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Raffaella Piro: «Il mio impegno a favore dell’isola d’Ischia»

Una candidatura in rosa per l’isola d’Ischia alle Politiche 2018. Da dove nasce questa decisione?

Civica Popolare è la lista che raccoglie in se varie forze centriste, tra cui L’Italia è Popolare di Giuseppe De Mita, politico di alto profilo, quasi di altri tempi, che raccoglie tutta la mia personale stima e fiducia. Mi ha colpito il suo appello al rinnovamento della politica, una sorta di rifioritura culturale, lontana dal superomismo e dalla politica a vocazione maggioritaria ma orientata alla composizione delle parti. Quella politica, insomma, che deve scegliere un pezzo della società che intende rappresentare e deve sforzarsi di essere interprete di quella posizione per la credibilità che offre a quella parte della società. Ho aderito a quel pensiero politico di rinnovamento e rappresentanza che completa una visione che già mi appartiene in quanto professione di aiuto e intendo portarlo avanti: rappresentare quel pezzo di società che si sente lontana, inascoltata, se non addirittura, abbandonata dalle istituzioni e portare in parlamento le loro istanze ed il loro disagio.Con questa idea, quando mi è stata proposta la candidatura, ho dato la mia disponibilità, come cittadina e come professionista della salute Il programma proposto è un buon programma, misurato, serio e realizzabile, incentrato sulla famiglia.Poi, non vi è dubbio che dal punto di vista professionale la mia più naturale allocazione possa trovarsi in una lista guidata dal Ministro della Salute Lorenzin.

Come pensa di poter convincere i cittadini a votarla? La sua è una campagna elettorale, direi, molto sobria. Questa è la prima intervista che rilascia.

E’ così. Comunque, battute a parte, preferisco le persone, il contatto, confrontarmi con loro! E’ una forma mentis che ho per professione: indagare sui bisogni delle persone, farmene carico e ricercare soluzioni, cercando di dare, nei limiti del possibile, risposte efficaci ed appropriate. E poi, per mia naturale attitudine, non riesco a tollerare le inefficienze, le ingiustizie, ad assistere indifferente alle storture della vita quotidiana, anche quando non mi vedono coinvolta in prima persona

Non pensa che ad Ischia i candidati dei grandi partiti possano avere la meglio su una new entry in punta di piedi?

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In questi giorni stiamo assistendo, invero, a show di indubbio gusto e la politica, quella che già non piace agli italiani, sta mostrando il peggio di se: deriva razzista e xenofoba, divisioni interne, scandali e sensazionalismo ad orologeria, caduta di miti per chi ha fatto del disinteresse al profitto personale in politica il cavallo di battaglia delle scorse elezioni. Serve una nuova politica, un altro modo di fare, senza contrapposizioni, senza alimentare intolleranza ed odio ma nel rispetto di tutte le forze politiche scese in campo. Per essere innovatori oggi bisogna ritrovare l’essenza stessa della politica, dare una svolta e ripartire dalle persone: dalle persone che fanno politica, affinché sia vera politica, quella popolare e riformista, di saldi principi, rispettosa delle istituzioni, ancorata ai valori cattolico democratici laicamente vissuti ed insiti nella nostra costituzione e dalle persone che esprimono il voto, gli elettori, di cui dobbiamo intercettare i bisogni e rappresentarli. Gli stessi cittadini che devono con noi portare il fardello della responsabilità verso la nazione, esprimendo una scelta che sia garanzia di un governo democratico, stabile, duraturo e competente! Penso che oggi, al di là dei grandi proclami, serva un rappresentante che tutti i giorni vive il territorio, vede e sente i problemi della gente, che vive in prima persona i disagi vissuti dai propri concittadini, disagi comuni a tutti i cittadini campani, che qui ad Ischia vengono amplificati dal vivere su un’isola: disagi nella sanità, nella scuola, nei trasporti, nel lavoro, nei servizi. Se a questo aggiungiamo che tre frazioni di Ischia – le zone alte di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio – dal 21 agosto ad oggi, si sono trasformate in frazioni fantasma, il quadro è completo e certamente efficace per comprendere che c’è tanto da fare e chi c’è al momento – come rappresentante per Ischia, che sia esso isolano o meno – ha da sempre sottovalutato le priorità della gente comune. Ischia, in particolare, è sempre stata terreno di conquista di voti: pochi hanno fatto qualcosa, molti hanno raccattato voti e poi sono spariti nel nulla. Credo che la storia si ripeta ciclicamente: prima casa o seconda casa che sia, Ischia si vive nel “periodo turistico” delle elezioni, poi viene lasciata a se stessa. Non c’è lavoro per i nostri giovani, chi lo ha perso difficilmente riesce a reinserirsi! Il lavoro stagionale non c’è per tutti, non basta e va certamente rivisto e corretto il sistema Naspi. Mancano servizi fondamentali e più si va avanti, più si perdono pezzi, perché il parametro di riferimento nazionale è servizi/numero di abitanti. I nostri cittadini, soprattutto quelli delle fasce deboli, diventano le vere vittime di questa burocrazia indifferente alle esigenze peculiari di una popolazione! Si pensi ai disabili: in assenza di servizi specifici sull’isola o vanno in terraferma, con tutto ciò che comporta spostarsi o vengono naturalmente tagliati fuori da servizi essenziali. La scelta c’è, si dice, ma nei fatti non c’è alcuna alternativa. Siamo ingabbiati in una burocrazia lenta e complessa che non consente, dopo 6 mesi dal sisma, di provvedere alla bonifica e ricostruzione in sicurezza di appena 3 km quadrati di territorio devastato dal terremoto! Non parliamo dei 42 comuni coinvolti nel centro Italia, ma di soli 3 Km quadrati! Contributi considerevoli spesi per mettere steccati a fabbricati pericolanti potevano essere spesi per abbattere quello che non si tiene in piedi e rimuovere le macerie! Legacci e legacciuoli assurdi mortificano ulteriormente una popolazione già duramente colpita, senza casa e lavoro ed anche, per alcuni, esclusa dal CAS.

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Un quadro avvilente, insomma.  

E’ un quadro avvilente e bisogna intervenire con azioni mirate che, in uno al riconoscimento di zona disagiata, possano garantire interventi veloci, risolutivi e durevoli. Chi viene ad Ischia deve sentirsi al sicuro, come quando si va in Giappone. Se tanto mi dà tanto, dovrebbero essere isole deserte! Invece il rispetto delle norme antisismiche nelle costruzioni giapponesi garantisce sicurezza e vivibilità, pur in presenza di continui movimenti tellurici di forte intensità. Bisogna dare un nuovo impulso al territorio per garantire nuove e diversificate possibilità di crescita, utilizzando tutto quello che c’è a disposizione: fondi regionali, fondi europei! Insomma, c’è bisogno di sostenere le persone, le famiglie, le comunità. E’ ciò che mi riprometto di fare ed è da quello che vogliamo partire con il nostro programma politico: dal sostegno alla famiglia che è il nucleo centrale per ri-creare la comunità e fare rete. Poi Ischia ha bisogno, come tutte le piccole isole, di una cornice normativa che tenga conto delle peculiarità insulari e del disagio correlato. Il mio contributo in questo senso l’ho già dato, ma non bastano le delibere dei Comuni o un protocollo regionale! Serve una proposta di legge seria per le piccole isole e serve chi,in Parlamento, ne segua il percorso.

Cosa propone a tal proposito ai suoi elettori?

Certamente vanno considerate molte variabili che incidono negativamente quando si vive su un’isola. La difficoltà a reperire professionisti, ad esempio. Uno tra tutti in sanità: medici, infermieri e operatori di supporto vivono l’isola come una sorta di confino da cui fuggire il prima possibile. E’ necessario modificare il sistema di reclutamento, a cominciare dalla formazione universitaria. Va proposto, per chi proviene dalle piccole isole, una riserva di posti in università come per i cittadini comunitari, per i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e delle professioni sanitarie. Se non si formano isolani non risolveremo il problema delle carenze in organico.Ed anche nei concorsi la residenza storica su un’isola minore deve essere inserita tra i criteri di precedenza per le strutture isolane. La stessa cosa, dicasi per la scuola: precedenza agli isolani nelle graduatorie per l’assegnazione ad istituti scolastici insistenti sulle piccole isole e doppio punteggio per i servizi svolti per chi non è residente. Questi sono spunti, ma la composizione della legge in deroga per le isole minori deve riguardare tutti gli aspetti più salienti: sanità, scuola, lavoro, trasporti, servizi. Sono certa che in Parlamento si troverà un’ampia convergenza considerando che tale problema coinvolge almeno 5 regioni: Toscana, Campania, Calabria, Puglia eSicilia.

Si legge nel suo curriculum che è rappresentante nazionale degli infermieri dirigenti. Cosa intende fare per la professione infermieristica?

L’aspetto professionale è un altro tema a me caro: in questi ultimi anni le professioni sanitarie hanno vissuto un periodo di crisi profonda dovuta in parte all’enorme deficit sanitario a cui abbiamo dovuto far fronte con una complessa ed articolata azione di risanamento, potendo contare su sempre meno risorse e professionisti in servizio, ma avendo il dovere e l’obbligo morale di garantire livelli adeguati di assistenza. A ciò si aggiunge il mancato riconoscimento della professionalità specifica sia dal punto di vista salariale che da parte delle organizzazioni sanitarie. Con il Ministro Lorenzin abbiamo appena tagliato un traguardo, quello della costituzione degli Ordini professionali, dopo appena12 anni dalla pubblicazione della legge 43/06! Il rinnovo contrattuale, invece, ha lasciato molti di noi delusi: ma quelle erano le risorse a disposizione al momento! Comunque sia, molto deve essere ancora fatto per dare dignità ad una professione che quotidianamente fa sacrifici enormi per assistere al meglio i nostri pazienti! Bisogna certamente migliorare il contratto, e questo è indiscutibile, bisogna garantire la reale attuazione della Legge 251 del 2000 sulla dirigenza infermieristica e delle professioni sanitarie, in particolare al centro sud, bisogna riconoscere le competenze specialistiche degli infermieri – altrimenti non ci è dato di capire a che pro questi ultimi continuino ad affrontare articolati e complessi percorsi formativi post laurea se poi nulla cambia dal punto di vista contrattuale e nella organizzazione del servizio sanitario, pubblico e privato. Sono certa, pertanto, che avere un rappresentante della professione in Parlamento possa essere uno sprone per ottenere le riforme auspicate affinchè non restino ferme al palo per un ulteriore decennio.

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