Ripuliti i nostri fondali grazie alla eco – caccia al tesoro della Platypus
Di Isabella Puca
Ischia – É ancora tanto l’entusiasmo di chi, nella giornata di martedì, ha partecipato alla eco – caccia al tesoro organizzata dalla Platypus Tour in collaborazione con la Platypus Education. Ne erano una trentina e hanno risposto all’invito facendosi trovare puntuali sul pontile aragonese muniti del materiale necessario, ma soprattutto di tanta buona volontà, per ripulire i fondali della Baia di Cartaromana. Attraverso il gioco, giovani e giovanissimi, si sono resi conto dello stato in cui versano i nostri fondali; hanno recuperato, infatti, tantissima plastica e addirittura un enorme pneumatico. Divisi in due squadre hanno raccolto i vari rifiuti; a ciascuno è stato assegnato un punteggio a seconda degli anni che l’oggetto recuperato avrebbe impiegato per decomporsi. «I genitori che non hanno potuto esserci – ha spiegato Silvia D’Ambra della condotta Slow Food Ischia e Procida – hanno mandato i figli ed è una bella cosa perché hanno avuto contenuti più che mere informazioni, senza tralasciare il divertimento. All’inizio raccoglievano solo i pezzi grandi poi hanno ragionato e hanno iniziato a raccogliere anche quelli piccoli capendo che erano quelli i più pericolosi per i pesci». La squadra vincente ha conquistato un’escursione gratuita con la Platypus, ma in fondo hanno vinto davvero tutti per l’amore che hanno dimostrato, nei fatti, per la loro isola. L’appuntamento è poi continuato, dopo una pausa pranzo, nel pomeriggio con la pulizia degli scogli aiutati dagli amici della “Borsa Verde”. Anche lì, purtroppo, il bottino è stato davvero grande. Durante l’evento è stata fatta girare anche una raccolta firme molto importante, con ben due richieste precise. Una sarà indirizzata ai Comuni dell’isola in cui si richiede di vietare i festoni pirotecnici inquinanti, sparati dai carri allegorici della festa di S. Anna e diretti in mare, prediligendo quelli realizzati con materiali biodegradabili. La seconda sarà firmata on-line (con modalità che troverete sulla pagina Facebook Platypus Tour) in cui si richiede di vietare l’utilizzo di plastica nel packaging e di cominciare ad utilizzare materiali vegetali ecosostenibili. È stato poi Alessandro Mattera che, nella sala multimediale della cooperativa Ischia Barche Marina di Sant’Anna, ha ringraziato tutti i partecipanti spiegando i motivi dell’evento, «Shawna è spesso qui dall’Australia e nuotando si era resa conto del fondale sporco, ci eravamo ripromessi allora di fare una bella pulizia». Con la visione del video con protagonista l’attore Jeff Bridges, testimonial della campagna Plastic Pollution Coalition, Alessandro ha poi annunciato che Platypus ha preso parte a questa battaglia ambientale il cui obiettivo è eliminare la plastica usa e getta. «Ci sono 6 pezzi di plastica in mare per ogni essere vivente, riciclare non è una soluzione perché solo la plastica migliore, tipo i tappi, viene riciclata il resto, nonostante l’investimento energetico, viene bruciato». La biologa Miriam Scotti ha poi spiegato che è proprio a causa della plastica che negli ultimi anni si assiste a una massiccia presenza di meduse nei nostri mari, «i predatori, come ad esempio le tartarughe, non riconoscono la differenza tra una medusa e un pezzo di plastica e ne mangiano fino a morire. Se non vogliamo pensare all’ambiente allora evitiamo di gettare la plastica in mare per evitare che ci invadano le meduse». L’intervento di Silvia D’Ambra ha riguardato, invece, il cibo. «Il cambiamento climatico globale è dovuto anche alla produzione di cibo che causa spesso lunghi trasporti che inquinano. Uno degli obiettivi di Slow Food è iniziare a far capire che per ogni azione c’è una conseguenza. La sensibilità c’è, ma dobbiamo tentare di rendere consapevoli anche gli altri. Giocando sul nostro modo di scegliere il cibo si può preservare il nostro mare. Il cibo viene dall’ambiente e se questo non è pulito anche noi mangiamo male». Un evento, questo organizzato da Playpus, davvero importante al quale speriamo ne seguano altri con sempre maggiore partecipazione. «La nostra speranza – ha concluso Adele – è che i semi gettati diventino frutti con le nuove generazioni».