Riitano: «Ho scelto Procida per l’utopia della vittoria»

Il direttore di Procida 2022 racconta come e perché ha raccolto la nuova sfida in una inedita intervista al nostro giornale

L’abbraccio intenso con il sindaco Dino Ambrosino qualche istante dopo il pronunciamento del ministro Franceschini. Una gioia incontenibile, anche per chi aveva già trionfato altrove: Agostino Riitano, direttore di Procida 2022, è stato membro del team della direzione artistica per l’ideazione del programma culturale del dossier di candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura.

«Dopo Matera, molte città mi avevano chiesto di sostenere la candidatura ma la richiesta di Procida mi ha conquistato immediatamente. Il perché è presto detto: tutte le altre città avevano la speranza di vincere, Procida era invece l’utopia della vittoria»

Questa è una nuova sfida, per lui e per l’isola. Una sfida intrigante ed entusiasmante perché, racconta a qualche giorno dalla proclamazione, “quella di Procida è una vittoria che serba dentro una profezia per tutto il Paese: premia le piccole isole e i territori minori che in questo momento sono un modello di cambiamento”.

Manager culturale, autore e docente sperimenta modelli di rigenerazione urbana mediante la valorizzazione partecipata del patrimonio e delle eredità culturali, attivando progetti d’innovazione sociale e creolizzazione dei linguaggi espressivi. Attualmente Direttore del Comitato Promotore per la candidatura dell’arte dell'”incisione a cammeo” nella lista del patrimonio culturale immateriale UNESCO; Cultural Manager di Tirana Capitale Europea dei Giovani 2022; docente del Master in “Politiche culturali e sviluppo economico” presso l’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa. E’ stato Project Manager Supervisor di Matera 2019 Capitale Europea della Cultura. In ambito internazionale è stato consulente dell’OCSE e del BID, organizzazioni per lo sviluppo economico, sociale e culturale. Ha pubblicato Il Training dell’Attore da Oriente a Occidente (Arte Tipografica, Napoli, 2007); Sud Innovation. Patrimonio Culturale, Innovazione Sociale e Nuova Cittadinanza (Franco Angeli, Milano, 2014); Matera: innovazione sociale e cittadinanza culturale, in Venezia chiama Boston (Marcianum Press, Venezia, 2016); Artigiani dell’Immaginario – Cultura, fiducia e cocreazione (Mimesis, Milano, 2019). È autore di numerosi articoli e conferenze scientifiche sui temi dell’innovazione culturale e sociale.

Riitano, perché questa è una sfida nuova? E quando ha accettato la proposta di Procida?

“Non ho mai avuto grandi dubbi. Dopo Matera, molte città mi avevano chiesto di sostenere la candidatura ma la richiesta di Procida mi ha conquistato immediatamente. Il perché è presto detto: tutte le altre città avevano la speranza di vincere, Procida era invece l’utopia della vittoria. E naturalmente io sono un uomo del Sud, cresciuto nel Golfo di Napoli, nato a Torre del Greco”.

«Non è solo la nostra vittoria. Abbiamo costruito relazioni con i comuni della Campania e delle piccole isole, ma anche con una serie di realtà europee. Perché la Regione Campania e la Città Metropolitana ci hanno creduto sin dal primo momento. Insomma, rappresentiamo la voglia di riscatto dell’intero Mezzogiorno»

A caldo ha definito “epocale” la vittoria di Procida. Perché?

“Perché la commissione ha compreso che il progetto di Procida incorpora un cambio del paradigma della cultura nel nostro paese, non solo grandi città d’arte ma anche e soprattutto lo straordinario patrimonio culturale diffuso nei piccoli centri. Siamo convinti che il concetto di ‘minore’ contenga il senso della profezia. In questo la nostra vittoria incarna la profezia del cambiamento delle politiche culturali del Paese”.

Come ha festeggiato?

“Siamo stati letteralmente travolti dall’attenzione dei media: direi che non abbiamo smesso un attimo di lavorare e solo ora realizziamo la grandezza dell’impresa. Porto nel cuore i complimenti degli isolani, che suonavano il clacson quando mi intravedevano per le vie dell’isola, e i sorrisi di chi ha gioito con noi”.

Un progetto, come lo ha definito la commissione del Mibact, ampio ed ambizioso. Come può sintetizzarlo?

“Beh, il nostro progetto punta molto sulle opportunità da offrire a quelli che l’Agenda 2030, il documento adottato dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, definisce ‘agenti critici del cambiamento’: bambini, giovani uomini e donne. Trasformeremo l’isola in un laboratorio di felicità sociale, con programmi culturali educativi e inclusivi. Un secondo asset riguarda le imprese culturali e creative, il cui sviluppo sostenibile – fondamentale per un cambiamento ecologico del Paese – è fondamentale. Innovazione sociale e rigenerazione urbana, in linea con il “Piano Sud 2030, sviluppo e coesione per l’Italia”, elaborato dal nostro governo, faranno di Procida un laboratorio di transizione ecologica per una nuova idea di Mezzogiorno, connesso e inclusivo”.

Un plebiscito, in particolare, per lo slogan del progetto.

“La cultura non isola è un messaggio pensato prima della pandemia e che ha finito con il rivelarsi più che mai risulta attuale: crediamo fortemente che la cultura possa prendersi cura delle cicatrici sociali che abbiamo riportato in questi mesi di grande difficoltà”.

«Non apriremo Procida al cosiddetto overtourism, ma a un turismo rigorosamente lento, responsabile, ecologico, “meridiano” – per usare una fortunata definizione di Franco Cassano – che possa includere la vicina Ischia e i Campi Flegrei. E saremo attenti all’ambiente»

Procida riuscirà a proteggere la sua identità dai rischi del turismo di massa?

“Senz’altro. Vede, la scelta di Procida come capitale della cultura suggerisce una riflessione sugli ecosistemi fragili, spesso aggrediti dalla forte pressione dei visitatori. L’isola incarna alla perfezione l’idea di una realtà autentica, in cui sarà generata una contaminazione sostenibile tra la comunità procidana e i visitatori, assurgendo  a modello esemplare per le altre piccole isole d’Italia e per i comuni delle aree interne del Paese, con i quali abbiamo da tempo instaurato un dialogo, confluito in una cooperazione efficace ed entusiasmante”.

Perché questa non è solo la vittoria di Procida?

“Perché abbiamo costruito relazioni con i comuni della Campania e con i comuni delle piccole isole d’Italia, ma anche con una serie di realtà europee. Perché la Regione Campania e la Città Metropolitana ci hanno creduto sin dal primo momento. Perché rappresentiamo la voglia di riscatto dell’intero Mezzogiorno”.

Rigenerazione urbana è uno dei punti-chiave del progetto. E si pensa subito a Palazzo d’Avalos.

“Una grande risorsa per Procida. Trasformeremo il simbolo della detenzione in un luogo di produzione culturale. Lì dove si è recluso noi cercheremo di includere – inclusione è del resto una parola chiave del progetto – e lo faremo attraverso i linguaggi dell’arte. Lo sterminato tenimento agricolo, dove i carcerati curavo l’orto e allevavano i maiali, diventerà un grande parco urbano”.

Ha detto: non creeremo una Disneyland degli eventi.

“Assolutamente. Non apriremo Procida al cosiddetto overtourism, ma a un turismo rigorosamente lento, responsabile, ecologico, “meridiano” – per usare una fortunata definizione di Franco Cassano – che possa includere la vicina Ischia e i Campi Flegrei. Saremo attenti all’ambiente: del resto l’area marina protetta Regno di Nettuno è parte importante del comitato promotore della candidatura”.

Quanto è stato importante l’affiatamento della squadra?

“Tantissimo. C’è sempre stata assoluta sintonia con il sindaco Ambrosino, con la vicesindaca Titta Lubrano e con tutti i consiglieri e gli assessori di Procida, dall’infaticabile Leonardo Costagliola a Rossella Lauro, da Michele Assante Del Leccese ad Antonio Carannante. Fare squadra è fondamentale: ci aspettano due anni di duro ed entusiasmante lavoro. Siamo orgogliosi e responsabili: per Procida e per l’intero golfo di Napoli sarà un’occasione irripetibile”.

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