La ricostruzione deve ripartire immediatamente, almeno dove essa è possibile. È questo ciò che emerge dal dialogo tra la struttura commissariale guidata dall’ex prefetto Carlo Schilardi e le amministrazioni comunali isolane nei territori colpiti dal sisma dell’estate di due anni fa. Dopo la riunione dello scorso 5 dicembre, il Commissario ha trasmesso agli uffici comunali di Casamicciola le cartografie sia in formato digitale che cartaceo delle zone che non presentano condizioni di pericolosità, e i relativi elenchi degli immobili danneggiati dagli eventi sismici del 2017.
Schilardi vuole che si avvii in concreto l’applicazione dell’ordinanza di ricostruzione “pesante”, la numero 7 emanato lo scorso settembre. Come si ricorderà, dieci giorni fa a Palazzo Armieri, sede partenopea degli uffici della struttura commissariale, erano stati convocati gli esponenti degli uffici tecnici dei tre comuni isolani colpiti dal sisma, Casamicciola, Lacco Ameno e Forio, alla presenza di quasi tutti i tecnici della struttura commissariale. L’incontro, di natura preliminare, fu incentrato sui molteplici aspetti relativi all’applicazione delle ordinanze commissariali per far partire concretamente la ricostruzione. I tecnici avevano esaminato congiuntamente le casistiche relative agli edifici danneggiati dagli eventi sismici che non ricadono nelle zone sensibili del territorio, cioè al di fuori delle aree a rischio idrogeologico, e per le quali i recenti studi non hanno evidenziato particolari criticità. I partecipanti avevano quindi iniziato a redigere un quadro preliminare degli interventi, a partire da quelli su edifici che potrebbero essere immediatamente riparati.
Adesso, in un’apposita missiva a supporto della trasmissione dei documenti, il Commissario conferma tali intenzioni ed esorta l’amministrazione a “provvedere con ogni consentita solerzia a stimolare l’avvio della ricostruzione per quelle situazioni che non presentano criticità connesse alle condizioni di pericolosità idrogeologica e/o scaturenti dagli studi di microzonazione sismica effettuali, ovvero di criticità riferibili al contesto edilizio”. Resta inteso che “tale ricognizione deve essere considerata quale utile indirizzo nella scelta di priorità per la definizione delle pratiche come previsto dall’articolo 25 del decreto-ricostruzione n.109 del 2018”.
Nell’ultima riunione si era cercata anche un’unità di intenti per incoraggiare i cittadini a procedere alla riparazione delle proprie abitazioni, completando la documentazione delle proprie istanze. Il dialogo continuerà sulla falsariga del comune modus operandi concordato. La priorità è proprio quella di sistemare le “carte”, innanzitutto regolarizzando le proprie posizioni: in altre parole, chiedere la definizione delle situazioni relative ad immobili soggetti a istanza di condono edilizio. Tra l’altro, il “ritorno a casa” di chi ha subìto danni riparabili in tempi ragionevolmente brevi è nell’interesse di ogni Comune e delle proprie casse, che si troverebbe a risparmiare risorse rilevanti oggi impiegate nell’accoglienza provvisoria.