CRONACAPRIMO PIANO

Sangue turco, Forio e quel weekend “bollente”

All’ombra del Torrione si accendono i conflitti politici e ideologici. La riapertura della Colombaia scatena l’ira dei manifestanti che non gradiscono la scelta della location per conferire la cittadinanza a chi viene definito “fascista omofobo”. L’imbarazzo anche del consigliere chiamato a dividersi tra i suoi supporters e la volontà dell’amministrazione di cui fa parte, cosa invero riuscita davvero male

Sangue turco. E’ questa l’espressione più comune che si usa dire per definire il foriano medio, dotato di temperamento e tigna che secondo una antica credenza deriverebbero per l’appunto dalla presenza turca sul territorio all’ombra del Torrione. Un paese che sembra vivere sempre sul filo dell’equilibrio: cambiano le amministrazioni comunali, gli imprenditori, i rappresentanti del mondo associazionistico, passano gli anni, i decenni eppure il clima da quelle parti è sempre bollente e non solo a causa del sole che – come è noto – tramonta tardi andandosi ad adagiare nelle acque spettacolari. E nel fine settimana che ci siamo messi alle spalle in quel di Forio il sangue turco è esploso con prepotenza per una serie di episodi lontani eppure così vicini. Tutto questo, e lo diciamo senza alcuna remora, al netto di un paio di “equivoci politici” legati a fattori ideologici che all’interno della maggioranza guidata dal sindaco Stani Verde (che pure è un coacervo di liste civiche e che non presentano riferimenti partitici) rischiano di diventare a questo punto imbarazzanti prima e più ancora che fastidiosi.

Ad accendere la miccia la riapertura della Colombaia ed in particolare il conferimento della cittadinanza onoraria ad Andrea Del Mastro delle Vedove e Francesco Caia. Nella mattinata di sabato Augusto Coppola aveva lanciato nello stagno il sassolino dei 63.000 euro e spiccioli spesi per consentire lo svolgimento della predetta cerimonia. Il problema è che quel sassolino diventa uno “scantone” perché mentre sui social i toni si alzano (e si arriva anche a questioni da risolvere, testuale, “napoletanamente”) in molti insorgono sul fatto che a un “fascista” venga consegnata la cittadinanza onoraria all’interno della residenza di chi la pensava in maniera diametralmente opposta. Ci siamo astenuti da commenti domenica e lo facciamo ancora oggi. Nel frattempo però ci ha scritto Riccardo Iovene che ha voluto giudicare proprio la nostra astensione da commenti. E lo ha fatto, in un’epoca di haters e di offese social veramente inguardabile, con una educazione ed un garbo difficili da reperire oggi anche se non risparmiando qualche stilettata “in codice”. Dopo aver letto il nostro articolo ci ha indirizzato questo breve commento: “Una brevissima sintesi delle nostre motivazioni: non si insignisce di un’ onorificenza un fascista omofobo nella dimora di un partigiano omosessuale. Si trattava ovviamente di una provocazione – la nostra – di fronte ad una marchetta clientelare. Infine, il tribunale di Ischia è l’unico in Italia in cui si può essere difesi da persone che non hanno mai conseguito una laurea in giurisprudenza. Il non voler giudicare racchiude in sé un giudizio più che tranciante”. Non possiamo dare indizi su chi difenda in tribunale senza laurea, ma non ce la sentiamo di condividere l’analisi del fascista (o presunto tale) che non può mettere piede per un riconoscimento in casa di un partigiano. Meno che mai, poi, possiamo essere d’accordo con il contenuto dello striscione: “Meglio chiusa che infamata” (riferimento ovviamente alla Colombaia). Sull’infamata ribadiamo che è un parere dei manifestanti che va rispettato ma non condiviso, sul fatto che la Colombaia resti chiusa dissentiamo cento cento. Così, giusto per chiarire un po’ meglio la nostra, visto che mai come stavolta le rispettive opinioni sono state espresse in maniera civile.

Il secondo round si è invece consumato domenica quando alcune attività ludiche nel chiostro di San Francesco sono state definite “a sfondo satanico”: ne è conseguito un botta e risposta ed accuse di vario tipo, con i toni alzatisi davvero “border line”

Poi c’è un altro caso, che è quello di Davide Laezza, che in questo tritacarne rischia di finire come l’asino in mezzo ai suoni. Una certa sinistra foriana ed isolana in genere gli ha chiesto di battersi per evitare che l’evento di sabato si svolgesse, ma è chiaro che non ha potuto far nulla. Era già successo che quando si votò in consiglio per le due onorificenze risultasse assente, sabato sera è arrivato subito dopo i riconoscimenti ma nella sostanza poco cambia. Se si voleva dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, l’impressione è che col suo comportamento Laezza non abbia accontentato né i manifestanti (tra cui ci sarebbero anche suoi elettori) né alcuni rappresentanti dell’amministrazione comunale che non avrebbero visto di buon grado una sua presenza “defilata” dopo che invece in un precedente incontro svoltosi sempre alle 15 alla Colombaia che aveva siglato la riapertura ufficiale con tanto di commemorazione a Visconti. E che forse non era stato adeguatamente pubblicizzato proprio per evitare ulteriori tensioni.

A Forio, in ogni caso, non si sono fatti mancare niente nemmeno la domenica, giornata tradizionalmente dedicata al riposo ed all’assenza di “ostilità”. Stavolta a scatenare la bufera ci ha pensato una rappresentazione stile Cosplay svoltasi all’interno del chiostro di San Francesco. Attività ludiche, quelle organizzate dall’associazione Drago Verde, che hanno scatenato le ire del consigliere comunale di minoranza Mimmo Loffredo, che ha parlato – prendendo spunto dal costume di una giovane ragazza – di attività sataniche in un luogo dedito al culto lanciando una sorta di anatema. Il problema è che tra qualcuno che lo ha seguito, c’è stato pure chi ha reagito con inaudita “ferocia” osservando che di quel tipo di attività chi aveva scritto non aveva evidentemente compreso né la genesi né tantomeno le finalità. E così anche la domenica foriana è trascorsa tra botta e risposta infiniti e anche qualche tono troppo alzato. Che dire, visto che siamo a Forio molto meglio il giovedì: almeno si beve un drink allegramente, si balla e ci si diverte.

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