Ricostruzione Maio, tesi di laurea dal Politecnico di Milano
“Steel soul”: dalla migliore università tecnica italiana, un progetto di recupero urbanistico per l’area colpita dal sisma
Ricostruzione Maio. Rimettere in piedi un’area importante del comune di Casamicciola Terme e dell’isola d’Ischia. Provare a ridargli la forma di un centro a misura d’uomo e fulcro della vita dei suoi abitanti. A partire dalle strade, dalle abitazioni private, dagli edifici e dagli spazi pubblici. Luoghi in cui la popolazione colpita dal terremoto dell’agosto 2017 possa ricominciare a sentirsi comunità e iniziare un nuovo cammino per il ritorno a un’esistenza più serena e sicura.
Da dove ripartire per la ricostruzione del Maio e delle aree colpite dal sisma? Quali modelli adottare? Di fronte a un’eredità, non solo materiale, difficile da gestire dal punto di vista economico, politico e soprattutto sociale, come operare scelte che assicurino stabilità, sicurezza, armonia dal punto di vista dell’identità locale e culturale?
Viene dal Politecnico di Milano, realtà accademica di riferimento nel panorama internazionale, un progetto di ricostruzione per la parte alta di Casamicciola, l’antico e originario centro storico della cittadina termale. A firmarlo sono Roberta Simone e Mirko Antonio Borzone, laureati lo scorso dicembre in Ingegneria Edile-Architettura con una tesi dal titolo “Steel Soul”. Un progetto di recupero urbanistico dedicato al Maio che prova a coniugare qualità architettonica e impatto sociale, semplicità e originalità, tradizione e innovazione, valorizzazione delle risorse e scelta di nuovi materiali.
«Il nostro percorso di tesi – spiegano gli ingegneri – è iniziato con il sopralluogo effettuato a inizio marzo 2019 insieme al Prof. Marco Imperadori e all’associazione Pida (Premio internazionale Ischia di architettura), che ci hanno permesso di entrare in contatto con la realtà dell’isola e visitare la zona rossa. Il progetto “Steel Soul” nasce dalla volontà di restituire il quartiere del Maio ai suoi abitanti. Un prototipo, nel quartiere, per la progettazione antisismica di edifici attivi ad alta efficienza energetica. Il progetto – continuano Simone e Borzone – è stato sviluppato su tre lotti che si affacciano su via d’Aloisio, una delle strade più colpite dal sisma, con l’idea di dare una nuova impronta costruttiva, dal punto di vista strutturale, tecnologico ed energetico, al tessuto edilizio del quartiere. Abbiamo proposto dei nuovi edifici a carattere residenziale, la realizzazione di un “bed and breakfast” e la riprogettazione del laboratorio di ceramiche Keramos, che era un’importante attività commerciale su Via D’Aloisio fortemente colpita dal terremoto».
Come trovare una sintesi felice tra molteplici linguaggi (e bisogni) spesso in conflitto tra loro? Secondo i giovani ingegneri «Steel Soul prevede la crasi tra tradizione e innovazione. Da un lato, si ha un progetto architettonico che promuove la mimesi delle nuove costruzioni rispetto a quelle esistenti, grazie alla ripresa delle tipologie architettoniche, dei materiali e dei colori del luogo. Dall’altro, si propongono i principi del protocollo Active House, valutando i parametri di comfort, energia e ambiente. Nello specifico, si tratta di un protocollo che promuove il concetto di casa attiva, ovvero un progetto che ha come fine la riduzione dei consumi, la produzione di energia e la salvaguardia del benessere degli occupanti in modo da migliorare il comfort all’interno degli edifici. Per conseguire questo obiettivo, abbiamo adottato strategie progettuali basate sullo studio di luce e ventilazione naturali e sul risparmio energetico, grazie all’impiego di materiali termoriflettenti alveolari o multistrato e materiali a cambiamento di fase, in modo da progettare edifici con un basso impatto ambientale, studiati per mezzo di simulazioni energetiche dinamiche.»
Alla base di un buon comportamento sismico degli edifici è fondamentale la scelta dei materiali. «Il nostro progetto si incentra sull’utilizzo dell’acciaio per il sistema strutturale, ed in particolare di profili formati a freddo, dato che questo materiale è vantaggioso per le costruzioni in zona sismica in quanto il peso ridotto e la flessibilità permettono di ridurre da una parte, la massa, e quindi le forze inerziali dovute al sisma; dall’altra, il periodo proprio della struttura e quindi le accelerazioni. Gli studi e le analisi effettuati dimostrano come l’innovazione tecnologica e la ricerca scientifica possano incontrare la tradizione. In particolare, queste tecnologie risultano adatte sia ad un’applicazione in zona sismica come misura preventiva, che come strutture per l’emergenza, grazie alla velocità e semplicità di costruzione della struttura metallica e dell’involucro, risultando al contempo sia soluzione immediata di risposta in aiuto alla popolazione, che permanente, date le alte prestazioni energetiche.» E’ proprio il termalismo, risorsa tanto straordinaria (quanto inespressa) di Casamicciola, l’alleato migliore. «Nel progetto di tesi – precisano i neo ingegneri – non abbiamo previsto la realizzazione di impianti termali, ma, date le caratteristiche del luogo, abbiamo pensato degli impianti che sfruttano l’energia geotermica del terreno per soddisfare il fabbisogno energetico degli edifici».
La ricostruzione, per quanto necessaria a ridare una dimora a chi l’ha perduta, richiede un profondo ripensamento dell’idea di crescita illimitata. Come realizzarla, su un territorio già fortemente antropizzato? «Cambiando la proporzione tra verde e costruito. Nel progetto abbiamo aumentato la percentuale di terreno verde grazie alla definizione di zone adibite ad orti urbani e all’impiego di tipologie di copertura che prevedono dei tetti verdi in sedum».
Insomma, in un quadro di paludi stagne che affossano la ripartenza di Casamicciola (e delle altre aree colpite), mescolando burocrazie amministrative e attendismi politici, un tesi di laurea come progetto propositivo arriva dal Politecnico di Milano per traghettare (almeno) la discussione su un terreno più scientifico e pragmatico.
«L’obiettivo – ha precisato il Direttore del Premio PIDA Giovannangelo De Angelis – è quello di proporre alla comunità soluzioni progettuali attente non solo agli aspetti tecnologici e strutturali, sicuramente essenziali, ma anche di emergenza, di ottimizzazione economica, di sostenibilità ambientale e soprattutto di vivibilità in risposta ai bisogni della comunità».