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Regno di Nettuno, un’agonia lunga otto anni

di Marco Gaudini ISCHIA

– Siamo ormai vicini alla fine dell’anno, un 2015 che ha portato sostanziali novità nella gestione dell’Area Marina Protetta, Regno di Nettuno. Una grande risorsa non solo per tutta l’isola, ma per l’intero golfo partenopeo, una risorsa però ancora troppo poco “sfruttata”, nella migliore accezione del termine. Troppe anche le diatribe su quest’aera, troppi conflitti, la burocrazia e l’inattivismo, politico – istituzionale, che determinano tutt’ora un vero e proprio commissariamento dell’Area Marina Protetta. Commissariamento che non ha prodotto alcun risultato, sin d’ora se non quello dell’ordinaria amministrazione. Con una nota, infatti, il Dicastero dell’Ambiente – Direzione Generale per la Protezione della Natura e del Mare, nello scorso aprile ha comunicato al Consorzio di Gestione dell’Area Marina Protetta “Regno di Nettuno” la revoca dell’affidamento per la gestione provvisoria. Il Decreto n. 74 del 17 aprile 2015, emesso dal Ministero dell’Ambiente, disponeva il commissariamento dell’AMP, non solo con la revoca dell’affidamento, ma come prevede la procedura, con il contestuale affidamento della stessa gestione alla Capitaneria di Porto di Napoli, fino all’insediamento del nuovo soggetto gestore che sarà individuato. Contro questa decisione del Ministero, il Consorzio ha mosso un ricorso al TAR, al quale si è aggiunto “ad adiuvandum” il Comune di Forio. La linea “difensiva” adottata dal Consorzio, nel suo ricorso, avverso al provvedimento del Ministero, si basava, sostanzialmente, sulle criticità derivanti dall’operato del Responsabile Scientifico dell’AMP, il dott. Riccardo Strada. Il Dicastero all’Ambiente, nella sua nota di “commissariamento” del Consorzio, infatti, contestava sia la mancata approvazione dei bilanci, e la mancata programmazione ISEA. Nelle settimane successive al provvedimento del Ministero, più volte esponenti del Consorzio si sono espressi, per chiarire, che per entrambe le contestazioni, vi erano delle criticità che derivavano dall’operato di Strada: infatti per il bilancio, vi erano delle irregolarità, tali da far nominare un legale per gli accertamenti, e la programmazione scientifica era diretta competenza, del Direttore Scientifico, appunto il dott, Strada.  Queste posizioni, insieme ad altre considerazioni, sono state riportate all’interno del ricorso, mosso dal Consorzio – insieme al Comune di Forio, costituitosi “ad adiuvandum” – contro il Ministero dell’Ambiente.

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