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Reddito di cittadinanza, in due “salvate” dalla Corte dei Conti

Si tratta di due donne che, a seguito di indagini condotte dalla Guardia di Finanza, erano state denunciate per aver indotto in errore l’Inps in ordine alla sussistenza dei requisiti per ottenere il Reddito di Cittadinanza. Da qui la richiesta per la restituzione delle somme che sarebbero state indebitamente erogate

La sezione giurisdizionale per la Campania della Corte dei Conti salva due presunte ‘furbette del reddito’ isolane. Entrambi le donne, su indagini svolte dalla Guardia di Finanza, sono state denunciate per aver indotto in errore l’Inps in ordine alla sussistenza dei requisiti per ottenere il Reddito di Cittadinanza. Da qui la richiesta alla Corte dei conti per la restituzione delle somme. La giustizia contabile, però, ha dichiarato il difetto di giurisdizione della Corte dei conti in favore del giudice ordinario. Per la prima donna, R.A. ischitana classe 1998, è stata chiesta la condanna al risarcimento dei danni erariali quantificati nella complessiva somma di 9.200 euro oltre rivalutazione monetaria e interessi legali a decorrere dalla data del 30 luglio 2022, in conseguenza della prospettata indebita percezione del reddito di cittadinanza. La vicenda traeva origine dalla segnalazione del 23 febbraio 2023 della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, nella quale si rappresentava che in base alle indagini svolte dalla Guardia di Finanza la convenuta aveva indotto in errore l’Inps in ordine alla sussistenza dei requisiti per l’accesso alla provvidenza, atteso che aveva omesso di indicare correttamente il proprio patrimonio immobiliare (corretta valorizzazione del patrimonio immobiliare posseduto e redditi da locazione d’immobili per l’importo lordo di 5.128euro), nonché di inserire fra i componenti del nucleo familiare il padre R. G., titolare di reddito (redditi da lavoro dipendente nel 2019 e da pensione nel 2020 e 2021) e di immobili. In particolare, con l’istanza del 25 gennaio 2021 tesa alla concessione del reddito di cittadinanza la convenuta non rappresentava i suddetti dati e quindi la reale situazione in ordine allo stato di famiglia e al proprio patrimonio immobiliare percependo il beneficio in assenza dei requisiti prescritti dalla legge sul Reddito di cittadinanza. Per la donna è stata dichiarata la contumacia perché nonostante la citazione sia stata ritualmente notificata la stessa non si è costituita in giudizio.

Il secondo caso riguarda B.A. classe 1991 di Barano d’Ischia. Per lei la Corte dei Conti aveva chiesto una condanna al pagamento in favore dell’INPS della complessiva somma di 12.840euro, oltre rivalutazione monetaria, interessi legali e spese di giustizia. L’azione prendeva le mosse dalla segnalazione del 03 aprile 2023 della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, in ordine alla fattispecie di indebita percezione del sussidio c.d. “reddito di cittadinanza” da parte della donna, con la contestazione del reato speciale specificamente previsto dalla disciplina sul “reddito di cittadinanza”, nonché del reato di Truffa e Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. In particolare, la donna aveva attestato falsamente di essere in possesso di tutti i requisiti previsti dalla legge (ed in particolare delle condizioni reddituali), omettendo di indicare i componenti del proprio nucleo familiare (composto da P. F., B. R., C.C., C.M.  e C. A.) ed attestando falsamente di essere residente a Ischia, in un immobile in locazione (essendo invece residente dal 15 novembre 2019 a Barano d’Ischia), e, perché con gli artifizi e raggiri aveva indotto in errore l’Inps in ordine alla sussistenza dei requisiti di legge per l’accesso al beneficio. In tal modo la stessa si procurava l’ingiusto profitto consistente nella percezione del reddito di cittadinanza, nella misura di complessivi 12.840 euro  (comprensiva altresì della c.d. quota b relativa ad immobile in locazione). Dalle indagini della Guardia di finanza emergevano tali false dichiarazioni, formulate al momento della presentazione della domanda ad INPS. Per i giudici contabili la stessa volontariamente aveva violato la normativa poiché: aveva dichiarato di essere residente nel Comune di Ischia, essendo invece residente nel Comune di Barano d’Ischia ed ometteva di indicare i componenti del proprio nucleo familiare ed inoltre aveva indicato mendacemente di vivere in un immobile in locazione (indicando l’importo del canone, riportato ai fini del calcolo dell’ISEE). Notificato l’invito a dedurre, la donna non ha presentato deduzioni difensive per questo veniva dichiarata la contumacia della convenuta, che non risultava costituita. In entrambi i casi è stato dichiarato il difetto di giurisdizione della Corte dei conti in favore del giudice ordinario. Per questo il procedimento, civile così come quello penale, continuerà per le due donne nelle sedi competenti.

In entrambi i casi è stato dichiarato il difetto di giurisdizione della magistratura contabile in favore del giudice ordinario. Per questo il procedimento, civile così come quello penale, continuerà per le due donne nelle sedi competenti

I NUMERI

Il 50% delle persone che hanno ottenuto il reddito di cittadinanza non ne aveva i requisiti. Si è scoperto che una persona su due faceva autodichiarazioni false per ottenere i soldi. A certificarlo il rapporto annuale della Corte dei Conti sulla gestione dell’Inps e il report di Audit che ha stimato il grave danno per le casse dello Stato in circa 1.7 miliardi di euro, così suddivisi: 900 mila tra il 2019-2020 e 800 mila tra il 2021-22. Alla fine i soldi del reddito di cittadinanza sono stati distribuiti a pioggia e senza adeguati controlli su chi ne avesse realmente diritto e chi no. Dall’indagine si scopre anche che il 98,75% delle persone che dichiaravano di aver avuto una riduzione di ore sul contratto di lavoro o addirittura di aver perso il lavoro a tempo indeterminato mentivano mentre più dell’85% dichiarava di avere un reddito pari a zero. Quando la misura è partita nel 2019 non era previsto alcun sistema di controllo preventivo e l’erogazione avveniva automaticamente solo sulla base dei dati autodichiarati. I controlli venivano fatti successivamente e solo su segnalazione delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria.

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