Il popolo di Lacco Ameno tiene a Santa Restituta come una madre che darebbe la vita per i suoi figli. E un’amore devozionale di secoli che nel lunghissimo tempo vissuto non si è mai sbiadito, rimanendo fortificato nelle continue manifestazioni solenni di culto che i lacchesi organizzano in onore della loro giovane Santa e Patrona. I lacchesi ricorrono con la preghiera a Santa Restituta nel bene per ringraziarla e nelle tribolazaione della vita per essere risparmiati o quanto meno soccorsi per patire meno la sofferenza. A corredo di questo nostro “Speciale”, abbiamo chiesto all’artista pittrice Angela Impagliazzo di fornirci anche quest’anno col suo estro fra l’altro di brava vignettista per immortalare più di quanto lo siano già, in quadretti da collezione, momenti attuali, storici e leggendari della pur breve vita di Restituta da giovinetta comune di Cartagine finita bruciata dai suoi aguzzini a Santa per volere del popolo lacchese, La fede e la devozione per Santa Restitua sono grandi, senza riserve.
Provate ad insinuare con qualche pensiero non gradito sulla sacralità storica o leggendaria di Santa Restituta, e seduta stante, vi farete nemici tutti i lacchesi. I quali, pur di difendere dalle male lingue blasfeme la giovane martire di Cartagine, approdata esanime sulla spiaggia di San Montano circa 18 secoli fa, farebbero il diavolo a quattro, come dice un vecchio detto. Noi, che non siamo male lingue e né blasfemi, trattiamo l’argomento con rispetto, facendo giustizia della storia e della leggenda che hanno accompagnato l’intero percorso di santificazione popolare della giovane africana assassinata per non aver voluto rinnegare la sua fede in Gesù a favore di quella dei propri carnefici.La storia di Restituta d’Africa, la martire cristiana del III secolo d.C. che insieme all’ischitano doc San Giovan Giuseppe della Croce sono i Santi Patroni dell’isola d’Ischia, da epoca immemorabile, è avvolta nella leggenda o nel miracolo della Fede. Restituta era una ragazza di Biserta, città nell’odierna Tunisia e si convertì al cattolicesimo subendo le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano fino al martirio. Don Pasquale Polito e don Pietro Monti sono gli storici isolani che meglio si sono immersi nella vicenda umana di Restituta d’Africa, affrontando il complesso argomento, partendo dai dubbi e dalle certezze, per giungere alla fine, alla legittimità del culto della giovane martire. Mons. Polito nel suo libro del 1963 “Lacco Ameno: il paese, la protettrice, il folclore” così scriveva: “Viveva in quel luogo una pia donna di nome Lucina ed a lei apparve in visione l’Angelo del Signore e le raccontò la storia del martirio di Restituta e le dette pure il mandato di recarsi a S. Montano, di raccogliere il corpo della martire e di seppellirlo con grande venerazione” . Lucina fece esattamente quello che le aveva detto l’Angelo. Seppellì Restituta nel luogo dove si radunavano i cristiani e cominciò a venerarla ed a diffonderne il culto.
Questo racconto, scrive infine Don Polito, è stato trasmesso di generazione in generazione per secoli. Quanto c’è di verità storica e quanto di leggenda?” I lacchesi ed i devoti di Santa Restituta sparsi per l’isola non intendono approfondire, e nemmeno noi vogliamo farlo. Senza dubbio la storia dei gigli fioriti in un angolo della spiaggia di San Montano laddove Lucina, avvisata dall’angelo,trovò il corpo della giovani martire, ci fa volare con l’immaginazione, poi la tesi del miracolo prende il sopravvento e finiamo tutti col credere, grazie al dono della fede. Don Pietro Monti da canto suo, ha speso la sua intera vita alla ricerca delle testimonianze che accertassero l’attendibilità di teorie riconducibili alla fioritura dell’era crisitiana nei luoghi del ritrovamento del corpo della fanciulla di Cartagine. Don Pietro Monti il sacerdote-archeologo di Lacco Ameno trova le risposte proprio sotto il pavimento della Chiesa di cui era stimato Rettore. Durante gli scavi la straordinaria scoperta che infervorò ancor più la passione di Don Pietro. Infatti Il pavimento della “chiesa piccola” nascondeva quattro chiese: la prima del III secolo d.C. che era il centro della cristianità dell’intera isola d’Ischia dove si conservavano le spoglie mortali di Santa Restituta; la seconda del IX secolo d.C. ricostruita dal conte Marino sulle rovine della prima basilica. Risale a questo periodo il trasferimento dei resti mortali di Santa Restituta a Napoli nel Duomo per timore di un saccheggio da parte degli invasori Mauri; la terza del XIV secolo quando nel 1374 mons. Bartolomeo Bussolaro vescovo d’Ischia provvide alla costruzione di un muro difensivo interno alla chiesa che diviene meta di pellegrinaggi da tutti i villaggi dell’isola; la quarta chiesa è del XVII secolo con una dedica a S. Maria del Carmine la cui immagine si venera ancora oggi opera di Decio Tramontano (1560); ed infine la quinta chiesa che è quella che vediamo oggi costituita da quella “grande” e quella “piccola”. Al di là dei dubbi sollevati e delle perplessità espresse e poi rientrate, per rispetto della storia e della cultura che ne consegue, il fenomeno di Santa Restituta rimane tale e quale ed intorno ad esso si sviluppa la devozione sempre più crescente. Dopodomani giovedì 18 maggio ( l’evento è stato rimandato per le avverse condizioni meterelogiche) sulla spiaggia di San Montano il miracolo della giovane martire Restituta sarà ripetuto davanti al clero isolano, alle autorità civili e militare dell’isola, al sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale e ad una grande folla composta e disposta a credere senza riserve. Santa Restituta e il suo culto non si smentiscono.
Foto di Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreprter
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