Saluta, Antonio
Colpo di scena a Procida, l’assessore Carannante (in carica dal 2015) si dimette anche da consigliere comunale. Silenzio assoluto da parte dell’avvocato che non commenta le motivazioni della sua scelta. Che potrebbero essere dettate da dissapori in seno all’amministrazione ma anche da problemi giudiziari con una vicenda risalente al 2021
Forse un fulmine a ciel sereno, forse no. Fatto sta che succede tutto in maniera un po’ inusuale, in una domenica sera, la giornata in cui se vogliamo anche la politica stacca la spina e si concede la pausa del settimo giorno. Invece è proprio nella prima serata di domenica che l’assessore procidano Antonio Carannante decide che la spina deve staccarla lui e sui suoi canali social con quattro righe annuncia la sua decisione: “Comunico che, per motivi personali, non proseguirò questa mia esperienza amministrativa, ho infatti rassegnato le mie dimissioni. Penso di aver portato avanti le mie cariche con passione e disinteresse personale. Ringrazio di cuore il Sindaco, i colleghi amministratori e i tanti cittadini che mi hanno sempre mostrato fiducia in questi nove anni. Sarò sempre vicino a chi vorrà impegnarsi per il futuro della nostra comunità”. Poche scarne righe, tra l’altro c’è un particolare che non va trascurato: Carannante non lascia soltanto il posto in giunta ma si dimette anche da consigliere comunale, dunque chiude del tutto la sua esperienza politico-amministrativa. Senza dare alcuna motivazione, senza nessun “perché” e la cosa certamente non può non suonare strana soprattutto se si considera che l’avvocato procidano sedeva in giunta dal 2015 ed aveva resistito in carica anche dinanzi a una “tempesta” giudiziaria sulla quale torneremo più avanti. Dal punto di vista pratico, adesso gli adempimenti da seguire sono abbastanza chiari e delineati, previsti peraltro dalle normative vigenti: entro dieci giorni dovrà essere convocata una seduta del civico consesso che dovrà procedere alla surroga. In consiglio comunale si siederà Antono Gadaleta, che alle ultime elezioni amministrative era risultato primo dei non eletti nella lista “La Procida che vorrei” che aveva riconfermato sindaco l’attuale primo cittadino Dino Ambrosino.
C’è chi sostiene che Carannante non abbia maturato la sua decisione di punto in bianco, ma che ci avesse già riflettuto attentamente sopra. Non è da escludere che l’ormai ex assessore – delegato tra l’altro ai rapporti con le Università – abbia voluto occuparsi al meglio della VI edizione di “Incontri Mediterranei”, prima di gettare la spugna. Alcuni spifferi di palazzo, per la verità, raccontano anche che i rapporti tra Carannante e parte dell’attuale amministrazione non fossero dei più rosei e che negli ultimi tempi si fossero incrinati non poco. Una “spallata” potrebbe averla data anche la decisione comunicata ai suoi dal sindaco Dino Ambrosino, che ha reso nota la sua volontà di correre per la terza volta a sindaco di Procida in occasione delle prossime amministrative. Non che Antonio Carannante fosse contrario a priori ad un Ambrosino-ter, ma potrebbe non aver gradito il fatto che la cosa non sia stata oggetto di discussione in seno al gruppo di maggioranza. Molto vicino in genere alle posizioni dell’ex assessore sarebbe anche un altro esponente dell’attuale giunta municipale, Rossella Lauro. Abbiamo raggiunto telefonicamente l’avvocato nel primo pomeriggio di ieri: disponibile, cordiale, ma altrettanto fermo r isoluto nel non voler rilasciare dichiarazioni preferendo continuare a trincerarsi dietro un rigoroso silenzio. Insomma, mutismo a oltranza anche se dietro la decisione di Antonio Carannante, ma su questo usiamo il condizionale, potrebbe nascondersi anche la decisione della Corte di Appello di Napoli, che gli ha inflitto una condanna nell’ambito di un processo scaturito a seguito di un’indagine condotta dai carabinieri che nel 2021 fecero scattare il suo arresto. L’allora assessore fu infatti accusato di aver chiesto 20.000 euro a un imprenditore per non denunciare abusi edilizi. Un’accusa sempre smentita con forza da Carannante che non a caso fu poi assolto in primo grado. E va rimarcato, per amore di verità, che all’epoca dei fatti anche il sindaco Ambrosino – convinto dell’innocenza del suo assistito – non lo revocò né tantomeno gli chiese di dimettersi. Ora il nuovo quadro della situazione potrebbe aver cambiato scenari e anche umori.
Nel momento del congedo, chi rende l’onore delle armi ad Antonio Carannante è senza dubbio il sindaco Dino Ambrosino che tesse le lodi dell’attività e dell’impegno profuso in questi anni dall’avvocato: «Lui si è occupato con meticolosità e dedizione di contenzioso, e gli va riconosciuto il merito di aver portato una certa razionalizzazione nelle spese legali, arrivando a spendere 70-80mila euro l’anno con un risparmio palese rispetto al passato. Parimenti bisogna dargli atto di aver gestito sempre in maniera virtuosa l’economia comunale, nel riconoscimento dei debiti fuori bilancio è sempre arrivato ad ottenere riduzioni dai creditori. Poi ci sono i risultati più visibili e il riferimento non può che partire da Palazzo d’Avalos. Lì abbiamo fatto un lavoro incredibile, al punto si è cominciato ad identificarlo, prima si parlava solo di ex carcere nella sua interezza. Grazie all’impegno di Antonio questa denominazione ha preso piede anche nel tessuto procidano. Impossibile dimenticare poi quanto fatto in termini di eventi e cultura, passando poi per Vivara che al momento è stata riapertura al pubblico: c’è stato un lavoro certosino portato avanti dapprima con l’Albano Fracescano e poi con eredi Diana, mettere tutto a sistema non è stato affatto semplice». Gli chiediamo se avesse intuito o saputo qualcosa da Carannante circa la sua intenzione di dimettersi, Dino Ambrosino risponde in maniera chiara e telegrafica: «Non ne sapevo nulla, non c’erano state avvisaglie di alcun tipo che potessero andare in questa direzione, né di natura personale né che avessero attinenza con l’attività amministrativa».