Lo scorso weekend sembra aver riportato l’isola indietro nel tempo. Tra venerdì e sabato diverse migliaia di passeggeri sono sbarcati nei nostri scali portuali, una marea di trolley ha pacificamente invaso le banchine, e le strade dei sei comuni isolani si sono animate con un movimento di persone e veicoli da far apparire l’intero fine settimana come un anticipo dell’alta stagione turistica. Di sicuro, dopo oltre un anno di emergenza sanitaria, l’isola si era in parte disabituata a scene del genere.
I numeri forniti dagli uomini della Guardia Costiera guidati dal comandante Antonio Cipresso dimostrano in ogni caso che il turismo isolano si è rimesso in moto. Naturalmente vanno tenute presenti le debite proporzioni coi dati dell’epoca pre-covid, ma i numeri ufficiali sono di tutto rispetto, con 14mila passeggeri in arrivo e 11mila in partenza nell’arco dei giorni da venerdì a domenica. Anche le cifre relative ai veicoli sono indicative, con 2100 in arrivo e 1700 in partenza. Dati che confermano le impressioni raccolte un po’ ovunque sull’isola. Ristoranti e pub pieni quasi ovunque, con file lunghissime sin dal tardo pomeriggio, nonostante l’orario del cosiddetto “coprifuoco” sia stato spostato soltanto di un’ora. Difficile se non impossibile trovare tavoli liberi in caso di mancata prenotazione. In gran parte si tratta del cosiddetto turismo di prossimità, cioè di turisti campani, ma intanto anche numerosi alberghi hanno riacceso le insegne ospitando numerosi visitatori di varie fasce di età, nel weekend che è stato caratterizzato dalla visita del Presidente della Regione Vincenzo De Luca il quale, a fronti di dati che testimoniano che il 99% dei 35mila ischitani che hanno aderito alla campagna vaccinale è stato immunizzato e quasi il 75% della popolazione adulta isolana risulta vaccinata, ha decretato il raggiungimento da parte di Ischia del tanto agognato riconoscimento di isola covid-free.
Espressione ovviamente da prendere con le pinze, ma che almeno costituisce un presupposto formidabile per la ripartenza economica e sociale dell’isola dopo un anno e mezzo di percorso col freno a mano tirato, se si esclude il bimestre finale della scorsa estate, quando la provvisoria riapertura aveva fatto registrare numeri raramente visti anche nelle stagioni “normali”. Anche i corsi dei paesi, le spiagge e i litorali si sono riempiti di turisti e residenti nei tre giorni, mentre alcuni ristoratori ci hanno confidato che hanno avuto il loro daffare a regolare gli ingressi dei clienti, soprattutto nel caso – molto frequente – di estese comitive che pretendevano di essere accomodate in lunghe tavolate, in barba ai limiti del numero di persone consentite dalle norme di prevenzione anti-covid. Il meteo tutto sommato clemente, le temperature abbastanza alte, hanno contribuito per qualche giorno a rendere meno pressante il pensiero della pandemia e delle conseguenze delle infrazioni, al punto che le forze dell’ordine pur tollerando un minimo di elasticità nella forte movimentazione di persone e veicoli hanno comunque dovuto costantemente presidiare tutti gli snodi nevralgici dell’isola per mantenere il controllo sul territorio.
Naturalmente i flussi turistici hanno coinvolto anche la vicina Procida dove, come testimoniano i dati forniti dalla Guardia Costiera, sono sbarcati oltre 6mila passeggeri: una cifra pari al triplo del corrispondente weekend del maggio di un anno fa. Sull’isola di Arturo ieri si sono registrati problemi per la mancanza di posti a bordo di navi ed aliscafi in partenza per la terraferma, per il concentrarsi delle richieste dei ritorni per le corse della serata. Attualmente infatti navi ed aliscafi possono accogliere a bordo il 50 % dei passeggeri trasportabili per le normative anti covid in vigore. Insomma, mentre l’anno scorso di questi tempi partiva la cosiddetta fase-2 con tutte le incertezze del caso, adesso nel mezzo della campagna vaccinale le isole del Golfo sembrano finalmente ripartire, meglio attrezzate per affrontare una stagione turistica cruciale per comprendere quale sarà il futuro a medio termine, non soltanto per il settore ma anche per l’intero tessuto economico-sociale isolano che su di esso si basa per grandissima parte.