Procida dice no all’autonomia differenziata
Per i consiglieri dell’isola di Graziella (ad eccezione di Menico Scala) il modello di regionalismo proposto non è assolutamente sostenibile: la votazione nel corso dell’ultima seduta di consiglio comunale
Nel corso del Consiglio Comunale tenutosi lo scorso 28 Luglio, su proposta del gruppo di maggioranza “La Procida che Vorrei”,è stata approvata in maniera trasversale, con voto contrario del consigliere Menico Scala, una mozione, che di seguito riportiamo, sull’Autonomia Differenziata (AD) ex art. 116, c.3 della Costituzione, argomento che tiene impegnata la politica nazionale e non solo. Dopo una lunga e articolata premessa gli esponenti del civico consesso hanno dapprima valutato quanto segue:
a) Il DDL in questione non promuove l’interesse nazionale, poiché incoraggia la frammentazione dellecompetenze e dei divari economico-sociali. Le manovre politiche del Governo dovrebbero mirare a ridurre idivari intestini, anziché ampliarli, soprattutto in questa fase di grande trasformazione del panoramaeuropeo e internazionale.
b) Esiste una relazione e interdipendenza tra tutte le Regioni e i territori italiani, tali per cui il Paese cresce o arretra insieme. Il riordino istituzionale di cui ha bisogno il Paese riguarda soprattutto le
autonomie locali, che necessitano di rafforzarsi e di instaurare un dialogo e una relazione forte e stabile conle Regioni di riferimento. I compiti previsti sono di straordinario rilievo e richiedono, per questo, unimpegno condiviso e solidale.
c) Ogni autonomia differenziata comporta sottrazioni di ingenti risorse finanziarie alla collettività
nazionale e la disarticolazione di servizi di infrastrutture logistiche, (porti, aeroporti, strade di grandecomunicazione, reti di distribuzione dell’energia, eccetera), che per loro natura non possono che avere unastruttura unitaria. Ma nemmeno la Regione che ottiene l’autonomia se ne avvantaggia: sia perché il Sud è ilmercato essenziale per il Nord, sia perché nelle stesse regioni “ricche” le condizioni interne tra le varierealtà territoriali non sono omogenee e quelle più svantaggiate difficilmente riceverebbero compensazioniche, nell’ottica dell’efficienza, andrebbero, invece, alle parti già più agiate e meglio organizzate.
d) Molte Regioni e moltissimi Sindaci, sia del Nord che del Sud, hanno manifestato contrarietà alle
richieste previste dall’articolo 116 della Costituzione, ritenendo che se questa scelta di devoluzione sirealizzasse, sarebbe a rischio l’unità giuridica ed economica della Repubblica (artt. 2, 3 e 5 della
Costituzione), con enormi complicazioni nel governo delle singole materie, in danno dell’eguaglianza deicittadini, delle imprese e delle pubbliche amministrazioni locali e nazionali.
Poi sempre i consiglieri tengono conto ancora:
1. Della nota dell’ANCI Nazionale sul disegno di legge sull’Autonomia Differenziata, allegata al
presente atto e che forma parte integrante del deliberato, nella quale sono evidenziate le diverse criticitàemerse dall’analisi del testo approvato e vengono proposti emendamenti significativi.
2. Dei contenuti del documento sull’Autonomia Differenziata che ANCI Campania, che, nel corso delsuo direttivo Regionale, ha approvato all’unanimità, allegato al presente atto e che forma parte integrantedel deliberato.
3. Di quanto analogamente deliberato dalla Città Metropolitana di Napoli con la Mozione di indirizzo“Valutazione negativa del disegno di legge sull’Autonomia Differenziata” discusso ed approvatoall’unanimità nella seduta consiliare del 13/2/2023.
4. Degli esiti della manifestazione di mobilitazione regionale della Campania svoltasi il 17 marzo 2023,promossa dall’Associazione dei Sindaci del Recovery Sud, nel corso della quale con fermezza è statoespresso il NO all’Autonomia Regionale Differenziata.
Al termine il civico consesso procidano tira così le somme: “ Ritenenbbdo che il modello di regionalismo proposto non sia assolutamente sostenibile, impegna il Sindaco e la Giunta Comunale a chiedere al Governo ed al Parlamento il RITIRO del Disegno di Leggecontenente “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statutoordinario”; • In conseguenza, al fine di permettere un approfondito e indispensabile dibattito pubblico nel Paese su scelte che possano determinare importanti conseguenze istituzionali, economiche e sociali, auspica chein futuro vengano preliminarmente coinvolti in tale dibattito sindacati, associazionismo, studiosi,autonomie locali e soprattutto il Parlamento al quale va riservato un ruolo centrale anche nella valutazionedi merito di eventuali intese. In particolare confida che i Sindaci delle Città Metropolitane siano ammessi alTavolo Istituzionale Stato-Regioni per la piena partecipazione dei Comuni, sia al processo formativo dellaLegge sia al procedimento amministrativo per la definizione delle intese.• Chiede che vengano obbligatoriamente definiti, prima di eventuali intese con singole Regioni, LEP,costi e fabbisogni standard e fondi perequativi, senza i quali non è possibile stabilire le risorse necessarie afinanziarie le prestazioni sulla base del principio di uguaglianza.
• Chiede che l’eventuale processo di devoluzione di cui all’art. 116, c. 3 della Costituzione avvenga nelrispetto del principio di sussidiarietà e non si traduca in un accentramento regionale in danno delleautonomie locali. • Trasmette il presente atto: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA;
AI PRESIDENTI DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI;
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI e, per opportuna conoscenza, all’ANCI Nazionale ed all’ANCI Campania”.