, che introduce in un piccolo nartece e, nella parte superiore, una finestra di forma quadrangolare. L’interno presenta tre navate divise con pilastri, che si concludono formando ampi archi. La volta a botte del soffitto è sormontata da una piccola cupola, alloggiata all’incrocio della navata con il transetto. Nel presbiterio è presente l’altare maggiore in marmi policromi del 1740; su di esso è posto un dipinto raffigurante la Madonna col Bambino, incoronata da due putti, con a destra Santa Chiara ed a sinistra San Francesco, opera di Andrea Vaccaro o della sua scuola, mentre sulla sua parete destra trova posto una tela raffigurante un’Estasi di San Giuseppe da Copertino, opera del pittore Di Spigna.
Oggi la chiesa è stata è portata a nuovi splendori per gli importanti lavori di restauro via di ultimazione. Quando tutto sarà finito, avremo una chiesa di Sant’Antonio ancora più bella. IL CONVENTO: Secondo gli storici francescani sarebbe stato fondato nel 1225, ancora vivente san Francesco. La struttura fu eretta dai superstiti di una terribile epidemia, i quali, in segno di devozione, chiamarono nell’isola i frati minori e costruirono il convento e la chiesa di S. Maria delle Grazie.Nel 1301, la lava vulcanica, uscita dai fianchi dei monti della zona di Fiaiano, seppellì il piccolo convento, ma gli ischitani, per devozione a San Francesco, lo fecero risorgere più grande e più bello di prima.Nelle varie suddivisioni interne dell’Ordine francescano, qui abitarono i Conventuali. Nel 1715, la chiesa ed il convento furono notevolmente ampliati e, quest’ultimo, raggiunse la forma attuale. Nel 1806 il governo francese, che occupava il Regno di Napoli, in virtù delle norme che soppressero ed incamerarono i beni degli ordini religiosi, espulse i Conventuali dalla struttura. Nel 1810 ne presero possesso le monache clarisse che, fin dal 1577, erano giunte nella città grazie all’opera di Beatrice Quadra e vivevano nel monastero di S. Maria della Consolazione, presente sul castello Aragonese.
Espulse anch’esse dal loro monastero, ripararono nel convento dei Frati Conventuali, restandovi dal 1810 fino al 1911, nonostante il decreto di espulsione del 7 luglio 1866. Nel 1919,l’amministrazione comunale richiamò i francescani e, il 20 marzo 1920 i Frati Minori ne presero nuovamente possesso, portandovi gli studenti aspiranti all’ordine e fondandovi una affollata scuola tecnica.Il convento, già stabilizzato ed ingrandito nel 1715, aveva dal 1773 una nuova chiesa ben funzionale di stile barocco. Vi abitarono importanti personalità, come il beato Bonaventura da Potenza (1651-1719,[di cui è presente ancora la cella, dove abitò dal 1688 al 1700. All’interno del complesso, sono presenti tavole quattrocentesche di scuola veneta, alcune delle quali attribuite a Vivarini (probabilmente Bartolomeo, presente a Napoli in quel periodo) e due dell’isolano Alfonso di Spigna (sec. XVIII). Una parte del convento ospita, inoltre, la “Biblioteca Antoniana”, un archivio contenente oltre ventimila volumi, affiancato da una sala conferenze, dove è conservato un prezioso dipinto raffigurante Vittoria Colonna, realizzato dal pittore francese Jules Joseph Lefebvre.
Foto Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter
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