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Ripetitore, arriva il dissequestro: ma l’ordinanza blocca l’installazione

Secondo il pm non vi sono profili penali nella vicenda dell’apparecchiatura dislocata in un’area privata in via Pio Monte. Resta in piedi il provvedimento amministrativo di ripristino dello stato dei luoghi

Dissequestrato il contestato ripetitore della Tim a Casamicciola in via Pio Monte della Misericordia. Il pubblico ministero non ha ravvisato la presenza di aspetti penali nella vicenda, ma solo di natura amministrativa. La motivazione va ricercata nel fatto che l’installazione è un’opera mobile e soprattutto temporanea. Come molti ricorderanno, mercoledì 11 agosto il Comune di Casamicciola tramite la Polizia municipale aveva bloccato l’installazione di un ripetitore della Tim nella zona denominata della “Lava”. La Compagnia telefonica aveva raggiunto un accordo col proprietario di un’area per installarvi l’apparecchiatura.

La protesta degli abitanti della zona aveva allertato i vigili urbani guidati dal comandante Giovanni Mattera, che giunti sul posto avevano immediatamente sospeso i lavori dopo aver appurato che dal Comune termale non era mai stata rilasciata alcuna autorizzazione. Il giorno successivo, dopo un apposito sopralluogo da parte dell’ufficio tecnico, era arrivato il sequestro, anche perché i lavori benché sospesi erano stati ripresi nelle prime ore della mattinata, esacerbando ulteriormente gli animi dei residenti della zona, fino a inscenare un blocco stradale. Di qui la richiesta del primo cittadino per un intervento immediato delle forze dell’ordine, polizia, carabinieri e vigili urbani, con questi ultimi che avevano posto i sigilli alla struttura. A nulla erano valsi i contatti della Compagnia telefonica con l’amministrazione, dal momento che il sindaco Castagna aveva espresso chiaramente la volontà di rimuovere la struttura «Quando di mezzo c’è la salute c’è poco da discutere e soprattutto non si deroga», aveva dichiarato il primo cittadino, aggiungendo: «In questa vicenda le maggiori responsabilità non le attribuisco alla Tim, che legittimamente ha deciso di fittare un terreno, ma a chi lo ha ceduto in fitto, incurante del danno che potesse cagionare alla collettività».

Adesso, dunque, vengono meno gli eventuali profili dal punto di vista penale, ma da quello amministrativo resta comunque in piedi l’ordinanza dirigenziale con cui il Comune aveva ordinato ai titolari del terreno di “di ripristinare lo stato dei luoghi originario, entro cinque giorni dalla notifica dell’ordinanza, le opere abusivamente realizzate ed indicate in narrativa”. Il provvedimento firmato dal dirigente dell’ufficio tecnico aveva irrogato ai destinatati ritenuti responsabili dell’abuso la sanzione pecuniaria di € 5.164,00, avvertendo che “l’autorità competente, constatata l’inottemperanza, irroga una sanzione amministrativa pecuniaria di importo compreso tra 2.000 euro e 20.000 euro, salva l’applicazione di altre misure e sanzioni previste da norme vigenti. La sanzione, in caso di abusi realizzati sulle aree e sugli edifici di cui al comma 2 dell’articolo 27, ivi comprese le aree soggette a rischio idrogeologico elevato o molto elevato, è sempre irrogata nella misura massima”. Ai titolari dell’area resta la possibilità di proporre ricorso giurisdizionale avanti al T.A.R. Campania o, in alternativa, di ricorso straordinario al Capo dello Stato, rispettivamente entro 60 e 120 giorni dalla data di notifica dell’ordinanza.

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