Sanità, il Cudas: «Per il Rizzoli ancora nessun intervento di messa in sicurezza»

Il nuovo anno  è  cominciato da neanche una settimana e già si levano nuovi, o per meglio dire, vecchi venti di protesta da parte del Cudas. A finire al centro delle vertenze del comitato isolano, infatti, nuovamente l’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno e la sua mancata messa in sicurezza, in termini di adeguamento antisismico, da parte delle autorità competenti. Come si ricorderà, infatti, lo scorso settembre, il Cudas aveva indirizzato una nota al Direttore Generale dell’Asl Napoli2 Nord, Antonio D’Amore e al sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, al fine di sollecitare l’urgente rimozione e spostamento di alcuni serbatoi di acqua ed impianti collocati sul tetto dell’ospedale che rappresentavano, soprattutto in caso di un nuovo evento sismico, un fattore di rischio per la tenuta del solaio dell’edificio. Una criticità questa che preoccupava e preoccupa tutt’ora il Cudas che, in merito, nei mesi scorsi, aveva anche organizzato un sit-in di protesta che però non sembra aver sortito alcun effetto.  A distanza di quattro mesi, infatti, la situazione presso il nosocomio lacchese è rimasta invariata con i serbatoi ancora in bella mostra sul tetto del nosocomio e che alla prima ed eventuale scossa di terremoto potrebbero venir  pericolosamente giù.  Nelle scorse ore, il Comitato, è quindi tornato nuovamente all’attacco sulla vicenda, lanciando l’ennesimo monito. «All’inizio del nuovo anno – ha dichiarato, il presidente del Cudas, Gianna Napoleone – ci troviamo a dover affrontare ancora tutti i problemi della sanità – tanti- ereditati dal 2017, o in questo caso anche dagli anni precedenti. Tra le numerose e gravi questioni aperte c’è quella del gravame di pesi che permane sul lastrico solare dell’ospedale Rizzoli.  Come Cudas avevamo evidenziato la rischiosa situazione dell’edificio in via Fundera fin dai giorni successivi al sisma del 21 Agosto e sollecitato le autorità responsabili a liberare al più presto la copertura del nosocomio che  è il primo intervento da realizzare in un ottica di prevenzione antisismica.

Sono passati quattro mesi e nulla si è fatto. Non sono stati neppure avviati i lavori preliminari necessari a trasferire i cassoni dell’acqua e le altre apparecchiature allocate improvvidamente sul tetto di un edificio collocato in una zona ad altro rischio sismico.
Questo inspiegabile immobilismo è gravissimo proprio alla luce di quanto accaduto il 21 agosto. Ciò che prima era stato fatto e tollerato senza tener conto del rischio sismico, dopo quella indimenticabile data non è più accettabile né tollerabile. L’Asl Na2 Nord, che ha sicuramente fondi per lavori di somma urgenza, cominci ad attuare il necessario programma di MESSA IN SICUREZZA DEL “Rizzoli” partendo dall’alleggerimento del copertura del presidio».

«Come CUDAS – ha incalzato la Napoleone- cominciamo l’anno rilanciando con forza questa richiesta che continueremo a reiterare in tutte le occasioni utili possibili. E siccome non ci mancano né la determinazione né la costanza, non ci arrenderemo fin quando il tetto non sarà sgomberato e il “Rizzoli” adeguato al rischio sismico a cui è esposto». L’auspicio,insomma, resta che  soprattutto  quanti all’interno delle sei amministrazioni dell’isola prendano atto dell’appello lanciato dal Comitato e si interessino a sollecitare gli organi competenti ad intervenire con interventi di somma urgenza. Quanto all’adeguamento antisismico vero e proprio, comunque, lo ricordiamo, molto probabilmente, bisognerà attendere i lavori che dovrebbero essere avviati entro la fine del 2018 dalla stessa azienda sanitaria napoletana che, insieme all’ampliamento del numero dei post letto dell’ospedale, ha previsto, interventi di tipo strutturale e antisismico per il nosocomio.

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