LE OPINIONI

Sant’Anna e la difficoltà del pensiero

DI ANTIMO PUCA

Nerone mi e venuto in sogno e mi ha detto: dotto’ indossa la mia salopette e prendilo a calci. Non conosce le radici della festa… Sant’Anna non è uno slogan ma va costruita insieme. Per prendere parte ed esporre la propria idea con franchezza. il delegato alla festa dovrebbe fare lo sforzo di conoscere i diversi punti di vista. Sant’Anna può essere l’occasione per maturare uno sguardo nuovo sul ritorno alla radice, sulla memoria storico identitaria del popolo ischitano e sul senso di appartenenza e di comunità. Scrivere il proprio pensiero sulla situazione Sant’Anna richiede preparazione e conoscenza approfondita. La mia idea molto semplice è che la gettonata festa è spesso uno slogan adottato da aspiranti politici e suoi aderenti che devono campare perché non hanno altro ma poi non sono in grado di assumersi una responsabilità, giusta o sbagliata a seconda delle posizioni. È importante, quindi, avere un senso critico di quanto accade. Ma occorre avere anche un senso partecipativo. Sant’Anna è di tutti noi isolani. È necessario “prendere parte ed essere parte”. Il che significa che Luigi Di Vaia non può sottrarsi alle proprie responsabilità di assessore delegato all’evento più atteso dell’anno. Questa responsabilità deve essere trasmessa ai cittadini Luigi Di Vaia deve affrontare le conseguenze dei soldi avuti e distribuiti per strutturare la festa. Portasse a conoscenza dei cittadini quanti soldi è costata. Il problema non è il ritardo ma la mancanza di idee e della storia. I cittadini non si identificano il lui. Di Vaia avrebbe dovuto avere sensibilità e profondità di animo, regole di convivenza che rispettino le scelte dei cittadini che hanno riposto in Lui fiducia e attese, idee innovative che siano rispettose di Ischia e della sua identità, della memoria, delle radici, e dell’ambiente, nuove start up, inventiva, ma anche una Intelligenza calibrata che non snaturi l’essenza di Ischia e della festa come invece sta accadendo. Ci vorrebbe rispetto del luogo, della baia e della sua ecologia, ormai contaminata di oggettistica superflua che porta poco al benessere reale della società Ischia pontina e al ritorno turistico, e ci vorrebbe un’economia in cui regni ciò che è locale e che con le sue scelte può valorizzare l’identità di Ischia è l’identità della festa.

Sant’Anna dovrebbe essere in grado di aiutare gli ischitani e creare occasioni di sviluppo autonomo valorizzando le esperienze dell’economia locale e turistica. Si dovrebbero fornire servizi efficienti e snelli, orientati alle soluzioni ottimali e reali e non alle soluzioni speculative come succede già da un decennio L’elenco potrebbe essere lungo. Occorre che al centro della festa ci sia ischia, la sua identità, la sua comunità e il suo valore unico e irripetibile La sant’Anna attuale poco costruisce e molto appesantisce. È stato messo a capo della più importante festa identitaria solo chi fa meno danni, piuttosto che chi fa il “bene del Paese”, orientato dal potere forte oligarchico di turno anche con finti filantropi ma che decide per tutti. Occorre, allora, ridare alla festa un occhio puro, perché sant’Anna è come uno stelo che sostiene i petali, ovvero tutte le realtà locali. E quindi è fondamentale. Va quindi rispettata e aiutata. Ma occorre prima di tutto crescere nella PARRESIA, termine di origine greca che indica la reale franchezza nell’esprimere il proprio pensiero. Dire di ciò che non funziona, prendendone atto, per arrivare a proporre soluzioni ottimali, riformulando idee funzionali e a volte anche semplici, quelle che nascono dal criterio del buon padre di famiglia e che spesso possono risolvere il problema senza ricorrere a soluzioni più complesse. Insomma, come cittadini siamo esigenti nei confronti del Di Vaia a richiamarLo al proprio dovere. Informarsi, dire la propria con spirito costruttivo e di rispetto per i cittadini, cercando il dialogo e confronto, anche sottolineando ciò non funziona. Occorre però fare lo sforzo di preparare un programma che può interessarci. Ma anche prepararne degli altri. Perché una corretta visione dell’identità di un popolo si potrà avere soltanto se uno guarda sempre da più punti di vista. Un apprezzato professore universitario diceva sempre a noi studenti: “se hai idee di sinistra non leggere solo giornali di sinistra, ma leggi anche quelli di destra e di centro, e se sei di destra, leggi anche quelli di sinistra e di centro, idem se sei di centro, leggi giornali di sinistra e di destra, solo così potrai avere una piena visione ampia di ciò che accade nel tuo Paese e di ciò che può essere fatto per il vero “bene comune”.

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