Quando il maestro Alberto Manzi scriveva ai suoi alunni al termine dell’anno di quinta elementare

“Ora dobbiamo salutarci. Io devo salutarvi. Spero che abbiate capito quello che ho sempre cercato di farvi comprendere: non rinunciate mai, e per nessun motivo, sotto qualsiasi pressione, ad essere voi stessi”

Il maestro Alberto Manzi originario di Casamicciola e diretto discendente del famoso luigi Manzi inventore della Sambuca nell’1860,   insegnò a leggere a tanti analfabeti ischitani e italiani, attraverso la televisione con la sua trasmissione  “Non è mai troppo tardi” e non smise mai di essere un maestro.

Ogni anno,alla fine della quinta elementare consegnava ai suoi studenti, come forma di saluto e accompagnamento, questa lettera che sintetizza egregiamente la sua relazione educativa, la sua pedagogia e i valori educativi che riteneva fondamentali. Lo imitò qualche collega del Marconi, il maestro Alparone del quale però non c’è nessuna traccia delle sue lettere che sicuramente saranno andate perdute. Anche il prof. Conte gentile e raffinato maestro faceva la medesima cosa. Ma ecco una delle storiche lettere che il maestro Alberto Manzi da Casamicciola al termine dell’anno scolastico della quinta elementare scriveva ai suoi alunni.

Cari ragazzi di V°,

abbiamo camminato insieme per 5 anni. Per 5anni abbiamo cercato, insieme, di godere la vita; e per goderla abbiamo cercato di conoscerla, di scoprirne alcuni segreti. Abbiamo cercato di capire questo nostro magnifico e stranissimo mondo non solo vedendone i lati migliori, ma infilando le dita nelle sue piaghe, infilandole fino in fondo perché volevamo capire se era possibile fare qualcosa, insieme, per sanare le piaghe e rendere il mondo migliore. Abbiamo cercato di vivere insieme nel modo più felice possibile. È vero che non sempre è stato così, ma ci abbiamo messo tutta la nostra buona volontà. E in fondo in fondo siamo stati felici. Abbiamo vissuto insieme 5 anni sereni (anche quando borbottavamo) e per 5 anni ci siamo sentiti sangue dello stesso sangue. Ora dobbiamo salutarci. Io devo salutarvi. Spero che abbiate capito quello che ho sempre cercato di farvi comprendere: non rinunciate mai, e per nessun motivo, sotto qualsiasi pressione, ad essere voi stessi. Siate sempre padroni del vostro senso critico, e niente potrà farvi sottomettere. Vi auguro che nessuno mai possa plagiarvi o “addomesticare” come vorrebbe. Ora le nostre strade si dividono. Io riprendo il mio consueto viottolo pieno di gioie e di tante mortificazioni, di parole e di identico e che non lo è mai. Voi proseguite, la vostra strada è ampia, immensa, luminosa. È vero che mi dispiace non essere con voi, brontolando, bestemmiando, imprecando; ma solo perché vorrei essere al vostro fianco per darvi una mano al momento necessario. D’altra parte voi non ne avete bisogno. Siete capaci di camminare da soli a testa alta, perché nessuno di voi è incapace di farlo. Ricordatevi che mai nessuno potrà bloccarvi se voi non lo volete. Perciò avanti serenamente, allegramente, con quel macinino delvostro cervello sempre in funzione; con l’affetto verso tutte le cose e gli animali e le genti che è già in voi e che deve sempre rimanere in voi, con onestà, onestà, onestà, onestà, e ancora onestà, perché questa è la cosa che manca oggi nel mondo, è a voi dovete ridarla; e intelligenza, e ancora intelligenza, e sempre intelligenza, il che significa prepararsi, il che significa riuscire ad amare e… amore, amore. Se vi posso dare un comando, eccolo: questo io voglio. Realizzate tutto ciò, e io sarò sempre in voi, con voi. E ricordatevi: io rimango qui, al solito posto. Ma se qualcuno, cammino insieme, perché voi siete parte di me ed io di voi. Ciao. (Alberto Manzi).

michelelubrano@yahoo.it

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