ARCHIVIO 3ARCHIVIO 5

Resistenza a pubblico ufficiale, l’accusa chiede l’archiviazione

È finita con l’archiviazione, richiesta dal pubblico ministero su istanza della difesa, una vicenda giudiziaria originatasi in ambito venatorio un paio d’anni fa.  Il 7 dicembre 2015 partì infatti una segnalazione di reato da parte delle guardie giurate Luigi Di Meglio e Carmela Paolella. I due riferirono che un paio di giorni prima, nel corso di un servizio di perlustrazione del territorio all’interno del Comune di Barano, nella zona detta del “Lanternino”, mentre erano in compagnia del signor Giovanni Cinque, notarono ai margini di un sentiero due persone munite di fucili semiautomatici, apparentemente intenti a dare la caccia alla selvaggina. Qualificatesi, le guardie chiesero alle due persone di esibire i documenti di caccia e di rilevare l’iscrizione all’anagrafe canina tramite la lettura del microchip del cane. Tuttavia mentre uno dei due, Armando Ferrandino, aveva mostrato i documenti richiesti, l’altro dapprima si sarebbe rifiutato di esibirli per poi darsi alla fuga a piedi e successivamente a bordo di un’auto, una Ford Fiesta, ignorando gli “alt” intimati dalle guardie giurate.  Attraverso il numero di targa, gli uomini della Stazione dei Carabinieri di Casamicciola Terme risalirono al proprietario della vettura, che risultava essere Massimo Mazzella. Gli uomini della polizia giudiziaria procedettero dunque ad accertare se Paolella, Di Meglio e Cinque fossero in grado di collegare il volto dell’indagato alla persona che si era rifiutata di esibire i documenti. Tuttavia, soltanto Carmela Paolella fu in grado di riconoscere Massimo Mazzella.

A questo punto, il difensore di fiducia dell’indagato, l’avvocato Nicola Lauro, ha avanzato istanza di archiviazione. La richiesta si fondava sull’esito delle indagini investigative difensive da cui era risultato che al momento del fatto, Luigi Di Meglio e Carmela Paolella non erano provvisti dell’abilitazione all’esercizio dell’attività di vigilanza venatoria. E in effetti dalla documentazione che la difesa ha allegato alla richiesta emerge che la Città metropolitana di Napoli, con una nota del 28 dicembre 2015, spiegava che Di Meglio e Paolella “non risultavano aver presentato alcuna istanza di riconoscimento o rinnovo della nomina a Guardia Giurata Volontaria venatoria presso questo ente, né risultavano essere attualmente titolari di analogo provvedimento di riconoscimento o rinnovo” di tale nomina. Un dato che veniva poi confermato anche dalla nota dell’11 febbraio 2016 da parte della Regione Campania, secondo cui per Carmela Paolella e Luigi Di Meglio “non risultano rilasciati decreti di nomina di Guardia Giurata Volontaria venatoria”.

Il sostituto procuratore ha dunque evidenziato l’impossibilità di affermare con assoluta certezza che la condotta descritta nella segnalazione di reato fosse effettivamente riferibile a Massimo Mazzella, anche tenuto conto del fatto che solo Carmela Paolella era stata in grado di riconoscerlo nella procedura di individuazione.  La pubblica accusa ha quindi ritenuto che non ci fossero gli estremi dell’infrazione prevista nell’articolo 651 del codice penale (rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale), viste le note della Città Metropolitana e della Regione, da cui emerge che i denuncianti non si trovavano nell’esercizio delle funzioni che avrebbe consentito di richiedere l’esibizione dei documenti. Anche l’altro reato contestato, quello di resistenza a pubblico ufficiale, non viene ritenuto sussistente in quanto il comportamento descritto non è consistito in minacce né violenze.

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Più vecchio
Più recente Più Votato
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex