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San Giovan Giuseppe della Croce ” Ricerca iconografica in arte “

di Rosanna Astarita

Ischia –  L’antico “Borgo di Celsa”, di Ischia Ponte, con le sue strade, le sue piazze ed i suoi vicoli, anche quest’anno si animerà di luci, di musica, di gente per i festeggiamenti in onore di San Giovan Giuseppe della Croce che dal 1 marzo del 1963 è il “Principale Celeste Patrono presso Dio di tutta la Diocesi isclana”. Il frate “silenzioso”, il frate “scalzo”, il frate “centopezze” sarà anche il protagonista di una mostra pittorica, una collettiva di artisti ischitani, che è stata allestita presso il Palazzo del Seminario lo scorso 27 agosto e durerà fino al 5 settembre 2016. È un omaggio al Santo Patrono di Ischia voluto sia dal Comitato dei festeggiamenti del Borgo, sia dagli artisti stessi che negli ultimi anni sono stati attivi promotori e solerti fautori di molteplici eventi culturali. Per la prima volta insieme alle liturgie, codificatesi negli anni per volontà della Chiesa e del popolo, legate al culto e al rituale religioso, si terrà quest’evento artistico. La mostra è interamente dedicata all’immagine e alla vita del Santo, ai mistici luoghi della sua devozione e ai momenti più salienti della fede popolare che si esplica tuttora in processioni dal sapore antico e pagano. L’intento di questa kermesse pittorica, ma soprattutto la sua peculiare valenza, è quella di esporre nel contempo i quadri dei grandi pittori ischitani di ieri, Mario Mazzella, Aniellantonio Mascolo, Vincenzo Funiciello, insieme a quelli dei pittori isolani di oggi, Antonella Buono, Silvia Bibbò, Davide Curci , Francesco Mazzella, Giovanni Lubrano Lobianco, Annamaria di Meglio, Inge Kress, Massimo Venia, Malaspina, Antonio Cigliano, Romolo Janni, perseguendo un ideale e temporale continuità della nostra memoria storica e religiosa. La continuità consiste e si palesa nel fatto che ogni artista ischitano, sia laico che credente, sia di ieri che di oggi, abbia ceduto prima al fascino della vita dell’uomo, Carlo Gaetano Calosirto, poi a quella del Santo, San Giovan Giuseppe della Croce, e che non abbia potuto sottrarsi dal dipingerla e dal misurarsi con essa, quasi rapito e spinto da una voglia esoterica e mistica di magia e di speranze. Tutti gli artisti quindi, in una visione atemporale, chi per fede, chi per rispetto, chi per un tacito impegno inconscio, hanno scelto di ritrarre il piccolo austero frate ischitano o episodi della sua vita terrena e spirituale o momenti di culto, con le tecniche che meglio conoscono. Infatti, una volta divenuto Santo, il 26 maggio 1839, per volere del Papa Gregorio  VI, e in seguito Patrono dell’isola, si istituzionalizzò anche il suo culto, un culto liturgicamente ricco: messe, processioni ( sia per terra che per mare), luminarie (“le allummate”), fuochi pirotecnici. La festa, profondamente sentita dagli ischitani, segue da anni gli stessi schemi e questa continuità si evince sia nei quadri realizzati, sia nella percezione di una grande valenza simbolica che si identifica ed eguaglia la devozione stessa. Dei tre grandi pittori del passato, sono stati esposti due quadri raffiguranti la processione ( un’incisione di Aniellantonio Mascolo ed un collage di Vincenzo Funiciello) ed un terzo con la  affigurazione della Collegiata dello Spirito Santo (un olio di Mario Mazzella). Per quanto riguarda gli artisti contemporanei, seguono la stessa tematica di Mascolo e Funiciello, sia Antonella Buono (“La Processione per mare: l’imbarco”, olio su tela), sia Massimo Venia (“E’ festa”, olio su tela). Optano per un ritratto del Santo, Davide Curci (una linoleumgrafia), Romolo Janni (un olio su tela) e Malaspina (“Centopezze”, olio su tela; riferendosi alla proverbiale povertà del Santo, che pur di non cambiare il suo saio, lo faceva rammendare di continuo). Silvia Bibbò (“La solitudine”, olio su tela), Inge Kress (“Il Conventino”, sanguigna su carta) e Francesco Mazzella (“Una Cappelletta sul Castello”, olio su tela) preferiscono al ritratto del Santo e alle processioni, i luoghi di culto. Nel 1677, San Giovan Giuseppe divenne sacerdote e fece costruire presso il Santuario di Santa Maria Occorrevole a Piedimonte d’Alife, in una zona nascosta del bosco, un “Conventino” detto “la solitudine”, una sorta di eremo personale per i suoi ritiri. Alla Cappella consacrata al Santo, che si trova sul Castello Aragonese all’interno della Galleria fatta costruire nel 1425 da Alfonso d’Aragona, fa riferimento invece Francesco Mazzella. Antonio Cigliano (“Mysticam Visionem”, tecnica mista su tela), Giovanni Lubrano Lobianco (“Estasi”, olio su tela) ed Annamaria Di Meglio (“Solo per amore”, acrilico su tela), hanno scelto di sottolineare l’aspetto mistico della vita del santo, il quale deteneva vari carismi: bilocazione, capacità profetiche, lettura dei cuori, lievitazione, estasi e miracoli (come quello della resurrezione del Marchesino Gennaro Spada, dopo la quale, come raccontano le cronache, fu visto passare per le strade di Napoli sollevato di un palmo da terra, in completo stato di estasi). La condivisione e l’odierna mutuazione di questa preziosa ed antica iconografia, da parte dei nostri artisti, non intacca e non sminuisce minimamente né il messaggio, né il linguaggio iconologico, ma offre semplicemente una rivisitazione e una rilettura che si basa sulla sensibilità e la percezione personale di ogni singolo pittore. Gli artisti ringraziano S.E. Mons. Pietro Lagnese Vescovo d’Ischia, per aver ospitato le opere presso il Palazzo Vescovile.

 

 

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