Riecco il rosolio, l’antico liquore “fai da te” preparato in casa e affiancato ai tradizionali dolci di natale per la gioia delle famiglie ischitane in festa
Il vecchio “cordiale” che le nuove generazioni non conoscono - Non si può dire che il rosolio sia scomparso del tutto, nonostante stiano in campo sull’isola altri tipi di liquori come l’amarischia e il rucolino, il secondo più diffuso del primo, specie nelle feste importanti dell’anno come il natale e la pasqua. Il rosolio è tipico per i suoi colori e la varietà di bottiglie particolari che lo contengono. Ha il sapore e l’aspetto dell’antico con una presenza in passato dominante nelle case isolane. Il rosolio, non per niente detto anche “liquore del passato”, deriva il suo nome da ros solis, ossia, “rugiada del sole”; ha origini per l’appunto molto antiche, risalenti al periodo che va tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700
Lontani sono i tempi in cui si preparava la bevanda con acqua frizzante e rosolio dalle varie essenze e colori per poi brindare per la venuta dell’anno nuovo. Ma prim’ancora Il rosolio era il liquore comune per tutte le occasioni festive e in special modo per Natale affiancato ai tipici dolci della tradizione natalizia quali il roccocò, i mutaccioli e le paste reali compresa la classica e gustosa cassata siciliana Il rosolio, ovvero il liquore di casa, a Ischia e non solo sull’isola, le nuove generazioni non lo conoscono, anche se in famiglia ne hanno sentito parlare dalla nonna e da qualche vecchia zia che lo realizzavano con le proprie mani ed i propri gusti in base alle essenze scelte.
Nemmeno i giovani genitori ne sono a conoscenza salvo chi l’ha scoperto al cinema seguendo film come La banda degli onesti, dove Totò offre un bicchiere di rosolio al maresciallo, capo del figlio finanziere, o nel film Miseria e nobiltà, dove dietro Totò, che cerca di scattare una foto a due turisti, si intravedono le insegne del bar che offrono Sorbetti e Rosoli. Anche nella letteratura si parla del Rosolio quale liquore offerto soprattutto alle signore per il basso tasso alcolico. Infatti nel romanzo Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello si legge che a Mattia Pascal viene offerto un bicchiere di rosolio dalla vedova Pescatore, al posto del vermouth offertogli da Romilda. E perfino In un passo del romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, si legge che la principessa lascia un bicchiere di rosolio prima di una partenza e lo ritrova un anno dopo nello stesso posto in cui l’aveva lasciato. Ed ancora, si ha traccia del rosolio nel romanzo Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi del 1883, dove La Fata dai capelli turchini offre un confetto ripieno di rosolio a Pinocchio, scena rappresentata anche nello sceneggiato Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini del 1972. Non sembra vero, ma è in atto una sorta di rilancio di questo prodotto casareccio che poi, visti i risultai presenti e da venire, tanto casareccio non è. Quindi non si può dire che il rosolio sia scomparso del tutto, nonostante stiano in campo sull’isola altri tipi di liquori come l’Amarischia e il Rucolino, il secondo più diffuso del primo, specie nelle feste importanti dell’anno come appunto il Natale ed anche la Pasqua. Il Rosolio è tipico per i suoi colori e il tipo di bottiglie particolari che lo contengono. Ha il sapore e l’aspetto dell’antico con una presenza in passato dominante nelle case isolane. Il rosolio, non per niente detto anche “liquore del passato”, deriva il suo nome da ros solis, ossia, “rugiada del sole”; ha origini per l’appunto molto antiche, risalenti al periodo che va tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700, momento in cui entra in commercio lo zucchero raffinato.
È ancora abbastanza diffuso soprattutto nel Sud Italia. In particolare, in Sicilia, dove, prodotto in casa, veniva offerto agli ospiti in segno di buon augurio. Ad Ischia insieme all’anice ed allo Strega era il liquore maggiormente in uso nelle famiglie di tutta l’isola. Inizialmente sul continente veniva preparato dalle suore che lo servivano per accogliere ospiti importanti nei conventi. Successivamente, però, è diventato il liquore delle signore per eccellenza, grazie al suo grado alcolico moderato (generalmente tra 25 e 35 % Vol). Era il più utilizzato per ogni tipo di festività familiare, dai battesimi ai fidanzamenti e, soprattutto, veniva offerto agli sposi novelli come buon augurio per una vita matrimoniale felice. Il rosolio classico è un tipo di liquore, o meglio una soluzione liquorosa, derivata dalla macerazione ed infusione alcolica di petali di rosa. Oggi, per chi non lo sapesse, e ci riferiamo ai giovani, che bevono altro tipo di drink, però, proprio seguendo il sistema di produzione originario, vengono prodotti innumerevoli tipi di rosoli, utilizzando erbe aromatiche o anche la frutta. In Sicilia da dove l’isola d’Ischia lo avrebbe importato, una particolare ricetta consigliava di prepararlo tenendo imbottigliati insieme per una settimana l’alcool (a cui erano stati precedentemente aggiunti le scorze di tre arance macerate per quaranta giorni e della vaniglia) e uno sciroppo realizzato semplicemente con zucchero e acqua. Sulla Murgia lucana e pugliese è possibile trovare moltissime varietà di erbe e piante selvatiche che danno origine a due differenti selezioni di rosoli: – Selezione Frutti speciali (gelso rosso, visciole e fico d’India), da servire sempre ghiacciati, anche da accompagnare ad un buon dolce, o a sorbetti e gelati bianchi – Selezione Erbe aromatiche selvatiche (salvia e limone, alloro, basilico, mente selvatiche, malva e santoreggia, finocchietto selvatico), ottimi a temperatura ambiente, freschi, ghiacciati e, addirittura, caldissimi/brulé, dato che il caldo libera gli oli essenziali che contengono. I rosoli, quindi, sono ottimi digestivi artigianali, da gustare da soli o, meglio ancora, in momenti conviviali.
Foto di Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter
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