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Salute mentale: il CUDAS esige risposte da Di Munzio sulla Sir e la riattivazione del Centro Diurno

dalla redazione

Ischia – Sono trascorsi due mesi dalla prima lettera che il Comitato Unitario per il diritto alla salute presieduto da Gianna Napoleone  ha rivolto al Direttore del Dipartimento della Salute Mentale della nostra ASL, dott. Walter Di Munzio. Tra le righe veniva evidenziata la situazione di perdurante grave carenza dei servizi psichiatrici sulla nostra isola, sottolineando alcune situazioni di particolare disagio che vive l’utenza. A  distanza di due mesi, non avendo ricevuto risposta alcuna, il Cudas è ritornato a chiedere la sua attenzione su due pilastri dell’assistenza psichiatrica che, venuti meno nel recente passato, è fondamentale siano ripristinati al più presto. «Come cittadini dell’isola, – scrive il gruppo –  prima ancora che come Comitato per la Difesa della Salute, abbiamo accolto con sollievo il bando di gara per la riattivazione di una Sir e del Centro diurno a Ischia: finalmente il segnale chiaro e concreto che, dopo anni di progressivo smantellamento dell’assistenza psichiatrica sul nostro territorio, ci si trovava dinnanzi all’auspicata e a lungo inutilmente invocata inversione di tendenza, che ascriviamo positivamente al suo arrivo ai vertici del Dipartimento. Tuttavia, dopo l’impressione positiva seguita alla pubblicazione del bando sopracitato, si sta diffondendo ora il timore di essere ripiombati in una fase quanto meno di rallentamento dei progetti relativi alla Sir e al Centro Diurno, di cui invece si avverte indiscutibilmente la necessità». A dimostrazione di questo stato di cose, il Cudas riporta all’attenzione la condizione dei tanti utenti – molti di lungo corso – del Centro diurno, che da mesi non svolgono più alcuna attività a causa della mancanza di spazi, tanto più dopo la chiusura nel mese di novembre scorso anche del Giardino dell’Amicizia, rimasto l’ultimo e unico riferimento disponibile per l’utenza di Ischia e di Procida. «Continua ad essere francamente inaccettabile – si legge ancora nella lettera – che tutto il supporto ad una fascia significativa di utenti sia ridotto da un paio d’anni alla distribuzione dentro il parcheggio antistante la Villa Romana, dove è collocata la Salute Mentale, di “pasti” freddi da consumare sul bordo della strada o a casa, essendo negata, per motivi di spazio, quella condivisione del pranzo che rappresentava un momento importante nella giornata ricca di attività offerta per decenni dal Centro diurno isolano, nel quadro di seri ed efficaci percorsi di riabilitazione dei pazienti e di integrazione rispetto al territorio». Alla luce di quanto esposto la richiesta del Comitato è quella di avere risposte circa il progetto della Sir e sulla riattivazione del Centro diurno, in modo particolare sui tempi previsti per l’auspicata riapertura, «che – concludono –  finalmente restituirebbe una quotidianità più dignitosa agli utenti che si sono rinchiusi in casa o che passeggiano senza meta per ore ogni mattina, intorno alla Villa Romana, in attesa della distribuzione, con modalità mortificanti e non consone ad un paese civile, del sacchetto con il panino, la fetta di formaggio e l’arancia, ovvero tutto ciò che resta dell’esperienza comunitaria garantita un tempo dal Centro diurno».

 

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