Progettare giardini e imparare ad amarli: alla Mortella lezioni green di fine estate
Una full immersion nella stupefacente biodiversità del celebre parco, guidati dall’architetto paesaggista Maurizio Usai. Una nuova esperienza accademica con l’obiettivo di diffondere la cultura del verde e intercettare un target turistico sempre più consapevole ed attento al bello.
Luce, acqua, terreno, ambiente. I capricci del clima e la sfida delle stagioni, le buone cure e la pianta giusta nel posto giusto. Progettare un giardino su misura non è facilissimo: le variabili sono tante, le aspettative pure e spesso la passione non basta. Se fino a pochi anni fa, nella progettazione della casa, era prevista un’ampia area dedicata al verde, oggi gli spazi si sono notevolmente ridotti, quindi bisogna sfruttare al massimo i pochi metri quadri a disposizione per realizzare un angolo di relax, natura e armonia.
Si è concluso domenica scorsa il primo ed attesissimo weekend residenziale di giardinaggio promosso dalla Fondazione Walton, che ai Giardini La Mortella di Forio, ha accolto 10 partecipanti che per tre giorni hanno seguito le lezioni dell’architetto paesaggista Maurizio Usai. C’è un arboricoltore che vuole aggiornare le proprie conoscenze, un gruppo di amiche col pollice verde che desiderano mettere in pratica il loro amore per il verde, c’è l’ischitana Mafalda che, da giovane architetto paesaggista, vede in questo corso un’opportunità di arricchimento umano e professionale. «A Ischia ci sarebbero anche interessanti possibilità di sbocchi lavorativi», ci dice. «Anche nel settore pubblico, dove purtroppo le amministrazioni non dimostrano di essere al passo coi tempi. Le sfide ambientali sono cruciali per il nostro tempo, per una seria riqualificazione del territorio e per il futuro, anche professionale, della nostra generazione».
Il corso ha previsto una full-immersion nella stupefacente biodiversità della Mortella. Per restituire una visione completa di quello che è un corretto approccio al giardino in ambito mediterraneo, partendo dalle basi riguardanti il clima, i paesaggi, i suoli, per affrontare poi temi più specifici che hanno consentito ai partecipanti di organizzare meglio e gestire adeguatamente il proprio giardino o terrazzo. Una nuova esperienza accademica che si pone l’obiettivo di diffondere la cultura del verde e al tempo stesso di intercettare per Ischia un target turistico sempre più consapevole ed attento al bello. Ampio spazio è stato dedicato all’approfondimento nella conoscenza delle diverse tipologie di piante e materiali, così come alla loro coltivazione e anche al modo in cui comporle per creare insiemi armonici e facili da mantenere. Momenti teorici e lezioni dimostrative sul campo in cui ciascuno ha potuto saggiare le proprie abilità o dimostrare estro e fantasia. Che, al contrario di quanto si crede, vanno decisamente tenuti a bada. «Nella ricerca di una sintesi felice tra spazio, creatività e committenza, la parte creativa viene per ultima», avverte Maurizio Usai. «Per un architetto paesaggista, infatti, cosa peggiore è il classico foglio bianco: una committenza che non mostra particolari interessi o personalità. Più il terreno presenta caratteristiche stringenti, più l’aspetto creativo viene stimolato. Molti pensano che esprimere la creatività equivalga a dare libero sfogo alle proprie fantasie o velleità. O, per alcuni progettisti, apporre una firma. Non è così. Un giardino è particolarmente riuscito quando sembra che stia lì da sempre, quando perfino il proprietario non si ricorda cosa c’era prima.» Gli errori in agguato sono tanti. «Quello più comune è non valutarne con attenzione i livelli di manutenzione. Esistono giardini che sono molto semplici da mantenere, altri invece che necessitano una manutenzione specializzata. Se non posso assicurarla, ho sbagliato dal principio.»
Nato a Cagliari nel 1979, Maurizio Usai è sempre stato affascinato dal mondo naturale. Dopo la laurea in Ingegneria Edile ed Architettura presso la sua città, ha continuato in proprio gli studi sulle tecniche di coltivazione, l’arte del giardino, il carattere dei paesaggi. Divulgatore a tutto tondo, affianca l’attività progettuale a quella formativa tramite articoli, conferenze, seminari, in Italia ed all’estero. Oggi è socio dell’Associazione Maestri di Giardino e nel direttivo della Fondazione Rose del Patrimonio Internazionale.
Per la sesta volta a Ischia, gli abbiamo chiesto una valutazione complessiva sul paesaggio isolano. Quali sono i margini di recupero di un ambiente (e di una bellezza) su cui è intervenuto così pesantemente il cemento? «Naturalmente non è un problema che riguarda solo Ischia», osserva l’esperto. «Ma direi molte aree del sud Italia e anche nel nord. Il paesaggismo ha delle potenzialità che aiutano a mitigare le opere preesistenti. Non solo da un punto di vista visivo, quindi mascherare o ammorbidire la presenza del costruito, ma ovviando a tutta una serie di problemi secondari: l’impermeabilizzazione dei terreni, gli accumuli di acqua, il consumo di suolo. Recuperare al verde è spesso possibile. La mitigazione è una forma di recupero. Posto che non è proprio semplicissimo demolire o abbattere ciò che sarebbe da demolire e abbattere, oggi abbiamo la possibilità di sfruttare il verde sia livello urbano, pubblico, che a livello privato. Ognuno di noi può contribuire con piccolo tassello a formare un quadro più ampio che poi diventa sostanziale»
«Serve una tecnica, certo, ma anche una capacità di osservazione molto elevata. Vorrei che le persone che hanno frequentato questo corso, o che ne frequenteranno altri in futuro, avessero acquisito soprattutto una spiccata capacità di osservazione. È vero che è un posto come la Mortella possiede una grandiosità e una profusione di risorse che nessuno di noi ha, ma questi giardini sono l’esempio di come, sfruttando le conoscenze e applicandole con impegno e passione, si può radicalmente cambiare e manipolare una situazione in partenza drammatica. E realizzare, ad esempio, una foresta pluviale su una colata di lava riarsa.»
La stagione più difficile? L’estate. «Da un punto di vista fisiologico, le piante mediterranee tenderebbero ad andare a riposo», spiega Usai. «E’ la dormienza estiva, necessaria per ricominciare il proprio ciclo con le prime piogge autunnali. Invece noi le stressiamo, anche perché leghiamo la frequentazione del giardino nei mesi estivi, quando potremmo averne di fioritissimi durante tutto l’anno. Senza contare che il clima mite favorisce la frequentazione con temperature senza dubbio più accettabili rispetto ai 40° estivi». Cosa non dovrebbe mai mancare in un giardino dell’isola d’Ischia? «L’opportunità di cogliere le grandissime potenzialità di questo luogo. Il terreno è fantastico, il microclima pure, avete cose che dalle altre parti non possono nemmeno sognarsi. Ischia offre un notevole margine di libertà, quindi se c’è una cosa a cui non rinuncerei mai è la libertà di sperimentare.»
«Attraverso questi workshop – afferma Alessandra Vinciguerra, presidente Fondazione Walton – vorremmo diffondere un certo modo di approcciarsi al giardino. Sviluppare cultura e sensibilità per l’ambiente. In maniera attenta, oculata, per un ambiente di bellezza e armonia che ci vuole per tutti. In questi anni abbiamo avuto tantissime richieste: spiegateci come fare, ci chiedono. Come riuscite a mantenere un giardino così vitale in stagioni anche difficili. Per ora abbiamo trovato questa formula, magari in futuro si articolerà in modo diverso, in funzione della preparazione o richieste dei partecipanti. Ci piacerebbe organizzare qualcosa per architetti, tecnici comunali, giardinieri che si occupano del verde pubblico. Mi piacerebbe che fare giardinaggio non fosse più considerato un’attività secondaria, ma trainante per la vita dell’isola.» Anche se il modello Mortella è irraggiungibile? «Certo. Girando per l’isola è possibile ammirare molteplici esempi virtuosi. Case con cortiletti deliziosi, piccoli giardini che rappresentano esempi fantastici di persone che hanno realizzato spazi bellissimi con il verde. Ognuno di noi può farlo: se questo messaggio passasse, l’isola ne guadagnerebbe moltissimo. In questo momento sono molto preoccupata per i pini» confessa la Vinciguerra. «I parassiti sono una presenza sinistra che incombe sul nostro patrimonio arboreo, ma non mi pare che le amministrazioni stiano mettendo in campo degli interventi importanti. Analogo discorso per gli incendi. Ci vuole più monitoraggio, attenzione, aiuto a coloro che sono tenuti a combattere contro questo crimine verso la natura. Noi siamo a disposizione. Suggerimenti, linee guida, collaborazioni. Mi piacerebbe incontrarli, organizzare una riunione tra amministratori, tecnici e i più grandi luminari della cura del verde. Verranno? Chissà.»
Un bilancio di fine stagione o quasi? «Positivo. Tenga presente, però, che i piani su cui opera la Mortella sono diversi. Le nostre iniziative musicali hanno ormai un pubblico fedele che risponde in maniera sempre soddisfacente. Non dimentichiamo, però, che siamo soprattutto un giardino. Dipendiamo dalle bizze climatiche e questo è stato un anno molto difficile. La temperatura estiva è stata altissima, affatto mitigata da pioggia e umidità. Un’anomalia climatica che fa soffrire il giardino, ma tutta l’isola. L’aria secca rende gli insetti più aggressivi verso le piante, portando a uno squilibrio ecologico complessivo che ci preoccupa molto».