di Isabella Puca
Forio . Era il 12 settembre del 2013, Giorgio Albertazzi era ospite de “Il contastorie” la Rassegna culturale promossa dall’Associazione Terra di Franco Iacono. Capelli bianchi, pochi, un ascot in seta a pois, elegantissimo nella sua camicia bianca con giacca blu a raccontare di quel rapporto tra lui e Luchino Visconti nel giardino di quella che fu la sua dimora estiva. Albertazzi giunse a Ischia l’ultima volta nel 2013, ludico nelle sue novanta primavere, ma limpido nei ricordi. «La memoria è vita». Fu questa la frase con cui aprì il discorso inaugurale del festival culturale de Il Contastorie al tramonto della Colombaia raccontando gli aneddoti della sua amicizia con Luchino Visconti. Sul tavolo, un cappello e un bastone, oggetti di scena per quella vita che fu e che continua a essere uno spettacolo. «Ci presentò Franco Zeffirelli a Firenze durante le riprese di “Le ragazze di San Frediano”» – raccontò al suo pubblico; in tanti accorsero ad ascoltarlo in quel giardino a pochi passi da dove sono conservate le sue ceneri. «Siamo stati amici, avevamo un rapporto bellissimo. Ricordo quella volta che ascoltammo la Traviata dalle tre di pomeriggio alle due di notte, interruppe la musica solo un paio di volte, per sapere se volevo del the. Era di una bellezza conclamata, aveva un fascino straordinario, quel distacco dell’aristocratico di razza». Fortunati quelli che lo videro, in quell’occasione recitare con l’intensità che da sempre lo contraddistingue, alcuni versi di D’Annunzio. D’un tratto gli capitò di perdere il segno e fu il pubblico attento e affezionato, ad aiutare a ritrovarlo. «Ischia – disse rivolto alla nostra isola – è una pietra di memorie in mezzo al mare e la gente viene qui da ogni parte del mondo per ammirare l’ arte viscontiana e molto altro. Ischia è grande e piccola allo stesso tempo, è come una portaerei: per fortuna porta cultura, ricordi e gente interessante e vivace. Questa è l’Italia, dopotutto. Ricordare Visconti significa anzitutto ricordare un periodo che continua a vivere ancora oggi. La cultura si mangia, a differenza di quanto sostiene qualcuno. La cultura costa molto, la non-cultura ancora di più, l’ignoranza costa una cifra enorme». Forte era per l’attore il legame con l’isola che lui conobbe proprio grazie all’amicizia con Luchino Visconti; mai sentì la dimensione isolana, la sensazione che lo accompagnò fu sempre quella di una terraferma dove però “si stava più freschi”. Nel 2005 tenne una lectio Dantis a Serrara, nel 2006 fu in scena con lo spettacolo “Shakespeare in jazz” a Villa Arbusto insieme a Luisa Corna e poi ancora nel 2012 per la manifestazione “ Villa arbusto: un’isola nel mediterraneo tra musica e teatro”. Nel 2013, sempre per il Contastorie, andò in scena al Palazzo Comunale Bellavista a Casamicciola uno spettacolo dal titolo “Io e Ischia”. Lo scorso 28 maggio del 2016 nella tenuta della famiglia in Maremma Albertazzi, l’imperatore del teatro, ha lasciato la vita terrena e anche l’isola ha dedicato a lui un sommesso ricordo. La sua fu la prima firma lasciata su una petizione organizzata da Franco Iacono e indirizzata al presidente della Repubblica, per salvare la Colombaia dal degrado e destinarla come luogo di cultura per sempre. Peccato che tre anni dopo, tutto sia rimasto così e che gli ischitani non siano riusciti a realizzare quell’ultimo desiderio di un affezionato dell’isola che ha calcato i più importanti teatri di sempre.