Ripresa delle udienze, l’Assoforense: «Sulla sicurezza non arretreremo»
Gli avvocati isolani protestano contro i vertici del Tribunale di Napoli e del Consiglio dell’Ordine partenopeo che hanno completamente ignorato le proposte di protocollo elaborate insieme al Coordinatore della sede giudiziaria di via Michele Mazzella
È partita nella notte tra martedì e mercoledì la nota di protesta che l’Assoforense di Ischia ha inviato ai vertici del Tribunale di Napoli. Grande l’amarezza nel constatare che nei protocolli d’intesa per la ripresa dell’attività giudiziaria concordati tra il Presidente del Tribunale e il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli non è stata assolutamente presa in considerazione la peculiarità degli uffici giudiziari isolani. Fra l’altro gli avvocati di Ischia non sono stati neppure consultati così come non c’è stata nessuna presa d’atto della proposta di protocollo elaborata dall’Assoforense insieme al Coordinatore e ai giudici della sezione ischitana del Tribunale e del Giudice di Pace. Eppure, lo scorso 23 aprile era stata inviata al Presidente del Tribunale una dettagliata nota che evidenziava l’attuale mancanza dei requisiti minimi di sicurezza necessari ad affrontare l’emergenza epidemiologica e l’esigua dotazione di personale amministrativo.
È semplicemente impensabile, secondo i professionisti isolani, che le misure adottate per gli Uffici giudiziari napoletani possano essere applicate tout court alla sede ischitana senza alcuna preventiva e ponderata valutazione.
«L’Assoforense – dichiara il Presidente, avvocato Gianpaolo Buono – ha sempre inteso mantenere una posizione responsabile. E il diritto alla salute e alla sicurezza di professionisti, giudici e funzionari prevale sugli altri interessi. Le udienze ricominceranno se ci saranno le opportune condizioni. Anche gli avvocati, come tutti gli altri professionisti, sono fermi da due mesi e hanno intenzione di ripartire, ma con le misure adeguate». A lasciare interdetti è anche la modalità con cui sono state adottate le misure: «Non siamo stati minimamente coinvolti nel processo decisionale – prosegue il presidente Buono – che ha assunto l’aria di uno sgarbo istituzionale. Noi siamo comunque pronti ad affrontare la battaglia per ottenere la giusta attenzione delle nostre legittime istanze, utilizzando tutti gli strumenti per garantire l’incolumità nostra, dei giudici e del personale della sede giudiziaria ischitana. È stata completamente ignorata la nostra proposta di protocollo che fra l’altro era stata concordata coi magistrati. Siamo consapevoli dell’entità delle difficoltà da superare, ma non arretreremo di un centimetro nel perseguire l’obiettivo». L’avvocato Buono ha inoltre invitato il Presidente del Tribunale a verificare di persona la situazione nel palazzo di giustizia di via Michele Mazzella, ma un altro motivo di amarezza è stata anche la mancanza di supporto da parte del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, che ha sottoscritto i due protocolli ignorando le criticità della sede ischitana, pur avendo avuto modo di conoscere e condividere preventivamente sia il contenuto della nota del 23 aprile sia della proposta di protocollo elaborata congiuntamente tra i rappresentanti locali della magistratura e dell’avvocatura. È assurdo imporre regole concepite e adattate per le planivolumetrie degli ambienti del Centro Direzionale a Napoli, anche alla sede isolana che ha tutt’altre peculiarità, a partire dalla ridottissima ampiezza delle aule, che impediscono nella maggior parte dei casi l’attuazione delle più semplici misure precauzionali.
«Ancor più deprecabile – si legge nella nota inviata la scorsa notte ai presidenti del Coa e del Tribunale – è che i protocolli che si intendono imporre agli Uffici giudiziari ischitani, in particolare quello dell’Ufficio del Giudice di Pace, si basino su indicazioni non corrispondenti, per ammissione degli stessi estensori, alle previsioni normative. Peraltro, pur volendosi avallare la bizzarra istituzione di una Peca per la “cancelleria” di ogni giudice”, l’assenza di un funzionario e comunque di personale in grado, per qualifica funzionale, di gestirla, avrebbe vanificato l’attuazione delle misure adottate». E un sospetto si insinua: «La sensazione – continua il documento – è che almeno il Protocollo riferito al Giudice di Pace sia solo un’operazione di facciata, se alla fine, per ogni udienza sarebbe prevista la trattazione di poco più di dieci cause a fronte delle 70-80 abitualmente trattate nelle udienze ordinarie. In definitiva, tanto spreco di energie per trattare poche cause ad udienza, non avendo neanche la certezza di disporre di aule libere all’interno del Palazzodi Giustizia ischitano, idonee a garantire l’osservanza delle misure di sicurezza». Anche per questo, secondo gli avvocati isolani, sarebbe stato utile valorizzare le indicazioni fornite dall’Assoforense, sulla necessità di utilizzare le poche settimane comprese tra il 12 maggio e il 30 giugno per assolvere le tante incombenze di cancelleria arretrate e consentire l’adozione dei dispositivi di sicurezza all’interno dell’edificio che ne è completamente sfornito, a partire dal termoscanner per il rilevamento della temperatura corporea all’ingresso dei locali, i presidi di igienizzazione individuale, la sanificazione quotidiana fino alla semplice vigilanza ai varchi di accesso dell’edificio. L’Assoforense ha quindi chiesto al Presidente del Consiglio dell’Ordine Tafuri di convocare il consiglio per ottenere la revoca immediata del consenso ai due protocolli e al Presidente del Tribunale di convocare un incontro, anche in videoconferenza, che garantisca la partecipazione dei rappresentanti dell’Associazione forense dell’isola d’Ischia e del Coordinatore degli uffici giudiziari isolani. Altrimenti, l’associazione non avrà altra scelta se non quella di fare ricorso agli strumenti previsti dalla legge, non esclusa l’ipotesi di proclamare l’astensione delle udienze a tutela del diritto alla salute, costituzionalmente garantito.